Due anni e otto mesi di reclusione e un risarcimento ai carabinieri, è questa la condanna inflitta a Fares Bouzidi, il ragazzo che guidava lo scooter la notte della morte di Ramy Shehata. La sentenza chiude un caso che aveva scosso Milano
Si è chiuso con una condanna a due anni e otto mesi il procedimento penale nei confronti di Fares Bouzidi, il ragazzo che si trovava alla guida del motorino durante la tragica notte in cui ha perso la vita Ramy Elgaml.
Il giudice del Tribunale di Milano ha ritenuto Bouzidi colpevole di omicidio stradale, oltre che di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate, condannandolo anche a risarcire i sei carabinieri rimasti coinvolti nell’inseguimento.
I fatti risalgono alla notte tra il 24 novembre scorso. Bouzidi, allora diciottenne, era in sella a uno scooter insieme all’amico Ramy, 17 anni, quando ha forzato un posto di blocco dei carabinieri nel quartiere di San Siro. Ne è nato un lungo inseguimento ad alta velocità che si è concluso con un incidente fatale in via Bartolini, dove Ramy è stato sbalzato dal mezzo e ha perso la vita.
LEGGI ANCHE – Gallarate, 21enne accoltellato in pieno giorno: caccia all’aggressore
Secondo l’accusa, Bouzidi ha tentato di eludere il controllo perché privo di patente, preoccupato per un controllo in quanto e già noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti. Durante la fuga avrebbe messo a rischio l’incolumità di propria, ma anche di Ramy e dei militari, procedendo contromano e ignorando più volte l’alt degli agenti, sfrecciando ad alta velocità bruciando semafori rossi e diverse precedenze.
La sua condotta, secondo il giudice, ha avuto un “ruolo causale diretto” nella morte dell’amico, sebbene l’incidente non sia stato provocato da un impatto con i mezzi delle forze dell’ordine.
L’indagine, portata avanti nel corso delle settimane grazie anche all’analisi delle immagini di videosorveglianza, ha permesso di ricostruire con precisione i minuti concitati della fuga. I carabinieri, in un primo momento finiti sotto accusa, sono stati esclusi da ogni responsabilità penale: la loro condotta è stata giudicata proporzionata e conforme alle procedure previste in caso di fuga sospetta.
LEGGI ANCHE – Fermato il vicino: svolta nel caso dell’omicidio di Davide Gorla a Busto Arsizio
La morte di Ramy aveva suscitato una forte ondata emotiva in città, anche per la giovane età della vittima. Durante il processo, la famiglia di Ramy ha scelto di non costituirsi parte civile, ma ha seguito con attenzione ogni tappa. In aula, i difensori di Bouzidi hanno sostenuto che il ragazzo non volesse causare la morte dell’amico e che si sia trattato di un tragico errore di gioventù. Ma la Corte ha ritenuto che le responsabilità del ragazzo alla guida del mezzo fossero invece gravi e non eludibili.
“Un comportamento scriteriato e irresponsabile che ha distrutto due vite: quella della vittima e quella dell’imputato”…. così si è espresso il giudice leggendo la sentenza. Parole dure, ma che riflettono la gravità di quanto accaduto. Bouzidi, oggi ventenne, sconterà la pena secondo quanto disposto in via definitiva nei prossimi giorni.
Il Comune di Milano, tramite l’assessore alle Politiche sociali Lamberto Bertolè ha commentato così la sentenza: “Il messaggio è chiaro, non possiamo permettere che i nostri ragazzi trovino nella fuga l’unica risposta alla paura. Serve prevenzione, formazione e ascolto. La morte di Ramy resta una tragedia che tocca tutti, una ferita aperta nel tessuto della città… Ma c’è molto lavoro da fare per evitare che episodi del genere si verifichino ancora una volta…”