Il futuro dello stadio di San Siro che tra un anno e mezzo ospiterà la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi è sempre in forte discussione, anche in relazione alle intenzioni di Inter e Milan
Da una parte una ristrutturazione globale dello stadio di San Siro, un impianto completamente nuovo rispetto a quello costruito originariamente e poi ristrutturato in occasione di Italia ’90.
Dall’altra i progetti di Milan e Inter che le due società stanno portando avanti indipendentemente l’una dall’altra con due location diverse – rispettivamente San Donato e Rozzano – per puntare a un’autonomia e a un impianto totalmente proprio.
Il dibattito sulla ristrutturazione dello stadio San Siro di Milano, che ospita le partite di Inter e Milan, entra in una fase decisiva. Le due squadre stanno valutando un progetto proposto da WeBuild, colosso italiano delle costruzioni, che prevede un rifacimento completo dell’impianto esistente. Tuttavia, le possibilità di costruire nuovi stadi altrove sono ancora sul tavolo.
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Il futuro del Meazza, è al centro di una discussione che sta diventando cruciale e sempre più attuale. Dopo mesi e mesi di discussione una decisione finale è attesa nei prossimi giorni. E a questo proposito una riunione generale tra i due club e gli amministratori di Palazzo Marino, con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è atteso per venerdì.
Mentre i due progetti dei club faticano a trovare concretezza, We Build ha presentato un progetto per una ristrutturazione totale che inizierebbe nel 2025, dopo le Olimpiadi, per concludersi dopo tre anni di lavori.
Progettato dallo studio CMR di Massimo Roj, il nuovo San Siro punta a rinnovare interamente il primo anello dello stadio, inclusi tribune e spazi coperti.
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L’idea è di creare una nuova area adiacente che ospiterà un ristorante, un museo e altre strutture per migliorare l’esperienza dei tifosi e dei visitatori. I lavori di manutenzione interesseranno anche il secondo e il terzo anello, ma con un impatto minore sulla struttura. Potrebbe esserci una leggera riduzione della capienza dello stadio, ma non abbastanza significativa da compromettere l’afflusso dei tifosi.
Come già accaduto per il progetto del 1990 San Siro resterebbe aperto nonostante il cantiere, e in grado di ospitare le partite ufficiali di entrambe le squadre. Un intervento a porzioni, estremamente delicato ma non tale da pregiudicare l’agibilità dell’impianto. Anche perché WeBuild ha posto tra le garanzie di questo progetto il fatto che lo stadio resterà operativo durante i lavori, grazie a un approccio di ristrutturazione distribuito per fasi e settori ben distinti.
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Il costo stimato per questa ristrutturazione si aggira intorno ai 400 milioni di euro, un investimento considerevole che dovrà essere sostenuto interamente dai club. Parte del progetto include l’acquisto dell’intera struttura, garantendo così alle squadre maggiore controllo e gestione degli eventi futuri.
Giuseppe Sala, sindaco di Milano, avrebbe accolto favorevolmente il progetto di ristrutturazione proposto da WeBuild, definendolo “straordinario”: “Il piano ipotizza un programma di lavori di durata complessiva di tre anni con una riduzione della capacità dello stadio assolutamente accettabile durante i lavori – ha dichiarato Sala. Questo significherebbe preservare l’eredità storica e culturale di San Siro, un vero simbolo per i milanesi e per gli amanti del calcio a livello globale. Guardiamo a questo progetto con grande interesse…”
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Inutile sottolineare che il Comune di Milano, per il quale lo stadio rimane un valore immobiliare di grande importanza, sarebbe ben felice di concludere l’operazione con una cessione definitiva dell’impianto, che comporta costi estremamente significativi in termini di gestione e manutenzione.
Tutta da verificare invece la gestione dello stadio da parte delle due società. Una scelta del tutto in controtendenza rispetto a quella che succede in altre città e su stadi di uguale importanza che di solito sono gestiti autonomamente da un singolo club. Basti pensare all’ultimo esempio, il più clamoroso, quello dello stadio Olimpico di Londra assegnato al West Ham.
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L’idea per altro potrebbe essere quella di proseguire l’esperienza del consorzio San Siro che negli ultimi anni ha creato diverse iniziative interessanti all’interno dello stadio, sia di carattere esperienziale che culturale. Ma si tratta di un’opzione tutta da verificare e modulare.
Nonostante l’entusiasmo attorno al progetto di ristrutturazione, sia Inter che Milan mantengono ancora aperta l’opzione di costruire nuovi stadi in altre zone della città. Il Milan, ad esempio, ha mostrato interesse per un nuovo stadio a San Donato Milanese, mentre l’Inter sta valutando un’opzione simile a Rozzano. Tuttavia le due società hanno deciso di scambiarsi informazioni e ipotesi di costo nel tentativo di valutare tutte le alternative disponibili.
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Secondo le ultime informazioni riportate da fonti vicine ai club, il Milan sembra propenso a portare avanti il progetto di San Donato, mantenendo aperta la possibilità di restare a San Siro solo come opzione finale. D’altra parte, l’Inter, recentemente acquisita dal fondo Oaktree, ha iniziato a esplorare l’ipotesi di condivisione dello stadio con il Milan a San Donato, in un’ottica di sinergia e sostenibilità economica.
L’ipotesi di costruire due stadi separati per Inter e Milan, che sembrava una possibilità concreta fino a pochi mesi fa, oggi appare più lontana. I costi elevati e la necessità di condivisione delle risorse rendono poco realistico lo scenario del doppio stadio. Tuttavia, la decisione finale dipenderà in gran parte dalla sostenibilità economica del progetto di WeBuild e dall’esito delle trattative con il Comune di Milano.
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Da considerare anche il fatto che sia l’Inter che il Milan sono in un momento di transizione molto bloccante dal punto di visto economico e finanziario. Oaktree che ha assunto il controllo del pacchetto azionario del club interessa solo vendere e realizzare. Investire in un progetto così complesso non sembra essere una delle opzioni considerate dal fondo americano.
C’è anche un problema di carattere logistico e pubblico. Dividere la tifoseria milanese in due impianti distinti potrebbe avere conseguenze negative sia dal punto di vista economico che sportivo.
Quella di venerdì 13 settembre, sarà una data decisiva per il futuro dello Stadio San Siro. Inter e Milan incontreranno nuovamente il sindaco Sala a Palazzo Marino per discutere i dettagli finali e, possibilmente, prendere una decisione definitiva. È in questa sede che si capirà se le due società saranno disposte a impegnarsi nel progetto di ristrutturazione di San Siro o se preferiranno investire nella costruzione di nuovi stadi.
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Nel frattempo, i tifosi delle due squadre restano in attesa, sperando che qualsiasi decisione venga presa sarà nel migliore interesse del club e della città di Milano. La storia e il legame affettivo che lega San Siro ai tifosi rendono la questione particolarmente delicata e complessa.
San Siro non sarebbe il primo stadio in Europa a essere sottoposto a un radicale processo di ristrutturazione. Negli ultimi anni, molte altre città europee hanno intrapreso progetti simili per ammodernare le loro arene sportive iconiche. Un esempio notevole è il Santiago Bernabéu di Madrid, che è stato recentemente rinnovato per oltre 500 milioni di euro. Anche il Camp Nou di Barcellona è in fase di ristrutturazione, con un progetto da 900 milioni di euro che dovrebbe essere completato entro il 2026.
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In entrambi i casi, le ristrutturazioni mirano a migliorare l’esperienza dei tifosi, rendere gli stadi più sostenibili e incrementare le entrate grazie a nuove strutture commerciali come ristoranti, negozi e spazi per eventi. San Siro, con il suo progetto di ristrutturazione, punta a inserirsi in questa tendenza, offrendo un impianto moderno ma radicato nella sua storicità.
Un investimento di 400 milioni di euro non è solo una questione di rifacimento strutturale, ma rappresenta anche un’opportunità economica per Milano. Un nuovo San Siro potrebbe diventare un polo di attrazione non solo per i tifosi, ma anche per turisti e appassionati di sport da tutto il mondo. La presenza di nuove strutture come ristoranti, musei e aree commerciali potrebbe stimolare l’economia locale e creare nuovi posti di lavoro.
Allo stesso tempo, la sostenibilità economica e ambientale del progetto sarà cruciale. Il nuovo San Siro dovrà essere in grado di generare entrate sufficienti per giustificare l’investimento, senza gravare eccessivamente sulle casse dei club e della città. In questo contesto, l’esperienza di altri stadi ristrutturati in Europa può offrire preziosi insegnamenti.