La sopravvissuta ai campi di concentramento ha ricevuto un’accusa tremenda proprio da un’ex senatrice. Ecco le parole e la risposta immediata
Nata a Milano nel 1930 in una famiglia di ascendenza ebraica, Liliana Segre l’8 dicembre 1943 viene arrestata in provincia di Varese dalle autorità fasciste e, quindi, portata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau insieme al padre, che non ha mai più rivisto. Dopo un anno e mezzo di terrore e di dolore puro, il 1° maggio 1945 viene liberata dal camp di Malchow da parte dell’Armata Rossa e di fatto diventa una dei pochi superstiti italiani dell’Olocausto.
Al ritorno in Italia, dopo un lungo periodo di silenzio e di metabolizzazione, Liliana Segre inizia a raccontare la propria esperienza e lo fa cercando di sensibilizzare le nuove generazioni alla lotta alle discriminazioni e al razzismo. Nel 2018 viene quindi nominata senatrice a vita e, dall’aprile del 2021, è presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio. Ecco però cosa le è successo nelle ultime ore: un’ex diplomatica le ha rivolto accuse tremende.
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Ex ambasciatrice a Stoccolma e a Bruxelles, oggi giornalista e opinionista, Elena Basile nelle ultime ore è al centro di aspre critiche. Tutto parte da un suo messaggio scritto sui social e su un articolo da lei firmato sul Fatto Quotidiano nel quale stuzzica apertamente la Segre con domande relative all’attuale questione palestinese. “Lei dice di non poter più dormire pensando ai bambini ebrei uccisi il 7 ottobre”, scrive, aggiungendo dettagli relativi alla difficoltà che la Segre dice di vivere ogni volta che ripensa a quanto le è accaduto nei campi di concentramento. “Ma cara signora, possibile che lei sia tormentata solo da pensiero dei bambini ebrei?” la stuzzica quindi la Basile, chiedendole poi espressamente se i bambini palestinesi non le interessino.
La Basile, quindi, prosegue e spiega come anche i nazisti fossero molto buoni, con i loro stessi bambini bianchi, ariani e conformi ai loro ideali di purezza. “Non sentivano nulla per la morte degli ebrei: lei vuole imitarli? Sente qualcosa solo per la morte per gli ebrei ma non per gli altri?” continua l’ex diplomatica.
A rispondere a queste accuse così pesanti è Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre. Dopo una prima richiesta rivolta all’ex diplomatica di cancellare quel video così infamante, Paci informa che la Basile gli ha fatto sapere che la colpa non è sua, ma dei giornali che hanno travisato le sue parole. Inoltre, Elena Basile sembra aver detto al figlio di Liliana Segre che in primo luogo ad aver sbagliato sarebbe stata sua mamma poiché le sue parole a loro volta sarebbero state anch’esse travisate dai giornali, soprattutto quelle in merito ai bambini ebrei e palestinesi.
Paci, quindi, ha ulteriormente risposto alla Basile sottolineando che non esiste alcun fraintendimento delle parole di sua mamma da parte della stampa e che, poiché lei non sembra intenzionata ad adottare misure riparatorie in seguito alle accuse, la famiglia Segre procederà con l’avvocato di fiducia a querelarla. “Mia madre ripete da mesi in ogni occasione di essere angosciata per la sorte di tutti i bambini coinvolti dalla guerra, senza distinzione” conclude poi Paci.
Alle prime ore di questa mattina, anche alcuni membri del senato hanno condannato duramente le parole di Elena Basile. Prima a farlo è Raffaella Paita di Italia Viva, componente della commissione Antidiscriminazioni presieduta dalla Segre stessa. Prosegue poi Ignazio La Russa, che si associa alle parole dei colleghi e abbraccia virtualmente la Segre per le accuse subite.