A Cinisello Balsamo lo conoscevano tutti come ‘l’uomo volante’ e Raian Kamel, deceduto tragicamente a 36 anni, era quanto di più vicino possibile al mito di Icaro
Basta una semplice rispolverata ai libri di epica. E purtroppo torna alla memoria di tutti il fatto che la fine di Icaro, l’uomo che sognava di volare e che si avvicinò troppo al sole sciogliendo la cera che teneva insieme le sue ali costruite dalle mani di Dedalo, fu tragica.
Come tragica è purtroppo la fine di Raian Kamel, filmmaker e base jumper di 36 anni originario di Breno, nel Bresciano, ma residente a Cinisello Balsamo.
Raian ha perso la vita ieri mattina, martedì, sul Piz da Lech, una famosa via ferrata nelle Dolomiti, situata nel Gruppo del Sella in Val Badia. Kamel viene definito un appassionato di base jumping, pericolosissima specialità che prevede una lunga fase di volo libero – quasi sempre con una tuta alare di modernissima concezione – da picchi estremamente alti.
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In realtà Raian Kamel del base jumping era un interprete straordinario, uno dei migliori del mondo. Un temerario, certo. Un visionario. Un uomo che aveva investito molto tempo e tanta ricerca nel desiderio di diffondere la sua specialità realizzando decine e decine di video che on line erano richiestissimi e che erano diventati la sua professione.
Raian Kamel era un ragazzo che spesso comunicava con grande entusiasmo quella che era la sua passione che ai più poteva sembrare folle. Era il suo modo di essere e non un vezzo da influencer o una questione di marketing: “Ho scoperto che per quanto paradossalmente le mie imprese siano rischiose sono proprio quelle che mi tengono vivo. Adoro andare a cercare personalmente nuovi punti dai quali decollare, traiettorie da inventare per primo. E poi ci sono aspetti che molte persone non sospettano, come ad esempio quello che riguarda la preparazione fisica. Sono una persona profondamente allenata, che non si improvvisa e che non lascia niente al caso. Gli strumenti che utilizzo sono l’esito di anni e anni di ricerca di staff straordinariamente preparati con i quali lavoriamo anche per creare nuovi brevetti che possano anche essere utili nel settore della sicurezza”.
Raian Kamel si era lanciato martedì mattina dalla vetta del Piz de Lech con un programma di volo ben definito: l’idea era quella di atterrare tutti a Colfosco, in un prato attrezzato, al termine della realizzazione di una sessione video. Un volo pericoloso che tuttavia Raian aveva già effettuato e documentato.
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Inizialmente si pensava che Raian avesse semplicemente individuato una traiettoria interessante per creare il video che stava riprendendo con le sue videocamere. Evidentemente invece qualche problema tecnico deve avere portato il base jumper su una traiettoria che non gli ha lasciato scampo.
Dopo aver realizzato che Raian non era arrivato al punto prestabilito, i suoi amici hanno immediatamente allertato i soccorsi.
La squadra dell’Aiut Alpin Dolomites, supportata da un elicottero, ha sorvolato la zona alla ricerca del base jumper. Il corpo di Kamel è stato individuato in un canalone ghiacciato a 2.400 metri di quota, in un’area impervia e priva di sentieri. La difficoltà del terreno ha reso complicato il recupero del corpo, ma alla fine i soccorritori sono riusciti a trasportarlo a valle con l’aiuto dell’elisoccorso. Per Raian ovviamente non c’era più nulla da fare. L’ipotesi è che sia morto sul corpo. Ma il magistrato di turno ha disposto una indagine e l’autopsia.
Raian Kamel era noto per la sua passione per il base jumping e i salti con il paracadute, attività che documentava meticolosamente con la sua telecamera. Con oltre 5mila follower sui social, Kamel condivideva regolarmente i video delle sue impressionanti acrobazie. Uno dei suoi salti precedenti, nell’agosto del 2022, lo aveva visto lanciarsi proprio dal Piz da Lech, la stessa montagna dove ha trovato la morte.
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Il base jumping è uno sport estremamente pericoloso che comporta lanciarsi da picchi importanti con una tuta alare: si vola tra i 180 e i 210 chilometri orari, le correnti ascensionali consentono di prolungare l’esperienza di volo in modo estremamente intenso. Si plana quanto più in basso possibile prima di aprire il paracadute. Non sono concessi margini di errore e qualsiasi imprudenza, può risultare fatale.
La morte di Raian Kamel non è un caso isolato sul Piz da Lech. Questa cima delle Dolomiti è diventata una meta ambita per i base jumper, ma è anche teatro di numerosi incidenti.
Nel 2020, Simone Rizzi, un brianzolo di 33 anni, ha perso la vita nello stesso punto. Rizzi si era lanciato con la tuta alare insieme a un compagno di volo e, dopo aver attraversato un canale ghiacciato, ha calcolato male il momento di abbassarsi, schiantandosi contro la roccia.
Un anno dopo, un altro base jumper, un finlandese di 33 anni, ha trovato la morte sul Piz da Lech. L’uomo si era lanciato insieme alla sua ragazza, che aveva poi deciso di tornare a valle a piedi. Non vedendolo tornare, la donna ha allertato i soccorsi, che hanno trovato il corpo dell’uomo in un canalone nella Val Mezdì. Anche in questo caso, il base jumper è morto sul colpo, presumibilmente per un errore di calcolo simile a quello di Rizzi.