Si chiude con una sentenza di arresto la vicenda processuale che ha visto al banco degli imputati il rapper milanese Rhove, condannato per colpa della registrazione di un video musicale
Non sono certo le gravissime accuse toccate ad alcuni dei trapper più famosi e impegnati della scena milanese: in qualche caso si parlava anche di tentato omicidio.
Ma anche Samuel Roveda, il rapper milanese ben conosciuto con lo pseudonimo di Rhove, famoso soprattutto per la hit Shakerando, prima in classifica per diverse settimane nell’estate 2022, vanta adesso all’interno del suo curriculum una condanna penale.
Sentenza all’acqua di rose, tuttavia per il trapper che è stato condannato a un mese di arresto e a 100 euro di ammenda, con pena sospesa e non menzione. Sentenza certo non drammatica al termine del processo che vedeva Rhove imputato dell’accusa di raduno non autorizzato, per avere allestito per strada una massiccia biciclettata durante le riprese di un video.
É il 18 maggio 2022 e Rhove sceglie le strade di Milano per girare il video promozionale di Laprovince #2. E lo fa in grande stile secondo la narrativa tipica della forma d’arte che ha scelto. Tutto è molto creativo, realistico, clamoroso, affollato, chiassoso. Ma abusivo.
A seguirlo mentre improvvisa le rime del suo freestyle ci sono droni, diverse telecamere a terra, numerosi fan e tutta la sua crew. Oltre a un elicottero e almeno 300 persone in bicicletta, tutte reclutate tramite i social media, che si sono radunate senza preavviso alla Questura per partecipare alle riprese.
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Rhove, che proprio nei giorni della realizzazione del video festeggia l’immenso successo di Shakerando, si gode anche l’immensa popolarità di quelle scene. E forse non si cura particolarmente delle numerose proteste visto che la zona che sceglie per realizzare le immagini video della sua clip è quella della centralissima via Vittor Pisani, nei pressi della stazione centrale di Milano.
Un raduno non autorizzato che ha visto un nutrito gruppo di ciclisti bloccare le strade principali provocando numerosi ritardi anche al traffico dei mezzi pubblici.
Quando sul posto arrivano gli agenti della polizia municipale chiedendo autorizzazioni e poi intimando di sciogliere il raduno, Rhove ha invece deciso di proseguire con l’evento, che si è concluso solo diverse ore dopo nei pressi della stazione Centrale.
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Un atto di disobbedienza che ha portato il rapper e alcuni degli organizzatori coinvolti nella realizzazione del video a processo per aver violato l’articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Si tratta di un regio decreto del 1931 che richiede la comunicazione preventiva alla Questura per qualsiasi riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico.
Il Tribunale di Milano ha ritenuto innegabile che quella fosse una “riunione pubblica” non comunicata alla Questura e dunque non autorizzata. E per questo Rhove, 23 anni, è stato condannato a un mese di arresto e a 100 euro di ammenda, con pena sospesa e non menzione sul casellario giudiziario. Insomma… un buffetto da parte del tribunale penale di Milano.
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Anche il responsabile dell’agenzia che aveva affittato il centro sportivo di Rho per le riprese di un secondo video, registrato con le stesse identiche modalità una settimana dopo, alla presenza di circa 600 persone senza alcun addetto alla sicurezza, è stato condannato a 26 giorni di arresto e 93 euro di ammenda. Anche per lui pena sospesa e non menzione. Altri due imputati, un addetto alle riprese video e l’autista del veicolo che apriva il corteo di biciclette, sono stati assolti ‘per non aver commesso il fatto’.
Il legale di Rhove, l’avvocato Daniele Barelli, aveva chiesto l’assoluzione o, in subordine, il proscioglimento definendo l’episodio un “fatto di lieve entità”. Ma il giudice Paola Filippini pur infliggendo una pena più lieve rispetto ai tre mesi di arresto richiesti dall’accusa, non ha accolto la tesi della difesa e si è limitata a riconoscere al rapper le attenuanti generiche tenendo anche conto del positivo comportamento processuale di Rhove, che non ha mai negato le sue responsabilità.
Tralasciando gli ultimo clamorosi casi giudiziari che hanno visto a processo il rapper Shiva, e il giovanissimo Baby Gang per episodi decisamente più gravi, anche questo episodio non è assolutamente isolato nella narrativa milanese della scena rap e trap italiana.
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Nel 2022 alla Barona, decine di scooter avevano invaso le strade per un video di MimmoFlow. Rondo da Sosa aveva creato il caos lungo corso Buenos Aires con una sfilata di SUV stracolmi e corredati da luci di scena e musica a tutto volume. Alla Comasina, un video aveva messo nei guai un altro rapper per la presenza di una pistola giocattolo. Mentre nel 2021, le riprese di un video di Neima Ezza e Baby Gang a San Siro erano sfociate in episodi di guerriglia urbana, con circa 300 giovani che si erano scontrati con le forze dell’ordine, lanciando pietre e bottiglie.
Nel frattempo, in attesa di a ripetere lo straordinario successo di Shakerando prosegue nella promozione adesso ultimo singolo Di Rho, pubblicato due settimane fa nell’ambito della tracklist di Popolari, il suo primo album che segue a distanza di due anni il miniEP Provinciale dal quale era estratto il suo primo grande successo.