Nei giardini Montanelli è comparsa una statua in bronzo che raffigura il rivoluzionario anti colonialista Thomas Sankara presidente del Burkina Faso.
Sankara è considerato il “Che Guevara” africano ed è stato una delle figure politiche mondiali più carismatiche del ‘900.
Ucciso a soli 38 anni dal suo compagno di rivoluzione Blaise Compaore, che successivamente ha governato il Burkina Faso, nella corruzione, per i 27 anni successivi.
L’iniziativa si deve al Centro sociale Cantiere e al Comitato per non dimenticare Abba.
L’autore è l’artista senegalese Mor Talla Seck e la sua opera è un invito a decolonizzare le menti abbandonando un punto di vista unicamente occidentale sulla storia.
La comparsa della statua è solo l’ultimo episodio di un movimento contro il colonialismo che si è manifestato con altri gesti eclatanti come la comparsa della scritta ‘Black lives matter’ dipinta in un campo da Basket del parco Sempione, e il cambio di nome di Corso Colombo in ‘Corso Resistenza Indigena’.
La scelta del luogo non è stata casuale e segue alle polemiche dello scorso giugno quando la statua di Indro Montanelli fu imbrattata con la scritta “razzista stupratore” in riferimento al fatto che durante la campagna militare d’Etiopia avrebbe accettato una sposa-bambina.
Immediata la reazione dell’assessore alla sicurezza e all’immigrazione Riccardo De Corato che ha affermato: “I no global hanno agito indisturbati, con il volto nascosto dai passamontagna, e hanno persino trasmesso su Facebook la diretta di quanto stavano facendo. Con l’arroganza di chi è sicuro che nessuno li avrebbe contestati e che le forze dell’ordine non sarebbero intervenute per interrompere questo gesto illegale compiuto in un luogo pubblico. Purtroppo, è andato a vuoto il mio appello ai vertici delle forze dell’ordine affinché impedissero questo scempio. Nonostante fosse stato preannunciato, e persino in piena emergenza Covid 19, le forze dell’ordine non sono intervenute”.