Aurora all’Alcatraz, impegno sociale e green per la cantautrice da due miliardi di streaming

Il nome della norvegese Aurora è uno degli esempi più clamorosi nel mondo del pop moderno che guarda con attenzione a social, nuove generazioni e temi dedicati all’ambiente e alla tutela

 Tutto esaurito questa sera all’Alcatraz per Aurora, cantante norvegese che fa dell’impegno per l’ambiente il suo cavallo di battaglia.

Aurora, cantante norvegese
La grinta di aurora sul palco, stasera all’Alcatraz – Credits ANSA (MIlano.CityRumors.it)

Norvegese, 28 anni compiuti a giugno, Aurora ha iniziato il suo percorso giovanissima fortemente influenzata dai genitori: ha imparato a suonare il pianoforte da sola, mettendosi davanti a una tastiera a soli sei anni. A dieci aveva composto la sua prima canzone.

Aurora, non solo una voce

Timbro incantevole, davvero unico in un panorama sempre più copia e incolla, Aurora (che di cognome fa Aksnes) ha avuto il grande merito di emergere proprio per la sua originalità che la porta in poco tempo a diventare una voce fuori dal coro del pop contemporaneo. Una personalità stravagante che certo non passa inosservata non solo per come si esibisce e si esprime dal punto di vista gestuale, estremamente teatrale e immaginifico, ma anche per la responsabilità che si prende scrivendo testi fortemente improntati all’impegno.

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Il suo concerto di questa sera all’Alcatraz di via Valtellina a Milano arriva a un anno di distanza dal suo show al concertone del Primo Maggio di Roma, con lo scopo di promuovere il suo nuovo album What Happened To The Heart?, in quella che è la sua unica data italiana di un lungo tour mondiale.

What Happened To The Heart?

What Happened To The Heart?, è il suo quinto disco di inediti, pubblicato poche settimane fa e mai come in questo caso si può parlare di disco della consapevolezza e della maturità. Da sempre molto attenta ai temi legati all’ambiente, Aurora ha scritto il disco in pochi mesi, dopo avere letto un blog pubblicato da alcuni attivisti indigenti dal titolo We Are the Earth, noi siamo la terra.

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“Era un testo che esprimeva poesia e preoccupazione molto consapevole per il trattamento che stiamo riservando al nostro pianeta. Parole che non erano né di giudizio né di critica ma che soprattutto erano di impegno sano e consapevole – spiega oggi la cantautrice – ho sentito questi argomenti profondamente miei. Il disco parla di questo…”

Aurora tra cuore e terra

Il gioco di parole tra Heart e Earth, cuore e terra diventa un tutt’uno. Dal presupposto di sensibilizzare le persone all’ascolto su quello che è una rivoluzione di pensiero positiva per affrontare in modo decisivo rischi e conseguenze del cambiamento climatico si arriva alla necessità di preservare anche noi stessi e la nostra umanità, nella concezione più alta del termine: “Se salviamo il pianeta forse riusciremo a salvare anche la nostra essenza più vera e autentica…” dice Aurora.

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L’ispirazione del messaggio porta a sedici canzoni estremamente ispirate e concrete in cui si parla non solo di alberi e ambiente, ma anche di come l’uomo è cambiato, privilegiando logica e profitto al posto dell’emotività in modo non sempre intelligente: “Abbiamo relegato il cuore a un ruolo di secondo piano. Non credo che sia stato un buon affare… Perdere il contatto con la natura, na anche con il nostro organo più vitale è una responsabilità molto grave della quale presto pagheremo tutti conseguenze significative”.

Un disco impegnato

L’album porta firme importanti. Su tutte quelle di Tom Rowlands, il 50% probabilmente più creativo e ispirato dei Chemical Brothers, e Ane Brun. Un binomio curioso che consente ad Aurora di mescolare con efficacia sonorità elettroniche e molto sperimentale ad ambientazioni folk che si ritagliano perfettamente su testi molto ricchi di pathos e di immagine.

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La sua presenza in scena fa il resto. Aurora riesce a catturare l’attenzione del suo pubblico come poche altre performer e a creare un clima di profonda empatia e di comunicazione. Tra i brani più riusciti dell’album, tutti proposti anche nella sua scaletta live, Some Type of Skin che tratta il difficile tema dei traumi emotivi, così frequenti al giorno d’oggi, e The Forbidden Fruits of Eden brano che apriva il suo album precedente – The Gods We Can Touch – e che sembrava quasi una sorta di anticipazione di quello che sarebbe stato il suo messaggio artistico con il disco più attuale.

Aurora, cantante norvegese
Aurora torna in Italia dopo lo show del primo maggio dello scorso anno – Credits ANSA (MIlano.CityRumors.it)

Prima data a Milano

Nonostante la sua carriera sia essenzialmente internazionale con una attivissima fan-base nel Regno Unito, Aurora è riuscita a farsi notare fin da subito anche nel nostro paese. Conosce la musica italiana. Ha studiato Battisti, Tenco, Lauzi, De André: la storia della canzone d’autore italiana in qualche modo le piace e le appartiene. Tant’è che quando lo scorso anno è arrivata la chiamata per esibirsi nel Concertone del Primo Maggio, Aurora ha subito detto sì senza pensarci due volte rinsaldando il suo un legame speciale con l’Italia.

Una proposta attuale e in stile, musica d’autore con sonorità molto attuali che lasciano un messaggio e una profonda identità.

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Questa è la sua seconda data italiana, la prima del tour indoor che la porterà in giro per l’Europa. È reduce da un’applauditissima esibizione all’Openair di Zurigo e da una serie di Festival molto quotati a est: Giappone, Thailandia, Indonesia. Al festival di Sziget, Budapest, uno degli appuntamenti più attesi dell’anno, è stata una delle più apprezzate e applaudite.

Aurora, cantante norvegese
Aurora, 28 anni, cinque dischi all’attivo – Credits ANSA (MIlano.CityRumors.it)

Quasi tre miliardi di streaming

Nel corso del suo tour ha alternato brani noti ad altri nuovissimi con un ampio spazio dedicato al suo ultimo disco riuscendo di tanto in tanto a sorprendere il pubblico anche con qualche canzone del tutto inattesa.

Con oltre un milione di album venduti e 2,6 miliardi di streaming a livello globale, Aurora è diventata una delle artiste più apprezzate del panorama musicale contemporaneo.

Il suo album The Gods We Can Touch ha raggiunto la Top 10 nel Regno Unito e ha portato la cantante in tour in tutto il mondo, includendo anche alcune delle più prestigiose arene internazionali. Quest’anno, Aurora ha continuato a espandere la sua presenza globale partecipando a importanti festival. Non solo Sziget ma anche Glastonbury e Roskilde, due banchi  di prova fondamentali per una star emergente.

Arriva a Milano torna per la quarta volta dopo le tappe di Segrate, al Circolo Magnolia nel gennaio del 2019, e sempre all’Alcatraz, due anni fa.

Questa una delle ultime scalette live di Aurora

The Goddes of Dawn
The River
All Is Soft Inside
A Soul with No King
The Forbidden Fruits of Eden
Heathens
When the Dark Dresses Lightly
Murder Song (5, 4, 3, 2, 1)
Runaway
Churchyard
Running With the Wolves
Starvation
Queendom
BIS
The Seed
Cure for Me
Giving In to the Love

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