A Milano il problema delle case comincia a diventare davvero preoccupante anche in considerazione del caro affitti e di come sta cambiando la città…
Milano non è una città facile. Anzi, sta diventando sempre più difficile anche in considerazione dei costi, i più alti in assoluto in Italia. Vivere a Milano, a cominciare dal primo bene necessario, la casa, sta davvero diventando un lusso.
Il mercato delle compravendite è in questo momento molto statico, e si basa solo su immobili di persone e famiglia in fortissima crisi economica. Le proposte all’asta non sono mai state così numerose in tutta la provincia di Milano, ma anche a Monza. Ma i tassi di interesse stanno allontanando i piccoli risparmiatori e chi di una casa avrebbe davvero bisogno.
Per quanto riguarda gli affitti la questione è ancora più drammatica. Un mercato estremamente dinamico, anche in considerazione del gran numero di lavoratori e studenti in trasferta, pronti a pagare una piccola fortuna – anche fino a 600 euro al mese più le spese – per una stanzetta in condivisione.
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Affari d’oro per i latifondisti del mercato immobiliare che propongono interi complessi residenziali destinati a studenti e trasfertisti con costi considerevoli e in continuo e costante aumento ormai da anni.
Quest’anno l’evoluzione ha portato a un ulteriore e considerevole incremento dei costi. Ai quali si aggiungono i costi di gestione: tasse, consumi, energia e trasporti. Uno studente a Milano costa non meno di 1500 euro al mese. Retta esclusa. Poche le famiglie che possono permettersi costi del genere. Tant’è che il boom ora riguarda soprattutto gli studenti stranieri.
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La questione è stata sollevata anche da numerose proteste culminate lo scorso anno con alcuni sit-in davanti a Università e provveditorato: studenti in tenda che lamentavano i costi eccessivi e una mancanza coerente di rispetto nel diritto allo studio.
In tutto questo ci sono poi i cosiddetti casi limite, con intere aree che, come spesso è accaduto a Milano, sono soggette a vere e proprie speculazioni in considerazione di una riconfigurazione urbana che di una città in costante evoluzione. Interi quartieri a Milano hanno cambiato volto destinazione. E zone che anni fa erano agricole sono diventate residenziali, mentre altre che erano estremamente popolari sono diventate di interesse per famiglie del ceto medio se non addirittura quartieri di un certo lusso.
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Interi quartieri hanno beneficiato di scelte urbanistiche che hanno completamente stravolto lo skyline milanese. E non si parla solo dei quartieri ricchissimi e inavvicinabili, come il Bosco Verticale che in pochi anni ha completamente riscritto la storia di una zona popolarissima come quella di Porta Garibaldi e delle vecchie Varesine, il Luna Park storico famosissimo negli anni ‘70.
Il caso più clamoroso di questi ultimi giorni riguarda tutta la zona tra Giambellino e Lorenteggio oggetto di un massiccio intervento che porterà la metropolitana con le nuove linee. Alle proteste legate a traffico e cantieri in movimento, che hanno paralizzato il traffico e stravolto la mobilità dei trasporti urbani, è seguita in questi giorni la protesta di un gran numero di abitanti che vivono qui in affitto.
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Inevitabilmente i nuovi servizi sono diventati una chiave decisiva per il mercato degli affitti. Che sono tutti tendenti al rialzo. I piccoli proprietari stanno puntando con decisione a interrompere i canoni attualmente in corso per rivedere il proprio contratto. Stessa cosa che hanno già cominciato a fare società che di appartamenti in zona ne possiedono molti.
La protesta in queste ultime ore è esplosa al Giambellino di Milano, dove oltre mille famiglie rischiano di perdere le loro abitazioni a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti. L’immobiliare San Carlo Trieste, proprietaria di 37 edifici costruiti negli anni ’50 tra piazza Frattini e via D’Alviano, ha infatti deciso di aumentare i canoni fino al 30%, mettendo in crisi un gran numero di inquilini che già faticano a mantenersi.
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Un mercato significativo: oltre 1.600 alloggi, di cui circa 200 vengono affittati con contratti di breve durata, destinati soprattutto a studenti e trasfertisti che hanno mosso i sindacati degli inquilini.
Il sindacato Sicet, Sindacato italiano case e territorio di Milano, ha denunciato che la San Carlo Trieste sta inviando raccomandate agli affittuari in cui propone aumenti insostenibili, accompagnati dalla minaccia di sfratti per chi rifiuta le nuove condizioni.
Questa escalation ha gettato nel panico molte delle famiglie coinvolte, costrette a considerare un futuro incerto. Gli abitanti, per lo più lavoratori con redditi medio-bassi e anziani, vivono in questi appartamenti da anni grazie a un accordo raggiunto nel 2018, che aveva stabilito canoni concordati per circa 1.000 contratti.
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Tuttavia, nelle ultime settimane, la proprietà ha scelto di interrompere le trattative con il comitato degli inquilini e il sindacato, nonostante la disponibilità di quest’ultimo ad accettare aumenti che fossero ragionevoli e sostenibili. Un aumento commisurato non solo al costo della vita, ma anche all’adeguamento di stipendi e pensioni che in Italia non rispetta il ritmo di crescita dei mercati da almeno trent’anni.
La situazione sembra essere legata alla recente apertura della nuova linea della metropolitana M4, che ha reso il quartiere più attraente per gli investimenti immobiliari. Elisa Scarano, presidente del consiglio del Municipio 6, e Carlo Monguzzi, consigliere di Europa Verde del comune di Milano, hanno sollevato la questione in una nota congiunta, collegando l’aumento dei prezzi degli affitti all’inaugurazione della stazione della metro in Piazza Frattini dove da qualche giorno i cantieri sono stati finalmente rimosso dopo lunghi mesi di disagi…
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“Con la ripresa del traffico in Piazza Frattini, dove sorgerà la nuova fermata della metropolitana, vogliamo attirare l’attenzione su un grave problema sociale che sta affliggendo questa zona e la città di Milano” spiega Elisa Scarano.
“Si tratta di aumenti non solo ingiustificati in questi termini, ma di fatto insostenibili – dice Monguzzi – così come non è accettabile il clima di intimidazione con la minaccia di sfratti che mettono in grave pericolo la stabilità di chi, da decenni, considera questi spazi come casa propria”.
Scarano e Monguzzi hanno inoltre lanciato un appello affinché la nuova metropolitana M4 non diventi un fattore di esclusione sociale: “Ribadiamo che la nuova metropolitana non deve diventare uno strumento esclusivo, perché rischia di allontanare i ‘vecchi cittadini’, creando ulteriori divisioni e tensioni tra i residenti” hanno affermato di due rappresentanti.
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La vicenda sta attirando l’attenzione di molti a Milano, sollevando una questione cruciale: chi ha diritto di vivere in una città che cambia e si sviluppa? Il rischio è che la risposta arrivi solo quando sarà troppo tardi per queste mille famiglie, costrette a lasciare il quartiere che hanno sempre considerato casa.
Mentre le trattative sono ferme, resta da vedere se ci sarà spazio per un compromesso che eviti lo sfratto di massa e che permetta una convivenza tra sviluppo urbano e rispetto dei diritti dei cittadini.