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Cronaca

Condannati i capi ultrà di Milan e Inter: carcere per Lucci e Beretta, stangata per le curve di San Siro

Condanne pesanti per i capi ultrà milanesi, 10 anni di carcere a Luca Lucci (Milan) e Andrea Beretta (Inter). L’inchiesta svela un sistema criminale dietro la passione calcistica. Coinvolti anche altri membri di spicco, imposti diversi risarcimenti.

È una sentenza destinata a lasciare un segno profondo nel mondo delle tifoserie organizzate italiane, e in particolare in quello di Milano.

Le curve del Milan e dell’inter pesantemente decapitate dalla sentenza del processo ‘doppia curva’ – Credits ANSA (Milano.CityRumors.it)

Il Tribunale di Milano ha inflitto condanne fino a dieci anni di carcere a due dei personaggi più influenti e controversi del tifo organizzato: Luca Lucci, leader riconosciuto della curva sud milanista, e Andrea Beretta, figura di riferimento per la curva nord interista. L’accusa è pesante: associazione a delinquere, estorsione, traffico di stupefacenti, riciclaggio.

Processo ai capi ultrà

Si tratta di un’inchiesta che da mesi ha catalizzato l’attenzione di investigatori. Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, l’indagine ha disegnato uno scenario inquietante, nel quale la passione per il calcio si fonde con un sistema opaco fatto di minacce, controllo del territorio, e relazioni pericolose con il crimine organizzato.

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La Procura ha parlato apertamente di “sistema mafioso” che avrebbe permesso ai leader ultrà di arricchirsi e mantenere il potere sulla curva attraverso la gestione di biglietti, merchandising non autorizzato, ma anche attraverso con violenze e intimidazioni. D’altronde l’indagine aveva preso oil via da una serie di episodi violenti avvenuti fuori dagli stadi, culminati con l’aggressione a un gruppo rivale.

La ricostruzione dei business dei capi ultrà

Secondo gli atti processuali, Lucci e Beretta avrebbero esercitato un controllo sistematico su ciò che accadeva dentro e fuori lo stadio, sfruttando l’omertà interna ai gruppi ma anche la complicità silenziosa di alcuni soggetti esterni, inclusi — stando agli inquirenti — piccoli imprenditori e addetti alla sicurezza.

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Particolarmente rilevanti le intercettazioni ambientali e telefoniche, che hanno permesso di accertare il coinvolgimento dei due leader in un traffico di droga finalizzato al finanziamento delle attività della curva. A completare il quadro, anche alcuni sequestri effettuati durante le perquisizioni, con ingenti ritrovamenti di cocaina, denaro contante e documenti contabili paralleli.

Un colpo duro per le curve di Milan e Inter

La condanna non si è limitata ai soli capi. Altri sei imputati hanno ricevuto pene dai 3 ai 6 anni, mentre per altri soggetti è stato disposto l’obbligo di dimora o la sospensione dell’attività all’interno delle organizzazioni di tifosi.

Per le curve del Milan e dell’Inter si tratta di un autentico terremoto. Le due società, pur estranee alle attività criminali, si ritrovano ora al centro di un clamore mediatico che impone una riflessione sull’autonomia concessa ai gruppi ultrà, sul sistema di distribuzione dei biglietti e su possibili infiltrazioni di organizzazioni mafiose all’interno del tifo organizzato.

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La condanna prevede anche ingenti risarcimenti da parte dei condannati alle parte lese, Inter Milan e Lega Calcio. La provvisionale più ingente, mezzo milione di euro, è stata riconosciuta alla famiglia di Antonio Bellocco, assassinato da Beretta.

Le sentenze a carico di capi ultrà

Il quadro delle sentenze nel loro complesso è davvero pesante. L’ultras interista Marco Ferdico è stato condannato a 8 anni. Giuseppe Caminiti, già in carcere anche per l’omicidio del trafficante di droga Fausto Borgioli nel 1992 e come killer dell’ex capo ultras dell’Inter Vittorio Boiocchi, è stato condannato a ulteriori 5 anni.

E ancora sei anni a Cristian Ferrario e Mauro Nepi, 4 anni e 8 mesi per Gianfranco Ferdico e Matteo Norrito, 4 anni e mezzo per Mauro Nepi, 4 anni a Renato Bosetti, 2 anni con sospensione condizionale per Debora Turiello, considerata cassiera della curva.

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Per quanto riguarda la curva sud 10 anni di reclusione a Daniele Cataldo, ritenuto l’esecutore materiale su mandato di Lucci del tentato omicidio di Enzo Anghinelli con 4 colpi di arma da fuoco sparati in testa il 12 aprile 2019 a Milano. E ancora 4 anni e 4 mesi per Fabiano Capuzzo, 5 anni per Alessandro Sticco, 3 anni e 4 mesi per Islam Hagag e Luciano Romano.

Una seconda sentenza è attesa per giovedì destinata a chiarire i ruoli di Francesco Lucci, il fratello di Luca, per l’ex bodyguard di Fedez, Christian Rosiello, e l’ultrà Riccardo Bonissi, tutti a processo ma in un filone di indagine separato.

Le reazioni e il clima in città

Le reazioni non si sono fatte attendere: “È una sentenza che dimostra come lo Stato sia presente anche nei contesti più difficili”, ha commentato il Procuratore aggiunto Mauro Clerici, che ha coordinato l’inchiesta. “Il mondo delle curve non può essere una zona franca dove la legge non arriva.”

Ovviamente critici cauti i rappresentanti legali di Lucci e Beretta, che annunciano già ricorso in corte d’Appello: “Si tratta di una condanna sproporzionata. Faremo valere in appello tutte le incongruenze di un procedimento che ha fatto leva su prove opinabili e una narrativa preconfezionata”, ha dichiarato l’avvocato difensore di Lucci, Marco D’Apuzzo.

A Milano, intanto, il clima è teso. I gruppi organizzati si sono chiusi nel silenzio, ma il timore è che la sentenza possa generare tensioni in vista della prossima stagione calcistica. In attesa della sentenza fuori dal Tribunale erano presenti due folte delegazioni di tifosi sia del Milan che dell’Inter: un presidio rumoroso e accompagnato da cori e striscioni, ma pacifico che ha espresso solidarietà nei confronti degli indagati.