Caso San Siro, la Procura della Repubblica di Milano accende i riflettori: sospetti di favoritismi verso Milan e Inter. Tutta la vicenda e le prime reazioni.
L’indagine della Procura della Repubblica di Milano per turbativa d’asta nell’ambito della compravendita dello stadio di San Siro e delle aree limitrofe rischia di pesare come un macigno sui procedimenti in atto per “rivoluzionare” il capoluogo lombardo.

Il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana si è augurato che possa trattarsi di un atto dovuto. Un’inchiesta derivante “dal fatto che qualcuno ha presentato un esposto”. Quel qualcuno è il promoter musicale Claudio Trotta, tra i fondatori, con Luigi Corbani, del comitato Sì Meazza. Sono alcuni dei firmatari di uno dei tanti esposti arrivati agli inquirenti milanesi contro un’operazione che, si sospetta, possa aver favorito i privati, ossia i club di Milan e Inter, scavalcando l’interesse pubblico.
“Milano ha necessità di avere un nuovo stadio – ha dichiarato Fontana – perché lo sport è cambiato, la società è cambiata e anche gli stadi sono cambiati. Nella loro conformazione e nella loro fruizione sono delle realtà completamente diverse”. Inter e Milan, che ieri hanno firmato il rogito, hanno comprato per 197 milioni di euro lo stadio di San Siro e tutte le aree intorno. 280mila metri quadrati di città passano quindi dal demanio pubblico alla società veicolo Stadio San Siro spa controllata dalle due squadre.
Compravendita di San Siro, versata già una prima tranche da 100 milioni
Le società hanno versato una prima tranche da 100 milioni circa (73 milioni di prima rata più iva, più 18 milioni a conguaglio di un debito pregresso delle società nei confronti del Comune), insieme alle fideiussioni pattuite a garanzia delle future rate (124 milioni) e di tutta l’operazione, dalla costruzione del nuovo stadio alla demolizione della Scala del calcio.
“Ormai ogni giorno si legge di un’inchiesta. Io voglio sperare che il Comune di Milano abbia fatto le cose per bene e rispettato tutte le procedure. – ha detto l’assessore regionale lombardo e consigliere comunale di Forza Italia Gianluca Comazzi – Noi non commentiamo le inchieste, ma ci concentriamo sul merito. In questi anni c’è stata una gestione molto lenta e passiva da parte del Comune con le società di calcio nella vicenda dello stadio. L’unica possibilità che aveva questa città era quella di garantire un impianto competitivo a livello europeo“.

Comazzi ha poi ricordato che “Forza Italia decise di lasciare l’aula durante quel voto per non perdere un investimento di oltre 1 miliardo e 200 milioni su Milano, un’occasione per rigenerare un intero quartiere e rendere competitive le nostre squadre con uno stadio all’altezza delle sfide europee“. Ora è ai nastri partenza un lungo iter procedurale che prevede blocchi di intervento da qui al 2035. La Legge Stadi prevede una conferenza dei Servizi decisoria a cui partecipano tutti gli enti coinvolti, dal Comune alla Regione, che approva il Piano di fattibilità tecnico economica già confezionato dalle squadre.
Con il nuovo San Siro da 71.500 posti pronto, a partire dal 2031 partiranno i lavori di parziale demolizione della Scala del calcio (di cui resterà meno del 10%). Tra il 2032 e il 2035 partirà il percorso di rifunzionalizzazione dell’area dove oggi sorge il Meazza, con la realizzazione del parco e delle volumetrie (hotel, centro commerciale e via dicendo). Il percorso è diviso in fasi: se non si completa la fase in corso non si può passare a quella successiva. A ciò servono le fideiussioni che i Club hanno dovuto allegare al rogito.
L’obiettivo della Procura è verificare se la procedura di compravendita di San Siro sia stata corretta. Se la strada scelta della “raccolta di manifestazioni di interesse“, così come è stata costruita, abbia o meno rispettato i paletti della legge o se si sarebbe dovuto procedere con una gara internazionale. “Mi sembra astronomicamente lontano da una tempesta giudiziaria, è un venticello“, ha commentato il presidente della società rossonera, Paolo Scaroni.





