I criteri per stilare la classifica sono stati sostanzialmente due: il superamento dei limiti giornalieri delle polveri sottili (Pm10) e il superamento del valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) in base alle linee guida dell’OMS che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale per il Pm10.
Ebbene, su 96 capoluoghi di provincia analizzati, 35 hanno superato, almeno con una centralina, il limite previsto per le polveri sottili (Pm10), ossia la soglia dei 35 giorni.
La maglia nera spetta a Torino con 98 giorni. Milano è al sesto posto.
Al capoluogo meneghino e a Roma, Legambiente ha dedicato un approfondimento a parte dal titolo Roma e Milano Clean Cities”.
Nonostante i mesi di lockdown e il ricorso allo smart working, nei due capoluoghi sono stati superati i limiti fissati dall’OMS: a Milano si sono registrati 39 μg/m3 mentre a Roma sono stati 34 μg/m3.
Le auto si confermano la fonte principale di inquinamento in città.
Nel caso di Milano, per la prima volta in assoluto, la quota imputabile ai diesel ha superato i limiti fissati nelle prove di laboratorio prima della commercializzazione tanto che gli “Euro4” ed “Euro5” producono circa il 30% delle emissioni di biossido di azoto (NO2).
Per questo Legambiente chiede, come previsto nell’accordo tra governo e regioni della pianura Padana, il blocco della circolazione dei diesel “Euro4” e della auto a benzina “Euro1” e al 2025 l’estensione del blocco totale annuale anche all’ “Euro5” diesel e così via.
Per Milano si sono utilizzate le rilevazioni della centralina peggiore, quella di viale Marche, zona nord della città, che ha rilevato 79 giorni di superamento dei limiti consentiti.
Non è stata scelta quella solita di via Senato perché nel 2020 il dato era “sporcato” dalla presenza di un cantiere edile e delle relative polveri che accompagnavano i lavori.