Ci sono voluti cinque anni di indagini, intercettazioni e incroci di testimonianze per catturare i killer accusati dell’omicidio di Giuseppe Giuliano
Era un caso di cronaca ancora aperto, uno degli omicidi avvenuti a Milano più eclatanti e clamorosi. Un po’ perché sconvolse la quieta vita di Basiglio, quartiere residenziale molto ricco alle porte di Milano, e un po’ perché ai drammatici fatti dell’omicidio non seguirono progressi sensibili né immediati nelle indagini.
Un omicidio avvenuto di prima mattina, fuori da un cantiere, non lontano da testimoni oculari. Anche per questo la sparatoria con la quale è stato ucciso Giuseppe Giuliano è stato per anni uno dei casi irrisolti più clamorosi di Milano. Oggi però la magistratura ha ufficializzato l’arresto di due persone.
La notizia degli arresti, avvenuti la scorsa notte dopo una improvvisa accelerazione nelle indagini è di poche ore fa. La magistratura ha ufficializzato il fermo di due uomini. Sono due persone di Rozzano, quartiere a poca distanza da Basiglio, si tratta di Davide Milazzo, 61enne di Rozzano soprannominato Cipolla, e Francesco Romeo, 74 anni, noto come “il catanese”.
Dovranno rispondere dell’accusa di omicidio: si tratta di due figure ben note alle forze dell’ordine e con un certo curriculum di carattere penale.
Era l’alba del 25 febbraio 2019. Giuseppe Giuliano, un imprenditore edile di 64 anni, viene freddato con due colpi di pistola appena dal suo cantiere a Cascina Vione. Una giornata che sembrava uguale a tante altre.
Giuliano si era allontanato da casa per andare in cantiere di mattina, molto presto. Aveva fatto colazione al bar, come sempre, insieme ad alcuni dei suoi operai. E non si era reso conto che qualcuno lo stava seguendo a bordo di una Renault Twingo rossa.
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Il tempo di arrivare al cancello di ingresso del cantiere e Giuliano viene raggiunto da due colpi di pistola precisi, uno al torace e alla testa. Colpi mortali, di chi volva uccidere. Un’esecuzione organizzata e mirata.
Giuliano, originario di Acerra in provincia di Napoli, ma da più trent’anni residente a Binasco, è morto sei ore dopo all’ospedale Humanitas di Rozzano, dove i medici hanno tentato inutilmente di salvargli la vita. La vittima, con la sua compagna di origine bulgara, era titolare dell’impresa Edil Italia di Binasco con la quale stava completando una residenza il cui appalto valeva diversi milioni di euro.
Le indagini iniziano dalle testimonianze degli operai di Giuliano, da rilievi e sopralluoghi. Inizialmente si parla di dissapori in famiglia, poi di qualche contrasto con alcuni imprenditori rivali in affari. C’è anche un indagato inizialmente: ma questa pista viene subito abbandonata. E le indagini vanno avanti.
Alcune immagini rivelano la Twingo rossa sulle tracce della macchina dell’imprenditore e le indagini si concentrano su questa auto che viene ritrovata bruciata in un’area campestre dietro il vicinissimo complesso ospedaliero dell’Humanitas la sera stessa dell’omicidio. Che la macchina sia stata data alle fiamme è evidente. L’auto, utilizzata nell’omicidio, era stata rubata quasi un anno prima da un box a Pieve Emanuele.
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Un dettaglio che fa capire quanto i killer abbiano agito secondo un piano ben orchestrato e collaudato da diversi sopralluoghi. Le indagini di ampliano agli ultimi giorni di vita di Giuliano. E gli inquirenti notano non solo la Twingo rossa, ma anche una Fiat Panda bianca, entrambe sulle tracce dell’imprenditore. La Panda è intestata proprio a Davide Milazzo.
Pedinamenti che con il passare delle indagini acquisiscono il peso di una vera e propria prova generale in vista del delitto. Uno studio metodico e approfondito che si prolunga per più giorni e in diverse ore della giornata.
I killer, nella loro metodica preparazione dell’omicidio, non avevano lasciato nulla al caso. Si erano premurati di danneggiare alcune telecamere nel tentativo di non essere identificati durante i loro pedinamenti. Ma qualcosa, evidentemente, tra le loro precauzioni è sfuggito.
Gli inquirenti, infatti, hanno impiegato molto tempo per riuscire a incrociare tutte le immagini disponibili e i dati dei tabulati telefonici che avevano confermato la presenza sia di Milazzo che di Romeo nella zona, durante i sopralluoghi e nei pressi del cantiere teatro dell’agguato. Tutti elementi che hanno finito per rafforzare ulteriormente il quadro accusatorio che ha portato al loro arresto.
Nel frattempo, però, il caso restava irrisolto. Nell’aprile 2021 la PM Rosaria Stagnaro aveva anche avanzato una richiesta di archiviazione cui i familiari di Giuliano si opposero fermamente.
Fu il giudice Ottone De Marchi a respingere la richiesta di archiviazione, chiedendo anzi ulteriori approfondimenti soprattutto sul furto e sui movimenti della Twingo rossa, ormai diventata elemento chiave nel corso delle indagini.
La svolta però arriva da alcune dichiarazioni che finiscono per diventare decisive portando così all’arresto di Davide Milazzo e Francesco Romeo avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì con un blitz dei carabinieri del nucleo investigativo.
Davide Milazzo, soprannominato Cipolla, è un 61enne di Rozzano ben conosciuto alle forze dell’ordine per il suo passato criminale. Addirittura impressionante è il ‘curriculum’ di Francesco Romeo, rapinatore di consolidata fama ed esperienza.
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Si tratta di personaggi molto noti nel mondo del crimine, con legami che risalgono a episodi di grande risonanza come il colpo alla gioielleria Damiani del 2008, che fruttò un bottino di 16 milioni di euro.
Secondo le accuse che ora dovranno essere formalizzate nei confronti dei due fermati, alla base dell’omicidio sembra esserci una questione di carattere economici.
Giuseppe Giuliano, costruttore e imprenditore edile con qualche piccolo precedente penale, era coinvolto in affari che prevedevano prestiti di denaro. È possibile che uno dei killer avesse un debito con Giuliano o che ci fossero altre motivazioni economiche dietro il delitto. Le indagini stanno ancora chiarendo tutti i dettagli, ma sicuramente erano i rapporti economici tra le parti a giocare un ruolo centrale nella vicenda che portò all’omicidio
La cattura dei presunti assassini ha portato un certo sollievo alla comunità di Basiglio, che per anni ha vissuto nell’incertezza e nella paura. Il verdissimo comune alle porte di Milano ha vissuto in altre occasioni la pericolosa vicinanza con Rozzano, Buccinasco e i precedenti di numerose famiglie estremamente attive nel mondo della criminalità organizzata.
L’omicidio di Giuseppe Giuliano, tuttavia, restava uno dei casi in assoluto più clamorosi e preoccupanti sulla scena della cronaca nera milanese. L’arresto arriva non del tutto inatteso, visto che già da febbraio si parlava di sviluppi e di nuovi indagati. Ma certamente in un momento in cui non si parlava più da tempo dell’inchiesta e dei suoi sviluppi.
Cinque anni e mezzo dopo il fatto di sangue gli arresti. Da allora i familiari della vittima non hanno fatto altro che chiedere con determinazione e insistenza un ampliamento delle indagini. Oggi, sui social, i familiari di Giuseppe Giuliano hanno sottolineato la loro soddisfazione per i due arresti che ora il giudice dovrà decidere se convalidare con quello che si annuncia un ormai certo rinvio a giudizio.