Come i Milanesi divennero cittadini romani

Milano era entrata a far parte dello stato romano dopo la conquista da parte delle legioni repubblicane nel 222 a.C. La colonizzazione romana aveva mostrato subito i suoi vantaggi: ampliamento e potenziamento della città; leggi ed amministrazione più efficienti; il miglior esercito del mondo posto a difesa del suo benessere; l’ingresso in una rete di scambi commerciali che abbracciava l’intero mediterraneo e il vicino oriente, con la ricchezza che ne conseguiva.

Ma l’integrazione era ancora fragile quando scoppiò la seconda guerra punica, durata dal 218 al 202 a.C., con l’invasione dell’Italia da parte di Annibale e la conseguente sollevazione delle popolazioni galliche del nord contro Roma e a fianco del condottiero cartaginese. Dopo la guerra, che Roma vinse a fatica e rischiando di essere cancellata dalla storia dalle ripetute vittorie del generale nordafricano, furono stipulati nel 191 a.C. dei patti tra i romani e le popolazioni cisalpine che comportarono alcuni fatti fondamentali: la dispersione dei Boi e l’acquisizione delle loro terre da parte di Roma; l’inizio di una nuova campagna militare sugli Appennini fino alla costa, da Pisa a Marsiglia; infine la pacificazione definitiva dei Cenomani, degli Orobi e degli Insubri, che da nemici divennero alleati con un patto ricordato anche in un’orazione di Cicerone e che prevedeva che gli abitanti del luogo non potessero mai conseguire la cittadinanza romana.

Dopo la parentesi della guerra punica, Milano riprese il suo percorso di romanizzazione, che le permise di godere sempre di più della prosperità e delle ricchezze che le sue terre offrivano. Una dimostrazione dei vantaggi di appartenere alla Repubblica si ebbe nel 101 a.C quando alcune popolazioni germaniche si riversarono nei territori romani. Le avanguardie dei Cimbri superarono l’Adige arrivando a minacciare Milano, ma furono duramente sconfitti dalle legioni di Lutazio Catulo e di Mario ai Campi Raudii, nei pressi di Vercelli. Milano, ormai città ricca e dalle molte risorse, evitò così la devastazione e il suo benessere non fu intaccato.

Mario vincitore dei Cimbri – dipinto di Francesco Saverio Altamura

Nell’89 a.C. il console Gneo Pompeo Strabone, padre del futuro Pompeo Magno, emise una legge che permetteva ai Veneti, ai Galli e ai Liguri presenti al nord e che avessero raggiunto un adeguato livello di romanizzazione, di acquisire lo Ius Latii. Era la condizione proprie delle colonie latine, per via della quale i capoluoghi delle popolazioni in questione divenivano urbes, città romane. Non era ancora la piena cittadinanza ma un passo decisivo in quella direzione.

Quando nel 78 a.C. il console Marco Emilio Lepido si ribellò al Senato, cercò sostegno nella Gallia Cisalpina e mise tra le sue richieste la concessione della cittadinanza ai Transpadani. Ma Lepido fu sconfitto a Modena dalle forze di Pompeo, che fecero poi strage del senato di Milano (organo amministrativo locale).

Marco Tullio Cicerone

Marco Licinio Crasso, futuro triumviro con Cesare e Pompeo di lì a pochi anni, nel 65 a.C. cercò di risolvere positivamente la questione della cittadinanza per i cisalpini. Non vi riuscì per l’opposizione di Caio Pisone, vicino al Senato che si opponeva all’estensione della cittadinanza. Nonostante Crasso sia considerato da molti storici l’uomo più ricco della storia romana, se non addirittura di tutta la storia fino ad oggi, e fosse comandante di una buona parte dell’esercito romano, fallì nel suo intento per l’opposizione di un grande della vita e della retorica latine, Cicerone.

La piena cittadinanza romana sembrava così continuamente sfuggire ai padani e ai milanesi. Ma all’orizzonte si stagliò ben presto la figura di un uomo che legò le proprie fortune belliche e politiche al nord dell’Italia e che sposò senza esitare le richieste del nord: Caio Giulio Cesare. Una storia che vedremo nella prossima puntata della Milano Romana.

Caio Giulio Cesare
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