Dopo la sentenza di inammissibilità delle istanze di revisione sulla condanna all’ergastolo per la strage di Erba, Rosa Bazzi e Olindo Romano confermano la loro intenzione di percorrere un ultimo grado di giudizio
A distanza di quasi 18 anni la strage di Erba resta ancora di estrema attualità giudiziaria. Ieri l’ultimo atto, l’udienza presso la corte d’appello di Brescia per una istanza di revisione sulla sentenza di ergastolo per Rosa Bazzi e Olindo Romano.
Un ricorso motivato secondo i due unici condannati per uno dei fatti di sangue più efferati degli ultimi anni e i loro legali, in considerazione di nuove prove, “valutate senza la necessaria attenzione in un clima mediatico negativo e fuorviante…” hanno detto gli avvocati dei coniugi Romano.
La sentenza arriva in un’aula senza giornalisti e con pochissime telecamere ammesse dopo meno di cinque ore di camera di consiglio. La lettura è fulminea: Inammissibilità delle istanze di revisione.
Il che significa ergastolo confermato sia per Olindo Romano che per Rosa Bazzi ritenuti ancora una volta gli unici responsabili di quanto avvenuto a Erba l’11 dicembre 2006. Le istanze presentate erano tre: una dal sostituto PG di Milano Bruno Tarfusser, la seconda al tutore di Olindo e Rosa, l’avvocato Diego Soddu. La terza dai difensori dei coniugi, Nico D’Ascola, Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux.
I PM avevano definito la tesi difensiva del tutto inattendibile. E che tutte le prove avevano dimostrato in modo assolutamente inconfutabile le responsabilità nel plurimo omicidio di Rosa e Olindo.
Le vittime della strage Raffaella Castagna, il suo bambino Youssef di due anni, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini vennero massacrati a sprangate e coltellate.
I coniugi ricorreranno in cassazione, La conferma arriva dai legali della coppia, insoddisfatti dopo la lettura della sentenza le cui motivazioni saranno depositati tra 90 giorni… “Siamo contrariati ma certo non sconfortati – dice l’avvocato Fabio Schembri – secondo noi la sentenza della Corte d’Appello di Brescia presenta un vizio di legittimità perché non sono state assunte le prove. Per cui il nostro percorso, forti delle nostre idee e di quello che Rosa e Olindo continuano a manifestare, andrà avanti. È stata emessa una sentenza, leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Cassazione”.
Alla lettura della sentenza Olindo Romano ha avuto un gesto di stizza. Sua moglie Rosa è scoppiata a piangere. I due sono rimasti insieme all’interno della cella dell’aula per poi essere scortati fuori e di nuovo separati. Lui a Bollate e lei a Opera.
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Presente in aula anche Azouz Marzouk che si è detto deluso della sentenza. Suscitando molte polemiche e aprendo un fronte che sembra insanabile con i familiari delle vittime e con i parenti di sua moglie, l’uomo – padre del piccolo Youssef e marito di Raffaella Castagna – si dice ancora convinto dell’innocenza dei due coniugi: “Ero e resto convinto che non siano stati loro. Speravo in un esito diverso perché sono convinto che se le indagini fossero riaperte gli sviluppi sarebbero decisivi. E invece così gli assassini sono ancora in giro”.
Dopo il verdetto il procuratore Guido Rispoli e l’Avvocato dello Stato, Domenico Chiaro, che avevano definito ‘fuffa’ le istanze e la richiesta di riesame delle prove raccolte, si sono detti soddisfatti: “Le prove erano inattaccabili, tutte quante, le perizie si sono dimostrate estremamente chiare – ha detto l’avvocato Chiaro – non mi aspettavo niente di meno da questa sentenza. Anche perché ho avuto l sensazione che molte argomezioni in aula non fossero suffragate dalla conoscenza di carte e dispositivi”.
Quando al ricorso in cassazione Domenico Chiaro è laconico: “É un diritto previsto dalla legge. Ma non mi aspetto niente di diverso… il caso è stato dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Presenti in aula anche i fratelli di Raffaella Castagna, Beppe e Pietro, con i loro avvocati: “C’è un’unica parola che mi sento di pronunciare per conto dei fratelli Castagna: grande sollievo. Finalmente possono girare pagina definitivamente. Certo non sono felici e nessuno può esprimere soddisfazione. Ma in tutto questo dolore questo se non altro è un peso in meno. I miei assistiti sperano solo di trovare pace e che magari persone senza scrupoli né morale chiedano loro scusa”.
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Un concetto ribadito in un video che è stato pubblicato sui social nel quale Pietro Castagna senza mai nominarlo, si rivolge ad Azouz Marzouk: “Ci sono persone che dovrebbero chiedere scusa a ogni singola vittima, al piccolo Fefe, a Raffaella, a nostra madre Paola, alla signora Valeria, al signor Mario. Ma anche a nostro padre, a mio fratello Beppe e a me”. Il video mostra le immagini di tutte le vittime della strage.
Ma Azouz Marzouk, a un giornalista che gli chiede se non ritenga opportuno chiedere scusa alla famiglia Castagna, risponde “Non devo chiedere scusa a nessuno, non li conosco nemmeno”.
Feroci le polemiche sulle sue opinioni innocentiste. Che secondo molti sarebbero motivate dal desiderio dell’uomo di mantenere vivo l’interesse di stampa e opinione pubblica per averne maggiore visibilità.
Tra le persone contrariate dalla decisione anche Bruno Tarfusser: “Non mi riconosco più in questa Magistratura a cui ho dedicato 40 anni della mia vita, una magistratura che non è più in grado di tutelare il diritto del dubbio. C’è un ricorso in Cassazione ma non ci sarò io. Ne ho abbastanza. Me ne vado in pensione”.