Nella tornata delle Elezioni di Milano, affluenza al minimo storico, solo 36.7% per i referendum, ben lontana dal quorum. A Cernusco sul Naviglio, grazie al ballottaggio comunale, si supera la soglia: Paola Colombo è la nuova sindaca.
Milano si conferma una città politicamente vivace, ma non abbastanza da invertire il destino dei cinque referendum promossi dalla CGIL.
Nella tornata elettorale di questo fine settimana, l’affluenza nel capoluogo lombardo si è fermata al 36. 7%: un dato superiore alla media nazionale, ma comunque insufficiente per superare il quorum del 50%.
È un risultato che racconta, ancora una volta, il distacco crescente tra cittadini e strumenti di democrazia diretta, soprattutto quando non accompagnati da elezioni politiche o amministrative.
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Fa eccezione Cernusco sul Naviglio, dove si votava anche per il ballottaggio comunale: l’affluenza ha superato il 58% e il quorum è stato raggiunto. Una nuova sindaca, Paola Colombo, e un dato che diventa simbolo di partecipazione in un contesto generale segnato da disaffezione.
A Milano città si è votato con una certa regolarità, ma senza picchi significativi. Il municipio con la maggiore partecipazione è stato il Municipio 3, dove si è registrato un dato superiore al 42%. Il più disertato è stato il Municipio 1, con meno del 34%. Le percentuali restano comunque ben al di sotto della soglia necessaria per rendere validi i referendum.
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Nel dettaglio, tutti e cinque i quesiti referendari – da quello sui licenziamenti alla cittadinanza – si sono mantenuti in una forbice compresa tra il 36.7% e il 37.1% di affluenza. Non tutti gli elettori che hanno votato hanno scelto di esprimersi su tutti i referendum, votando per alcune delle cinque schede e astenendosi per le altre. È il dato sul referendum per il dimezzamento degli anni necessari alla richiesta di cittadinanza italiana (da 10 a 5 anni per gli stranieri extracomunitari) a registrare il massimo, con un 37,07%.
Nonostante il presidio della città da parte di sindacati, attivisti e militanti di centrosinistra, il risultato è chiaro: Milano, come il resto del Paese, non ha risposto in modo sufficiente all’appello.
A differenza del resto del territorio milanese, Cernusco sul Naviglio ha superato il quorum, arrivando a una media del 50,7% sui cinque quesiti, con un picco del 51,22% proprio sul tema della cittadinanza. Ma a trainare i numeri è stato il ballottaggio per le elezioni comunali, che ha visto sfidarsi Paola Colombo, vice sindaca uscente sostenuta dal centrosinistra, e Claudio Mereghetti, ex preside e candidato del centrodestra. Paola Colombo prende il posto di Ermanno Zacchetti, compianto primo cittadino scomparso lo scorso anno al suo secondo mandato.
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Al primo turno i due erano separati da meno di 200 voti. Colombo era avanti con il 37,25%, Mereghetti subito dietro con il 36,14%. Decisivo l’elettorato civico, in particolare quello delle liste “Vivere Cernusco” e “Adesso” che avevano sostenuto Danilo Radaelli (22,36%) e che si sono rivelati decisivi nel determinare l’esito finale. Non ci sono stati apparentamenti ufficiali, ma la scelta degli elettori è stata chiara.
Alla chiusura delle urne, il verdetto è stato netto: Paola Colombo si è imposta con quasi il 62% dei consensi. “Vittoria”, ha scritto la nuova prima cittadina su Facebook condividendo una foto con la sua squadra. Lo sfidante ha riconosciuto l’esito con toni istituzionali: “Dopo il ballottaggio, desidero rivolgere le mie congratulazioni a Paola Colombo. La volontà dei cittadini è sacra e va sempre rispettata: è questa la base su cui si fonda la nostra democrazia”.
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L’affluenza ha fatto il resto: 58,79% il dato finale, a fronte di un 47,89% registrato già nella serata di domenica. Un risultato che ha permesso a Cernusco di distinguersi in tutta la provincia e non solo.
Nel resto del territorio metropolitano la partecipazione è stata invece molto più bassa. A Saronno, nonostante il voto per le comunali, il quorum non è stato raggiunto: 46% l’affluenza finale. Peggio è andata in comuni come Buscate, Morimondo, Motta Visconti e Vanzaghello, dove solo un elettore su quattro ha scelto di recarsi ai seggi con medie di affluenza fra il 24 e il 28%, ben sotto anche alla già bassa media nazionale.
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Anche nei centri dove la consultazione locale poteva fungere da traino, il referendum è rimasto sullo sfondo. È un segnale evidente di una disaffezione crescente, che nemmeno la doppia tornata elettorale è riuscita a invertire.
Pur registrando il dato più alto tra le province lombarde, Milano si ferma comunque sotto il quorum. A livello regionale, il capoluogo ha fatto meglio di Monza (32%), Lecco (30%) e molto meglio di Sondrio (21%). Ma il margine resta insufficiente, e anche le zone più “attive” della città non hanno potuto fare la differenza.
Il dato finale di Milano, sebbene più alto della media nazionale (30,6%), conferma una tendenza consolidata: i referendum abrogativi, quando scollegati da appuntamenti elettorali di rilievo, faticano a coinvolgere l’elettorato.