I numeri del concerto dei Club Dogo a San Siro sono davvero quelli di un grandissimo evento che porta il movimento rap italiano a un altro livello
Dopo dieci concerti sold out al Forum di Assago era davvero difficile pensare che i Club Dogo sarebbero riusciti a fare qualcosa di ancora più importante e significativo.
E invece, in un crescendo narrativo esponenziale pochi mesi dopo la loro reunion che i ha riportati al centro della scena e dopo molti anni di inattività Guè, Jake la Furia e Don Joe sono riusciti a chiudere definitivamente un cerchio che li rende il monumento per eccellenza al movimento rap italiano.
Club Dogo a San Siro, un cerchio che si chiude
In un paese che ha guardato al rap prima con disinteresse, poi semplicemente come moda ma difficilmente come un vero e proprio fenomeno culturale degno di nota e di sintesi in una cornice che con il rap non dovrebbe nulla a che fare, i Club Dogo sono stati i primi a credere in un certo tipo di messaggio e a proporre un certo tipo di musica. Quando la trap non esisteva e il rischio era sempre quello di scimmiottare senza avere nulla di originale da dire.
E incece i Dogo sono stati i primi a lanciare messaggi che non erano solo chiacchiere e distintivo. Sono stati i primi a produrre dischi in modo davvero originale, imparando dai più grandi ma in qualche caso inventandosi una propria cifra di espressione.
Sul più bello…
Sono anche stati i primi a mollare. Quando quelli che si apprestavano a fare grano pesante stavano appena cominciando. E loro, troppo avanti per tutti, si sono messi a guardare tutti gli altri, in un’Italia dove il mercato cominciava a dettare regole che evidentemente non gli piacevano.
Ora senza nulla togliere a Sfera Ebbasta che li ha preceduti di qualche ora per poi affiancarli sul palco, né a J-Ax e Fedez che a San Siro si sono esibiti ormai sei anni fa davanti a 50mila persone in quello che era più un evento che un vero e proprio concerto, i Club Dogo tornano e mettono i puntini sulle ‘i’. Il rap italiano sono loro. E il rap italiano deve loro moltissimo. La stragrande maggioranza di chi oggi dice di essere rapper senza di loro farebbe altro. O non sarebbe in grado di fare proprio nulla.
Gli amici in scena
Ad omaggiarli ospiti d’eccezione: quelli che senza se e senza ma riconoscono nei tre rapper milanesi un punto di riferimento, uno spartiacque tra il prima e il dopo. E di fronte a un pubblico davvero straordinario l’evento di San Siro diventa occasione di festa. Anche di una certa e malcelata ma meritata autocelebrazione. Sul palco si alternano Marracash, Elodie, Arisa, Giuliano Palma, Coez, J-ax. Alborosie, Vincenzo da Via Anfossi e Emi lo zio, Sfera Ebbasta e Lazza.
Mantenendo una propria originalità a distanza di un esordio vecchio ormai di oltre venti anni, i Club Dogo riescono a dimostrarsi degni di nota per una notevole trasversalità frutto di una produzione frenetica e industriale, sette dischi in pochi anni, prima di un lungo silenzio interrotto solo da produzioni autonome, qualche pubblicazione e sporadiche apparizioni televisive.
Club Dogo, il rap prima e dopo
L’Italia rimane divisa tra fazioni anche estremamente disgregative in cui ci si scorna su chi abbia avuto più successo e influenza nel corso degli anni. I Club Dogo sotto un certo aspetto mettono d’accordo tutti. Anche per il numero di fan e per una base estremamente ampia ed eterogenea che coinvolge i ‘ragazzi’ dai 40 in giù. Erano tantissimi i quarantenni in prima fila a San Siro. Ma anche per il peso del loro ritorno: che non è solo finalizzato a fare cassa con tutte le opportunità possibili e gli show organizzabili ma anche con brani nuovi. Perché i tre Dogo avevano ancora cose da dire.
Dal Mi Fist è passata una eternità. Per la verità una eternità sembra essere trascorsa anche da Non siamo più quelli di Mi Fist che aveva preceduto il loro lungo silenzio. Alcuni dei loro ospiti su un palco a San Siro non ci sono mai saliti. Elodie si dà un’occhiata intorno ammirando lo show del quale sarà protagonista l’anno prossimo, con la sua prima data nel monumentale stadio milanese.
Club Dogo a Milano, luogo di partenza e di arrivo
Difficile adesso cercare di capire come e da dove ripartiranno i Club Dogo. Se ci sono altre cose da dire o se dopo un bagno di folla del genere l’unico passaggio obbligato potrebbe essere un nuovo lungo silenzio. Un impatto del genere è qualcosa di davvero straordinario. Sul palco c’è la loro eredità naturale rappresentata da artisti come Sfera Ebbasta e Lazza che li definisce a uno a uno “genitore 1, genitore 2 e genitore 3”. E davanti c’è gran parte della loro gente, i protagonisti di quella Milano che hanno raccontato e descritto anche nei suoi angoli meno affascinanti e più pericolosi.
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La scaletta
Davvero divertente il prologo dello show affidato a un video che sembra ispirato dal telefilm Sulle strade della California con i tre a bordo di una BMW zarra da morire che li accompagna davanti allo stadio. I tre si presentano davanti alla folla coperti da un passamontagna: si dimostrano assolutamente a loro agio sul palco, gigantesco, mai così grande per loro e sulle lunghissime passarelle che li accompagnano fino sotto le tribune, tutte gremite all’inverosimile.
In rapida successione passano tutti i loro brani più amati con maxischermi che giocano un ruolo fondamentale. Il suono è meno potente di quello che dovrebbe essere, le dannate regole sul controllo dei decibel sono quanto di peggio esiste per chi vorrebbe semplicemente vivere l’emozione di un grande concerto dal vivo in tutta la sua pienezza. Ma la regia dello show è completa, accurata, coinvolgente.
Da Bob Marley a Mario Giordano
Bellissimo il segmento con il quale il Club omaggia Bob Marley che si esibiva 44 anni fa – quasi un anniversario, era il 27 giugno 1984 – in cui il leggendario profeta del reggae si scagliava contro il denaro e le major. É il prologo dell’ingresso di Alborosie. Molti applausi per Giuliano Palma che li affianca per Pes.
Tra le cose più riuscite lo schieramento che vede sul palco Coez, Lisa e Lazza per Tutto ciò che ho. Milano, capitale del bengodi, rivive in un video molto anni ’90 dove si vedono feste sgargianti, protagonisti discussi e discutibili tra tronisti, veline e agenti delle dive. Il pubblico se la ride. Considerando una clip con Mario Giordano, uno di quelli che diceva di detestare rap e trapper e che fa loro i complimenti per la coerenza, non si capisce se i Dogo si godano la rivincita o ci stiano prendendo tutti per il sedere.
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Quella riservata a Marracash è qualcosa di più di una parentesi. Il rapper legato ai Dogo da qualcosa di più di una semplice e solida amicizia, resta sul palco per venti minuti e quattro canzoni. Cresciuto nella Dogo Gang, 45 anni (ormai) Marracash è quello che più di ogni altro tra i molti artisti che devono tanto al Club ha saputo preservare il loro DNA. Nuovo album in lavorazione Marracash passerà anche lui l’anno prossimo da qui in quello che sarà il suo primo tour negli stadi. Nato per questo è il manifesto stesso dello show.
Ballerine, luci, fiammate chimiche. King Kong che assalta il Pirellone. Arisa che gorgheggia in Fragili ed Elodie, sexy da matti che ancheggia in Soli a Milano. Di tutto di più. Lo show chiude dopo due ore e spiccioli, 34 canzoni e la gente ne vorrebbe ancora. Il che significa che dieci sold out al Forum e un San Siro stracolmo non bastano.
Chiusa la bolgia di San Siro i Club Dogo proseguiranno la loro estate con quattro date importanti: 6 luglio ad Alba, 16 luglio a Rock in Roma, 17 al Red Valley Festival di Olbia, 31 agosto a San Benedetto del Tronto.
Questa la scaletta dei Club Dogo a San Siro
C’era una volta in Italia
Mafia del boom bap
Rendez vou col delirio
D.O.G.O.
Butta via tutto
La testa gira
Una volta sola (seguito dal video di Mario Giordano)
Vida loca
Cronache di resistenza
La stanza dei fantasmi
Hardboiled
Rap soprano
Serpi
Voi non siete come noi
Chissenefrega
Per la gente
Italia 90
Sempre in giro (con Emi Lo Zio e Vincenzo da via Anfossi)
Milly (con Sfera Ebbasta)
Brucia ancora (con J-Ax)
Il mio mondo le mie regole (seguito dal video di Bob Marley)
King of the jungle (con Alborosie)
Note killer
PES (con Giuliano Palma)
Tutto ciò che ho (con Coez, Lisa e Lazza)
Tornerò da re (seguito dal video Milano anni ‘90)
Briatori (con Marracash)
Ciao proprio (con Marracash)
Nato per questo (con Marracash)
Puro Bogotà (con Marracash e Vincenzo da via Anfossi)
Spacco tutto
Fragili (con Arisa)
Soli a Milano (con Elodie)
All’ultimo respiro