Il 28 maggio di 47 anni fa piazza della Loggia a Brescia ospitava una manifestazione indetta dalle principali sigle sindacali per protestare contro una lunga serie di attentati di matrice fascista quando un ordigno nascosto in un cestino dei rifiuti esplose provocando la morte di otto persone e il ferimento di un altro centinaio.
La vittima più giovane si chiamava Luigi Pinto, aveva 25 anni ed era insegnante. La più matura di chiamava Euplo Natali, aveva 69 anni ed era un pensionato ex partigiano. Con loro anche Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese, Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie, Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica e Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante, Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio e Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.
Le indagini all’indomani della strage di piazza della Loggia furono costellate da numerosi depistaggi e le vicende processuali ebbero alterne vicende, spesso contraddittorie dalla clamorosa assoluzione pronunciata nel novembre del 2010 che assolveva gli imputati, identificati nella galassia dell’estrema destra con nomi come Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino, Pino Rauti, Maurizio Tramonte e l’ex militante di Ordine Nuovo Delfo Zorzi, con la formula dell’insufficienza di prove a quella del 2014 che confermò alcune assoluzioni negandone altre, motivo per cui venne istituito un nuovo processo.
Nell’ultima sentenza del 2017 la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo inflitta a Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Gli altri imputati, tra cui Zorzi, il generale Delfino e Rauti invece vengono assolti.
L’anniversario della strage è stato ricordato dal presidente Mattarella: “La Repubblica mai dimenticherà le vittime innocenti di Piazza della Loggia, l’incancellabile dolore dei familiari, la ferita profonda inflitta non soltanto alla città di Brescia ma a tutta la comunità nazionale. La strage del 28 maggio 1974 di matrice neofascista, accertata dai procedimenti giudiziari, era parte di un’azione eversiva che aveva lo scopo di indebolire la democrazia, colpire le libertà costituzionali, seminare paura e, in questo modo, ostacolare la partecipazione civile, sindacale, politica. Una catena di attentati terroristici minacciò in quegli anni le conquiste di civiltà, che gli italiani avevano con sacrificio raggiunto dopo il fascismo e la guerra”.
E ancora: “Grazie all’unità degli italiani la democrazia, le libertà, i diritti sono riusciti a prevalere. Nel giorno dell’anniversario, la memoria dell’attentato e della ferma risposta della Repubblica si unisce al sentimento più intenso di solidarietà verso le persone che hanno sofferto per la scomparsa dei loro cari, dei loro amici, dei loro compagni di lavoro. Alla vicinanza nei loro confronti si aggiunge la riconoscenza per l’impegno civile profuso da tanti in nome della verità e della giustizia”.