Dopo il cedimento del 30 giugno scorso, la Procura autorizza lo smontaggio dell’insegna Generali sulla celebre Torre Hadid. Proseguono le indagini e si attendono i nomi dei possibili indagati nelll’inchiesta della procura
Via libera allo smantellamento del “cappello rosso” – i milanesi la chiamano così per la sua forma distintiva – che si è staccata da un lato della cima della Torre Hadid.
Si tratta della gigantesca insegna pubblicitaria dell’Assicurazioni Generali posizionata sul tetto della Torre Hadid — “lo Storto” — uno dei tre nuovissimi grattacieli costruiti nel cuore milanese di City Life.
La struttura, oltre 45 metri di larghezza per 12 di altezza, posizionata a 192 metri da terra, si era adagiata pericolosamente su una delle terrazze superiori, senza però precipitare fino a terra. E in poche giorni CityLife, fino a poco prima fulcro di vivacità e di movida, si è trasformato in una zona transennata e sotto stretta sorveglianza.
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Piazza delle Tre Torri è stata evacuata, la stazione ferroviaria Tre Torri chiusa, imposto il lavoro da remoto per 2mila impiegati in ufficio in quel momento all’interno della torre. Milioni di sguardi si sono alzati verso il vertice dell’edificio, mentre i Vigili del Fuoco spiegavano nei primi momenti che il cedimento era “meccanico”, causato dalla rottura di alcuni tubi in acciaio che sorreggevano la struttura.
Nei giorni successivi, la Procura di Milano, diretta da Marcello Viola, con le pm Francesca Celle e Maura Ripamonti, ha disposto il sequestro del tetto su cui poggia l’insegna e delle terrazze a valle dell’impatto, formalizzando l’avvio di un’inchiesta per crollo colposo e pericolo alla pubblica incolumità. Gli inquirenti hanno quindi acquisito documentazione sui sensori presenti in cima alla torre e sui sistemi di monitoraggio: l’obiettivo è capire se in quei dispositivi fossero stati registrati segnali premonitori del cedimento.
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È stato proprio attorno agli stessi sensori che si sono concentrati i riflettori investigativi: si cerca di ricostruire se, anche solo per pochi minuti, le letture di sicurezza avessero evidenziato situazioni anomale — un qualche movimento strutturale, sbalzi termici critici — prima del distacco.
La Procura ha dato l’autorizzazione a procedere, sotto la supervisione del sequestro, allo smontaggio orchestrato dell’intera insegna: non solo della parte ceduta, ma dell’intera struttura presente sui due lati del tetto, che rimarrà sotto controllo delle autorità durante l’intera operazione. Lo smontaggio, previsto nelle prossime settimane, verrà gestito integralmente da Generali con un proprio progetto tecnico, in stretto raccordo con i consulenti nominati dalla Procura.
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Una volta rimossa l’insegna, verranno sbloccati gli esiti della consulenza tecnica: gli ingegneri valuteranno lo stato della struttura portante, individuando eventuali negligenze progettuali o di manutenzione. Gli atti acquisiti – documentazione di cantiere, verbali di ispezione, titoli e responsabilità delle imprese coinvolte – serviranno inoltre a individuare i primi potenziali indagati, in vista di un’iscrizione nel registro della Procura.
Sul fronte operativo, Assicurazioni Generali si è limitata a una nota lapidaria: “La situazione è stata prontamente gestita, senza danni a persone o edifici”. Subito dopo Generali, che è proprietaria dell’immobile, ha avviato il lavoro di messa in sicurezza e ha organizzato lo smart working per i propri dipendenti.
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Ora, il suo compito sarà definire nel dettaglio le modalità di smontaggio, scegliendo se utilizzare gru, piattaforme o addirittura elicotteri, nel più rigoroso allineamento con le prescrizioni giudiziarie. Da capire se in un secondo momento l’insegna sarà riposizionata, ed eventualmente come.
Milano resta in attesa. Inaugurata solo sei anni fa la Torre Hadid, soprannominata Lo Storto, è uno dei simboli di una città che nel suo centro è cambiata profondamente e che guarda a queste torri come a uno dei monumenti contemporanei simboli dell’evoluzione della capitale economica del paese.