Nato con l’idea di promuovere i giovani talenti, si presta dunque a ospitare “Una mostra molto particolare” per usare le parole della curatrice Greta Zuccali “Che unisce la street art al museo”. Si, perché Abrate, che nasce come street artist, ingentili-sce le sue opere attraverso il ricorso a cornici importanti, decisamente barocche per le forme e le dorature che le caratterizzano,e che richiamano alla mente il classico allestimento dei quadri in un museo.
L’artista
Abrate è originario di Savigliano, in provincia di Cuneo e il suo rapporto con l’arte lo accompagna fin dalla tenera età. Tra le sue prime fonti di ispirazione c’è il nonno, artista e critico d’arte di cui diventano “complici” i suoi genitori allorché gli fanno vivere esperienze di viaggio e la partecipazione a ogni tipo di mostra.
Un percorso che poi è proseguito con gli studi al liceo artistico prima e all’Accademia Albertina di Torino poi dove inizia a sperimentare forme d’arte con l’uso dei materiali più disparati.
I suoi primi lavori sono graffiti e in questa fase del suo percorso artistico si fa chiamare Rebor. In seguito, la comparsa di una sua installazione in piazza San Carlo a Torino, dal titolo “Improvviso: Mai Ubriacarsi di Ubriachezza” dove una gigantesca ruota rosa travolge un soggetto, altrettanto rosa, sullo sfondo di un telo bianco, gli fanno guadagnare l’appellativo di Mr Pink sulla stampa locale.
La mostra
L’ispirazione per le opere esposte da Hub Art, per la prima volta come Marco Abrate, risale al 2016 quando l’artista inizia a osserva i muri della sua città e nota come le linee delle crepe e la presenza o l’assenza di intonaco, frutto dello scorrere del tempo, si prestano a evocare delle immagini.
Decide così di approfondire questo filone creativo come testimonia il primo esperimento in questa direzione, una porzione di muro della sua abitazione, del peso di più di 80 chili, sulla quale Abrate è intervenuto con scalpello e colore fino a far affiorare, dalla materia esistente, un volto maschile di ispirazione greca.
La commistione tra la strada e la storia dell’arte è un’altro tema che accompagna le opere in mostra così come l’ironia. L’esempio migliore lo offre “The dream machine asleep” che mostra una cornice dorata, vuota, posta all’altezza dello sguardo degli spettatori e un pezzo di muro, con un volto di chiara ispirazione leonardesca, poggiato per terra. La prima evoca l’arte dei musei, spesso isolata e lontana dalle persone, la seconda un’opera che è caduta ed è rimasta per terra accorciando così la distanza dalle persone.
L’ironia poi ritorna anche in un pezzo di muro, con tanto di inserimenti in metallo, elevato alla dignità di opera d’arte per il semplice fatto di essere disposto all’interno di una teca. In realtà si tratta di un brandello di una sua opera che si è frantumata in fase di realizzazione.
Poco distante, il visitatore è attratto da un carrello che sorregge un secchio di plastica pieno di detriti. È stato lasciato volutamente così, su indicazione dell’artista, a suggerire come dal recupero dei materiali possa arrivare l’ispirazione per un’opera d’arte.
La mostra “Hidden Images” si può visitare negli spazi di Hub Art in via Passo Pordoi a Milano, fino al 10 gen-naio 2022, con orario dalle 09:00 alle 18:00, dal lunedì al venerdì e il sabato su appuntamento.