Partendo dal presupposto che la resistenza al virus e ai cambiamenti che ha imposto al vivere quotidiano siano già un modo per guardare al futuro, la ricerca partiva da una risposta affermativa a quella domanda.
La ripartenza passerà dunque attraverso al comprensione di cosa è successo, quali sono gli aspetti che la crisi sanitaria ha accelerato e quali ha peggiorato ulteriormente da nord a sud.
Fin qui le premesse teoriche alle quali sono seguite le revisioni dei 90 indicatori sulla qualità della vita che, di solito, animano questa indagine e che corrispondono alle aree di ricchezza e consumi; demografia e salute; affari e lavoro; ambiente e servizi; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.
I principali cambiamenti apportati all’indagine sono stati:
– Il ruolo dell’emergenza sanitaria con l’inserimento dell’indicatore sui contagi in rapporto alla popolazione;
– Il monitoraggio quasi in tempo reale delle ricadute economiche della pandemia che ha riguardato ben 60 criteri sui 90 totali;
– I nuovi fenomeni che stanno prendendo forma a cominciare proprio dall’innovazione digitale che ha guadagnato ben 10 indicatori.
Al primo posto si è classificata Bologna anche se diverse città dell’Emilia Romagna rientrano nella classifica a cominciare da Parma, in ottava posizione.
Milano è 11ma e ha ricavato i punteggi più alti nei settori di ambiente e servizi seguiti da affari e lavoro.