Restano agli arresti domiciliari i due cittadini cinesi accusati dell’omicidio di Eros di Ronza dopo il controverso episodio avvenuto a Milano, avere inseguito il ladro colpendolo più volte a forbiciate non sarebbe legittima difesa
Niente carcere, ma arresti domiciliari per Shu Zhou e Chongbing Liu, i due gestori del bar di viale Giovanni da Cermenate a Milano accusati di omicidio.
Si tratta di un caso che sta facendo discutere moltissimo a Milano, anche alla luce dei sempre più frequenti casi di rapina a danno di esercenti e negozi.
C’è un notevole contraddittorio su questa vicenda che apparentemente ha davvero diviso l’opinione pubblica. Un dibattito che è esploso nel corso degli ultimi giorni anche sui social con le tesi di moltissimi negozianti che testimoniano il clima di insicurezza e di paura che circonda molte attività commerciali di Milano.
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C’è chi sostiene il diritto degli esercenti di difendersi di fronte a rapine e ricatti. Molti invece condannano l’impulso di alcuni di farsi giustizia da sé. Il caso della morte di Eros Di Ronza, sotto questo aspetto è emblematica.
Ore 5 del mattino di giovedì 17 ottobre. Di Ronza insieme a un complice forza la saracinesca del bar-tabaccheria gestito dai due cinesi usando un crick e un piede di porco.
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Quando Di Ronza riusce a entrare nel locale, Shu Zhou, svegliato dall’antifurto, interviene armato di un paio di forbici. Di Ronza viene colpito più volte alle gambe e ai glutei. Zhou lo insegue e lo finisce con almeno altri trenta colpi, Di Ronza muore prima ancora dell’arrivo dei soccorsi.
Le immagini di videosorveglianza da una telecamera posizionata sulla strada, proprio all’angolo del bar-tabaccheria, hanno testimoniato tutta la scena, inclusa la decisione del titolare del bar che non avrebbe soccorso Di Ronza, limitandosi a recuperare i gratta e vinci per metterli in sicurezza nel locale.
Durante la telefonata al 112, Zhou ha ripetuto più volte di essere stato l’autore dell’aggressione, pentimento e rassegnazione: “Sono stato io, l’ho picchiato, sta malissimo, venite subito…” avrebbe detto, palesando il suo stato di shock.
La decisione di scarcerare i due cittadini cinesi che sono stati accusati di omicidio è stata presa dalla giudice per le indagini preliminari, Tiziana Gueli, che ha giustificato la misura degli arresti domiciliari con il fatto che il delitto sarebbe maturato in un contesto particolare di rabbia e frustrazione per i continui furti subiti dai due.
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Secondo quanto riportato negli atti, Zhou e Liu non sarebbero riusciti a mantenere il controllo emotivo, reagendo in modo sproporzionato alla situazione. Tuttavia, il loro stato di shock al momento dell’arresto e le dichiarazioni fatte alla polizia indicano una presa di coscienza della gravità dell’azione compiuta, segno che neppure loro avrebbero previsto di arrivare a uccidere il ladro.
Il giorno successivo all’arresto, nel corso dell’interrogatorio a San Vittore, il 30enne ha dichiarato di aver agito per paura di un’aggressione da parte del ladro, mentre lo zio ha sostenuto di non essere coinvolto, nonostante una vestaglia insanguinata trovata in casa sua lo colleghi all’episodio.
La giudice Tiziana Gueli ha confermato tuttavia l’accusa di omicidio volontario per entrambi evidenziando che il nostro ordinamento non ammette il farsi giustizia da soli. Anche se il giudice ha sottolineato anche che il contesto di ripetuti furti avrebbe fortemente influenzato la reazione dei due uomini.