Caso Becciu: Cecilia Marogna non sarà estradata in Vaticano

Nella giornata di oggi, la quinta sezione penale del Tribunale di Milano ha dato lettura di un comunicato arrivato dal Ministero della Giustizia che ha, di fatto, sospeso l’estradizione di Cecilia Marogna verso lo Stato Vaticano.

Nel testo si spiegava che il giudice istruttore del Vaticano aveva disposto la libertà provvisoria per Marogna con conseguente revoca della misura cautelare, a sua volta presupposto per la richiesta di estradizione.

Nonostante questa decisione, proprio i legali della donna, Fabio Federico e Maria Cristina Zanni hanno comunque chiesto alla Corte di poter discutere nel merito questa questione e di poter visionare direttamente il documento prodotto dal Vaticano.

Sin dall’inizio di questa vicenda, infatti, hanno sempre sostenuto l’inapplicabilità della richiesta di estradizione adducendo come motivazioni l’innocenza della loro assistita, quanto stabiliscono i patti Lateranensi sui rapporti Italia-Vaticano e il fatto che Marongia fosse genitore di figlio minorenne.
Il passo indietro del Vaticano, a loro dire, non è sufficiente a giustificare il tempo trascorso in carcere dalla loro assistita.

La vicenda è quella che vede imputata la donna nello scandalo sui fondi vaticani usati dall’allora cardinale Angelo Becciu per operazioni di carattere personale.
Secondo le accuse, la donna avrebbe stretto relazioni con la Segreteria di Stato nel 2016, quando Becciu era Sostituto.
Si era presentata come esperta di relazioni diplomatiche e mediatrice nelle crisi internazionali.
Il suo nome era comparso nell’inchiesta in quanto beneficiaria di un versamento di ben 500mila euro avvenuto tra il 2018 e il 2019.
A suo dire questa ingente somma era il compenso per la sua società per l’attività svolta in Africa e Asia per missioni umanitarie. A supporto della diplomazia vaticana, la sua società slovena interveniva per ridimere crisi internazionali o partecipare alla liberazione di ostaggi.

Peccato che buona parte di queste somme fosse stata “investita” in acquisti di lusso tra borse, abbigliamento e arredamento. Un’operazione decisamente sospetta che aveva portato alla definizione del reato di peculato per distrazione di beni, per il quale Marogna era stata arrestata a Milano il 13 ottobre scorso.
Aveva quindi trascorso 17 giorni in carcere a Milano con decorrenza dal 17 ottobre fino a quando era tornata libera per effetto di una decisione della Corte di Cassazione che aveva mutato la pena in libertà con obbligo di firma.

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