Il passaggio del Suzuki Music Party di qualche giorno fa, in onda domani sera su Nove, non è passato inosservato a Milano dove il PalaLido torna a ospitare un grande evento musicale
Domani andrà in onda non solo la prima assoluta di Amadeus su Nove, fuori dalla RAI dopo molti anni e alla sua prima esperienza su un network dopo il clamoroso successo degli ultimi anni e di cinque edizioni di Festival di Sanremo.
In onda ci sarà anche l’Allianz Cloud, la nuova struttura completamente ristrutturata e inaugurata nel 2019 che ospita la grande pallavolo milanese – Allianz Milano nel campionato maschile di A1 e Vero Volley, vicecampione del torneo femminile – e che con il Suzuki Music Party registrato martedì sera è tornato anche a una dimensione musicale.
Il Palalido, storico palazzetto dello sport di Milano, ha rappresentato per decenni uno dei punti di riferimento principali per gli eventi culturali e sportivi della città.
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Costruito nel 1961 nel quartiere di San Siro, in piazzale Lotto, a poche centinaia di metri dallo stadio e dai due Ippodromi di trotto e galoppo, il
Palalido ha ospitato il grandissimo basket dell’Olimpia quando ancora si chiamava Simmenthal vincendo tutto in Italia e in Europa e alcune delle numerose squadre che hanno proposto pallavolo a Milano, maschile e femminile.
In realtà il PalaLido per anni è stato uno dei punti di riferimento per eccellenza della grande musica internazionale. E vedere di nuovo un palco e artisti all’interno di una struttura completamente rinnovata, è un fatto significativo per una città che da quarant’anni non ha più il suo palasport.
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Molti identificano il Forum nel palasport di Milano. In realtà non è esattamente così. Il Forum è ad Assago, fuori dal territorio comunale del capoluogo. Il vecchio palasport di San Siro, che i milanesi chiamavano Il Palazzone, è miseramente crollata sotto il peso della eccezionale nevicata del 1985.
Il Palazzone si trovava a poche decine di metri dallo Stadio: dove ora c’è un immenso parcheggio e non è mai stato ricostruito. La sua assenza ha creato una vera e propria voragine nella disponibilità di strutture a Milano. Il Palazzone è stato sostituito prima dal PalaTrussardi (poi PalaSharp, quindi PalaVobis e ancora MazdaPalace) – anche questo ormai in disuso ma mai smantellato nonostante non risulti più agibile ormai dal 2011 – e da tanti locali più piccoli che hanno raccolto un gran numero di eventi che una volta erano naturalmente destinati al PalaLido, a sua volta destinato sempre di più allo sport e sempre meno alla musica.
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Nel corso degli anni il vecchio PalaLido ha ospitato concerti memorabili, oltre incontri sportivi di rilievo – tennis, pugilato, lotta – e manifestazioni di vario genere. Prima della sua trasformazione in Allianz Cloud, questa struttura era considerata un vero e proprio simbolo per la realizzazione di eventi live e spettacoli indimenticabili per intere generazioni di milanesi e appassionati provenienti da tutta Italia.
Grazie alla sua capienza, ai costi ridotti e a una ottima acustica, il PalaLido veniva scelto da molti organizzatori per eventi di richiamo internazionale.
Al PalaLido hanno musicisti leggendari. In tempi completamente diversi, tra tensioni sociali, prezzi popolari e una certa disinvoltura nel gestire ingressi e capienze, il PalaLido diventò una vera e propria leggenda consolidando la sua fama di tempio italiano della musica rock.
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L’atmosfera intima, dovuta alla capienza relativamente ridotta rispetto ad altre arene – anche se con i concerti e il parterre si arrivava a 8mila persone rispetto ai 5mila posti sugli spalti – consentiva ai fan di vivere un’esperienza estremamente intima con gli artisti. Questo rendeva ogni evento al PalaLido particolarmente speciale, offrendo al pubblico un contatto diretto con i performer, una caratteristica che, negli anni, ha fatto del palazzetto un luogo caro ai milanesi e non solo. Cose che oggi sono molto difficili in strutture magari più moderne ma meno affascinanti.
Inaugurato nel 1961, il PalaLido ha vissuto momenti straordinari, e altri drammatici.
Il 2 aprile 1980 la struttura di piazzale Stuparich ospita i Police, all’apice del loro successo. Gli organizzatori ufficialmente vendono 8mila biglietti, il massimo della capienza disponibile. In realtà le cronache dell’epoca parlano di almeno 16mila presenze in quello che è stato un concerto epocale che lo stesso Sting all’epoca definì uno dei migliori live di sempre della band. In rapida successione al PalaLido passano tutti i gruppi più straordinari.
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I Rolling Stones nel 1967 e poi ancora nel 1970. I Deep Purple nel 1973 quando avevano appena pubblicato Made In Japan e la leggendaria Smoke on the Water. Ma anche nel 2006 per Rapture of the Deep. I Genesis, ancora con Peter Gabriel.
Ci furono anche esibizioni meno memorabili: i Ramones nel 1980 suonarono per un’oretta una scaletta stringata e non entusiasmante.
Molti più entusiasmante lo show dei Clash, l’anno dopo durante la promozione di Sandinista. Dal PalaLido sono passati Patti Smith, i Cure e tutti i più grandi artisti italiani. Nell’ultimo periodo, quando la struttura cominciava a mostrare le crepe del tempo, sono arrivati gli Oasis, per uno show leggendario, i Green Day – pienone esagerato nel 1998 – Marilyn Manson sul quale pesava un veto della Curia di Milano. E ancora Cranberries, Massive Attack, Jamiroquai e Ben Harper. Il concerto dei Faith No More portò al PalaLido una folla da record per uno show attesissimo.
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Dal Lido sono passate anche tutte le stelle italiane: De Gregori, De Andrè, Venditti, Vecchioni, Pooh, PFM, Battiato e Litfiba: memorabile il loro show del 18 dicembre 1987.
In realtà uno degli eventi più clamorosi che fece epoca fu il concerto di Lou Reed. Era il 1975. Il concerto non inizia nemmeno: sono gli anni della mobilitazione studentesca e delle proteste degli autonomi che chiedevano concerti gratis e aperti a tutti. Dopo una canzone sul palco piovono bottiglie e bulloni, concerto sospeso. Qualcuno rompe la teca di un idrante e annaffia il pubblico.
Era il primo episodio davvero grave seguito qualche mese dopo dall’assalto al palco di Santana al Vigorelli dove una molotov manda in cenere tutti gli strumenti della band. Un fatto che pose un veto da parte degli organizzatori a portare di nuovo la grande musica rock internazionale che per diversi anni passerà lontano non solo da Milano ma dall’Italia.