Si sono svolti oggi a Bollate i funerali di Omar Bassi, il giovane morto da un malore che potrebbe essere stato causato da un pestaggio in discoteca
Non c’è stata tensione. La richiesta da parte dei familiari ai giornalisti di ‘stare a distanza’ è stata sostanzialmente rispettata. Le telecamere presenti ai funerali di Omar Bassi si sono limitate a seguire la processione dietro la bara bianca coperta di fiori e l’emozionante e affettuoso tributo riservato al giovanissimo da parte dei suoi amici.
Tanta, tantissima gente. Molti tornati dalle ferie apposta “perché non potevamo non dirgli addio”dice una ragazzina in lacrime, una sua ex compagna di classe delle elementari che è rientrata con il fidanzato dalla Grecia una settimana prima. Tanta gente che la piazza della chiesa di Sant’Antonio Abate a Cascina del Sole, fatica a contenerla.
Un’ora prima della cerimonia in chiesa non c’è più posto. E la gente si accalca ordinatamente fuori, sul sagrato e sulla piazza, sotto un sole cocente e in un caldo tremendo.
I funerali di Omar si sono svolti in un clima di profonda commozione. La bara, ricoperta di fiori, è stata portata a spalla dai suoi amici, tutti vestiti di bianco, con una maglietta con la sua foto, sorridente e una scritta: Oggi Marco Vive.
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Lunghissima e commovente tutta la processione lungo le strade di Cascina del Sole fino alla chiesa frequentemente interrotta dagli applausi dei suoi amici. Al momento dell’ingresso in chiesa della bara l’applauso diventa quasi una ovazione.
Sulla facciata della chiesa, uno striscione recitava un messaggio chiaro e doloroso: “Giustizia per Omar”. Quasi tutti i presenti indossavano una maglietta bianca, una precisa richiesta dei suoi amici che non sono riusciti a stampare abbastanza magliette per tutti. E hanno sparso la voce: “Vestitevi tutti di bianco…”
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Durante l’omelia, il parroco della chiesa di Sant’Antonio ha voluto ricordare Omar come un giovane amato e pieno di vita, capace di lasciare un segno indelebile nel cuore dei suoi amici e familiari: “Non possiamo rassegnarci a questa ingiustizia”, ha detto il sacerdote, invitando i presenti a non perdere la gioia e l’amicizia vissuta con Omar, ma a trasformare questo dolore in qualcosa di positivo.
Uno dei passi dell’omelia strappa singhiozzi alle centinaia di persone presenti e alle moltissime che seguivano le esequie all’estero: “Dobbiamo andare a cercare Dio nella storia di Omar – ha proseguito il parroco – questo è l’unico modo per dare un senso a questa tragedia. Dalla terra in cui sarà sepolto nasceranno fiori e frutti; trasformiamo questo momento di dolore in un’opportunità di crescita e di speranza”.
Dopo il termine della cerimonia, quando la bara è stata benedetta e riconsegnata ai familiari, decine di palloncini bianchi e azzurri vengono liberati in cielo: un ultimo saluto al giovane Omar da parte dei suoi amici.
All’uscita del feretro dalla chiesa, alcuni amici hanno esploso alcuni petardi, gridando il nome di Omar tra le lacrime. Sono stati momenti di grande emozione.
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Durante il funerale, la zia del ragazzo ha avuto un malore, è stata prontamente soccorsa dai medici presenti e accompagnata fuori dalla chiesa. Dove per la verità un paio di altre persone sono state costrette alle cure dei medici a causa del caldo tremendo.
Nel frattempo l’indagine va avanti. Decisivi saranno gli esiti dell’autopsia sul corpo del giovane di 23 anni, ufficialmente scomparso in Calabria, dove si trovava con la sua famiglia per una breve vacanza, a causa di una emorragia cerebrale.
Omar è deceduto il 5 agosto all’ospedale di Reggio Calabria. Ma il come e soprattutto il perché è ancora tutto da chiarire.
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Secondo quanto riferito dai suoi familiari, l’emorragia sarebbe stata causata da un pestaggio avvenuto il 20 luglio in una discoteca della provincia di Varese. Quella sera, Omar si trovava nel locale insieme ad amici e parenti per festeggiare il compleanno di un cugino. Un litigio esploso in un tavolo vicino al loro sarebbe degenerato in una rissa, coinvolgendo anche i buttafuori del locale. Secondo le testimonianze, Omar sarebbe intervenuto per difendere il fratello e il cugino, finendo però per essere colpito violentemente da almeno cinque buttafuori. Calci e pugni su un ragazzo a terra… le testimonianze sotto questo aspetto sono molte.
Dopo l’incidente, Omar si è recato al pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano, ma, scoraggiato dalla lunga attesa, ha deciso di andare via. Due giorni dopo, i suoi genitori lo hanno portato all’ospedale di Garbagnate Milanese, dove è stato sottoposto a una tac senza contrasto e dimesso con una prognosi di tre giorni e alcune prescrizioni di antidolorifici.
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Convinto di poter proseguire le vacanze con la famiglia, Omar è partito per la Calabria. Tuttavia, il 4 agosto, mentre faceva la doccia, ha accusato un malore improvviso. Un primo ricovero a Bianco. Poi Omar arriva d’urgenza all’ospedale di Reggio Calabria quando ormai è troppo tardi.
Due le denunce da parte dei familiari: contro i buttafuori della discoteca e contro i sanitari del secondo ospedale, quello di Garbagnate, che lo avevano dimesso senza accertamenti approfonditi.
La discoteca coinvolta, nel frattempo, ha comunicato la sua chiusura a tempo indeterminato, mentre la Procura ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane per fare piena luce sulle cause del decesso. Gli esiti dovrebbero essere resi noti nelle prossime ore.