L’Inter impone il silenzio assoluto a dirigenti, tecnico e giocatori dopo il 2-2 con la Lazio, tanta rabbia da parte dei nerazzurri contro l’arbitro Chiffi e il VAR Guida tra polemiche accesissime sul finale di campionato.
È un silenzio assordante quello che esce da San Siro dopo il pareggio tra Inter e Lazio. Nessuna parola da parte di Simone Inzaghi, dei giocatori o della dirigenza.
Un atteggiamento che parla da solo, specchio di una tensione crescente in un finale di stagione che si sta trasformando in un incubo sportivo per i nerazzurri. A ufficializzare il silenzio stampa da parte di tutto il club una scarna dichiarazione dell’ufficio comunicazione: “Preferiamo evitare che alcune dichiarazioni a caldo possano peggiorare le cose o creare precedenti di carattere disciplinare….” è il senso dell’assenza dei giocatori e di Inzaghi in sala stampa.
A pesare sul malumore generale non è soltanto la mancata vittoria, ma anche una lunga serie di episodi arbitrali che la società ha giudicato sfavorevoli e che hanno lasciato l’Inter senza voce, ma non senza rabbia e malumore.
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L’ennesimo capitolo è andato in scena domenica sera, con il contestatissimo rigore assegnato alla Lazio nel finale per un tocco di mano di Bisseck. Un rigore che vale il 2-2 e che potrebbe avere definitivamente compromesso la rincorsa scudetto al Napoli. Ma quel rigore è solo la punta di un iceberg di proteste e frustrazioni che l’Inter trascina da settimane.
La decisione dell’arbitro Chiffi di assegnare il rigore alla Lazio, dopo un check VAR effettuato da Marco Guida, ha fatto esplodere la rabbia nerazzurra. Il contatto tra il braccio di Bisseck e il pallone, dopo la giocata di Castellanos, è stato valutato falloso nonostante la vicinanza e una dinamica piuttosto dubbia. La scelta di non parlare con la stampa, adottata in blocco da squadra e dirigenza, è una sorta di protesta silenziosa alquanto eloquente.
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Simone Inzaghi, espulso nel finale concitato come il collega Baroni, ha lasciato lo stadio senza rilasciare dichiarazioni. Nelle ore successive, l’Inter ha deciso di non sollevare ufficialmente un caso, ma il messaggio è chiaro: la società si sente danneggiata. Di fatto quasi boicottata da alcune decisioni arbitrali che si sono susseguite nell’arco del campionato.
Tra le decisioni finite sotto la lente d’ingrandimento, c’è anche la presenza al VAR di Marco Guida. L’arbitro campano, che recentemente aveva dichiarato di non voler arbitrare il Napoli per “ragioni ambientali”, era stato designato come Avar in Inter-Lazio. La scelta ha generato sconcerto nell’ambiente nerazzurro, che vede in questo dettaglio una clamorosa incongruenza: “Se non si sente sereno per arbitrare il Napoli, perché dovrebbe esserlo nel decidere una sfida che coinvolge il loro diretto concorrente?” è il senso di molti dubbi che si leggono on line da parte dei tifosi nerazzurri
La frustrazione dell’Inter si alimenta anche con il ricordo di altri episodi recenti. In Lecce-Inter, terminata 0-4, un fallo di mano simile a quello di Bisseck, commesso da Baschirotto, l’episodio non era stato sanzionato con il rigore. Una decisione che allora passò sottotraccia, ma che ora riemerge con forza.
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Contro la Roma, ancora protagonista Bisseck, spinto in area da Ndicka in una trattenuta netta che l’arbitro Fabbri non ha ritenuto punibile. Neppure il VAR intervenne, alimentando il sospetto di un metro di giudizio disomogeneo. Altro episodio chiave è il gol vittoria del Bologna nella giornata precedente, preceduto da una rimessa laterale guadagnata con ben 18 metri di avanzamento irregolare: un errore collettivo della terna guidata da Colombo, con Marcenaro e Baccini. Il regolamento parla chiaro: la rimessa va effettuata dallo stesso punto in cui il pallone esce dal campo….
Nonostante la linea del silenzio, in casa Inter si riconosce anche la responsabilità per le occasioni sprecate. La squadra, dopo aver raggiunto il 2-1 con Dumfries, ha concesso troppo alla Lazio in un secondo tempo confuso e privo di lucidità. Un harakiri, secondo molti, che fa male anche perché giunto proprio quando il Napoli aveva rallentato, pareggiando a Parma.
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La gestione del vantaggio è stata insufficiente. Lo stesso Inzaghi, rimasto a lungo con il gruppo dopo la gara, avrebbe sottolineato ai suoi la necessità di “voltare pagina immediatamente”. Perché la corsa scudetto non si è ancora conclusa e soprattutto perché l’imminente finale di Champions contro il Paris Saint Germain richiede la massima attenzione e tranquillità.
Dietro le porte chiuse di San Siro, il clima è stato teso. Inzaghi ha parlato a lungo con Marotta e Ausilio, mentre nello spogliatoio si faceva il punto su un’altra occasione persa. A peggiorare l’umore, l’errore nel finale di Arnautovic, che ha svirgolato malamente un pallone d’oro servito da Acerbi proprio davanti alla porta avversaria. Un episodio che fotografa simbolicamente il momento nero dei nerazzurri.
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Eppure, nonostante tutto, il silenzio imposto dalla società è anche un modo per compattarsi. Un gesto che dice molto, senza bisogno di dichiarazioni. Il sospetto che la direzione arbitrale abbia pesato in maniera decisiva su questo finale di stagione resta forte. Ma la risposta dell’Inter, per ora, è tutta nel campo.
La classifica dice che lo scudetto è ancora possibile, ma la realtà racconta una squadra nervosa, sotto pressione e in bilico tra la rabbia e la delusione. Una squadra che ha commesso tanti errori e sprecato un’occasione forse irripetibile. L’ultima giornata a Como – ufficializzata per venerdì sera alle 20.45, contemporaneamente alla partita del Napoli in casa contro il Cagliari – sarà decisiva. Ma non basterà vincere: servirà anche un passo falso della squadra di Conte. Inzaghi, squalificato, non sarà in panchina. Un’assenza pesante, che arriva nel momento più complicato.
La Champions incombe, e nel frattempo il silenzio dell’Inter continua. Un silenzio carico di significato, di accuse non espresse, di parole trattenute che forse troveranno voce solo a stagione conclusa. Fino ad allora, resta una tensione che non accenna a calare e una ferita che il campo potrebbe ancora rimarginare. O rendere definitiva.