Milano, concorsi truccati: Massimo Galli a processo, la sentenza è servita

Si è chiuso il processo di primo grado nei confronti del popolare infettivologo Massimo Galli accusato di turbativa d’asta e falso ideologico

Ricorrerà in appello. Massimo Galli esce con una condanna a un anno e quattro mesi per falso ideologico nell’ambito del processo circa concorsi dell’Università statale di Milano erano viziati da trucchi e favoritismi.

Massimo Galli
Un primo piano di Massimo Galli in aula – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

Una sentenza a metà per il noto infettivologo ed ex primario dell’ospedale Sacco di Milano, professionista diventato popolarissimo durante la pandemia con le sue letture analitiche sull’evoluzione del virus e l’impatto drammatico sul nostro paese.

Chi è Massimo Galli

Per molti mesi Massimo Galli è stato al centro dell’attenzione mediatica generale proprio in considerazione del suo impegno sul fronte della lotta alla pandemia. Una carriera ricca di successi e contributi significativi alla medicina, Galli ha giocato un ruolo cruciale nella lotta contro le malattie infettive, sia come ricercatore che come medico clinico. Il momento del Covid-19 è stato quello della sua maggiore esposizione.

Una vita in ospedale e Università

Laureato a Milano, Massimo Galli si è specializzato giovanissimo in malattie infettive, diventando uno dei maggiori esperti in questo campo. Ha lavorato presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, un centro di riferimento per le malattie infettive, probabilmente il primo polo che ha individuato e arginato la pericolosità del Covid.

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Una carriera significativa anche dal punto di vista didattico. Galli è stato professore ordinario di malattie infettive presso l’Università degli Studi Statale di Milano e ha dato un contributo importante anche alla formazione di numerosi medici e ricercatori. La sua attività didattica e scientifica ha avuto un impatto significativo sulla comunità medica milanese, rendendolo un punto di riferimento nel campo delle malattie infettive.

Aids, malattie tropicali e poi il Covid

Uno dei suoi principali contributi è stato nel campo dell’HIV/AIDS. Negli anni ’80 e ’90, Galli è stato in prima linea nella lotta contro questa malattia, contribuendo a sviluppare protocolli di trattamento che hanno migliorato significativamente la qualità della vita dei pazienti affetti da HIV. Ha partecipato a numerosi studi clinici e ha collaborato con altri esperti internazionali per migliorare la gestione di questa malattia.

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I suoi studi hanno coperto una vasta gamma di argomenti: le epatiti virali, le infezioni tropicali e, più recentemente, il COVID-19. Il suo lavoro di ricerca ha fornito importanti intuizioni su come queste malattie si diffondono e su come possono essere trattate e prevenute.

Sul fronte della pandemia  19

La pandemia di COVID-19 ha portato Massimo Galli alla ribalta come uno degli esperti più consultati dai media e dalle istituzioni. Fin dall’inizio dell’epidemia, Galli ha fornito informazioni chiare e basate sui dati, contribuendo a informare il pubblico e a guidare le politiche sanitarie. Le sue apparizioni sui media e le sue interviste hanno aiutato a chiarire molti aspetti della pandemia, dall’importanza delle misure di prevenzione all’efficacia dei vaccini.

Galli ha anche svolto un ruolo chiave nella gestione clinica dei pazienti con COVID-19 presso l’Ospedale Sacco. Ha coordinato il lavoro del suo team per fornire cure adeguate ai pazienti e ha contribuito alla ricerca su nuovi trattamenti e strategie di gestione per il virus. Il suo impegno e la sua dedizione durante la crisi sanitaria sono stati ampiamente riconosciuti e apprezzati.

Il caso Massimo Galli

Le accuse nei confronti di Massimo Galli si riferiscono al periodo immediatamente precedente alla pandemia, Nel biennio 2019-2020, periodo in cui Galli avrebbe – secondo l’accusa – manipolato il concorso per un posto di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’ospedale Sacco.

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Secondo la Procura, Galli, in qualità di presidente della commissione, avrebbe favorito un candidato specifico, Agostino Riva, a discapito di Massimo Puoti, direttore del dipartimento malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano.

Massimo Galli
Galli farà ricorso contro la sentenza di primo grado – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

Cosa è cambiato

Un caso giudiziario che a Milano ha destato molto scalpore ma che è radicalmente cambiato dalla sua istruzione. Da quando la VI sezione della Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di turbativa d’asta si applica solo agli appalti di beni materiali e servizi, era esclusa una condanna penale dell’infettivologo. Che infatti è uscito assolto dall’accusa di turbativa d’asta nonostante le accuse dei pubblici ministeri Eugenia Bianca Maria Baj Macario e Carlo Scalas.

Massimo Galli: la condanna

Massimo Galli è stato condannato per falso ideologico in merito alla procedura di assegnazione dei punteggi ai candidati. Secondo il Tribunale, il prospetto con i punteggi sarebbe stato preparato al di fuori delle riunioni collegiali dei tre commissari e solo successivamente formalizzato. Un documento che sarebbe stato predisposto da Galli e Riva, bypassando il processo di valutazione collegiale. Per dimostrare questa tesi, accolta dai giudici, iPM si sono avvalsi di alcune intercettazioni telefoniche dimostrando che la preferenza di Galli sarebbe andata fin dall’inizio a Riva con il quale l’infettivologo aveva un rapporto professionale e personale molto stretto.

Le altre sentenze

Gli altri duemembri della commissione, il professore dell’Università La Sapienza di Roma Claudio Maria Mastroianni e la professoressa associata dell’Università di Palermo Claudia Colomba, avevano in precedenza patteggiato una pena di sei mesi, convertita in una sanzione pecuniaria di 8mila euro, per la stessa accusa di falso ideologico. La richiesta dei PM era di un anno e dieci mesi.

Le dichiarazioni di Galli

Massimo Galli ha annunciato con i suoi legali ricorso in appello: “Si tratta di una sentenza, ma il mio punto di vista è completamente diverso dunque porterò avanti in appello le mie convinzioni. Sono assolutamente sereno – ha detto l’infettivologo – l’unica cosa che mi sento di ammettere è di aver dimenticato di correggere un orario. Se ho sbagliato nel non correggere un orario, lasciandolo così com’era per una svista, non riesco a rimproverarmelo più di tanto. Il 14 febbraio del 2020 era un giorno pieno di cose da fare e soltanto sei giorni dopo avremmo avuto il primo caso conclamato di Covid in Italia.”  

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