Lunedì scorso c’è stata la conferenza stampa di presentazione dell’opera scelta per la Prima del 7 dicembre: Macbeth di Giuseppe Verdi.
Si tratta di un’opera giovanile del compositore, originario di Busseto, nel parmense, andata in scena per la prima volta a Parigi nel 1847.
Proprio questa versione, che è stata oggetto di una nuova edizione critica curata dalla storica casa editrice Ricordi, è stata scelta dal M° Riccardo Chailly per questa prima, come ha spiegato lui stesso nel corso della conferenza stampa.
Prima del suo intervento c’è stato il saluto introduttivo del sovrintendente Dominique Meyer che ha voluto ringraziare tutti per il sostegno ricevuto e l’impegno dimostrato in questi giorni di duro lavoro, un concetto questo che sarà ribadito anche dagli artisti presenti in conferenza, per mettere in scena la Prima che torna in presenza. Mai come quest’anno, dopo il fermo imposto dalla pandemia nel 2020, l’idea di non farcela è serpeggiata più e più volte.
Tornando al M° Chailly, ha fornito un buon numero di spunti e curiosità tecniche sull’opera che vedremo in scena che tornerà ad avere, per la prima volta, musica, bel canto e danza.
Rispetto alle versioni precedenti che hanno inaugurato la stagione lirica – è avvenuto per quattro volte nel secolo scorso e in questo, quasi sempre a distanza di 20 anni tra una Prima e l’altra – in questo Macbeth ci saranno due importanti novità.
La prima è la scelta di inserire la morte di Macbeth in scena.
Come ha spiegato il Maestro, questo episodio della trama ha un ruolo fondamentale, non solo nella comprensione dell’opera, tanto che Verdi l’aveva inserita con un tema musicale fin dal preludio, ma anche perché è stata affidata, appositamente, alla bravura del baritono Luca Salsi al suo debutto, in un ruolo che è anche il titolo dell’opera, alla Scala.
La seconda novità, che ne contiene in realtà anche altre in una specie di gioco di scatole cinesi, sono i ballabili ovvero le scene di danza.
Erano presenti nell’edizione del 1847 e in questo 2021 torneranno in due momenti della messa in scena. Non saranno eseguite dal corpo di ballo del Teatro perché è stata scelta la compagnia del coreografo e ballerino statunitense Daniel Ezralow e quindi avranno un tocco decisamente contemporaneo. E, da ultimo, nelle scene di danza saranno coinvolti anche i cantanti. Non era mai successo prima, in una messa in scena tradizionale.
Piccolo inciso, nell’entusiasmo quasi fanciullesco, con cui Ezralow ha parlato del suo apporto artistico alla Prima, si è riferito a Giuseppe Verdi chiamandolo, affettuosamente, Joe Greens.
Davide Livermore, che torna alla Scala, dopo la regia di Tosca nel 2019, ha esordito sottolineando la modernità di Macbeth, una delle poche opere che riesce a raccontare anche il nostro, di presente, perché: “Scandagliare le umane fragilità e gli orrori di un tiranno che usa la violenza per il profitto personale” è uno di quei corsi e ricorsi della Storia che si ripete sempre.
Cosa aspettarsi dalla sua regia di Macbeth? Qualcosa di totalmente nuovo con le scene sostituite da azioni sceniche mute, in pratica delle pantomime.
A suo giudizio questo è stata la scelta di regia che dovrebbe far arrivare al pubblico, anche e soprattutto fuori dal teatro, un’opera nella quale non c’è traccia di amore, nemmeno tra Macbeth e sua moglie, o di qualsiasi altro sentimento che non sia l’odio. Questa è una delle poche, se non l’unica di Verdi in cui alla fine non si salva nessuno dei personaggi in scena.
Quasi in chiusura di conferenza stampa, sono intervenuti i quattro protagonisti dell’opera. Abbiamo già accennato a Luca Salsi che avrà il ruolo di Macbeth, con lui sono intervenuti Anna Netrebko – Lady Macbeth, Francesco Meli – Macduff e Ildar Abdrazakov – Banco.
Tutti hanno insistito sulla difficoltà delle prove e sullo sforzo interpretativo che ha richiesto loro il M° Chailly obbligandoli a imparare, di nuovo e mettendosi ulteriormente alla prova, ruoli che hanno già interpretato in passato. Per la soprano russa si è trattato “del ruolo più impegnativo della sua vita”. Alla fine di quasi ogni intervento gli artisti hanno chiesto un “in bocca al lupo” per la Prima.
Una prima che sarà “diffusa” ovvero trasmessa su schermo anche in altre zone della città per il decimo anno consecutivo. Farà eccezione solo la Galleria Vittorio Emanuele nell’ottica di evitare assembramenti.
La si potrà vedere in 34 spazi cittadini distribuiti in tutti i Municipi, nelle carceri di Opera, San Vittore e al minorile Beccaria così come alla Casa di accoglienza per senzatetto ‘Enzo Jannacci’, alla ‘Casa della carità’ e all’aeroporto di Malpensa. Ci sarà anche, come avviene da alcuni anni a questa parte, la diretta televisiva, con inizio alle 18:00 come vuole la tradizione scaligera del 7 dicembre, su Rai 1.
La conferenza si è chiusa con una considerazione del sovrintendente Meyer che ha riflettuto sul fatto che in un momento in cui gli altri templi della lirica sono di chiusi, di nuovo, come sta avvenendo per Vienna e per tutti i teatri tedeschi, alla Scala “Siamo fortunati”. E che Prima sia.