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A Milano un centro di ricerca sull’Alzheimer: è unico in Italia. Cosi studiano il cervello umano

Un centro unico in Italia, quello di Abbiategrasso in provincia di Milano. Conservati e studiati 52 cervelli umani, ma hanno bisogno di più fondi

Solo in Italia, l’Epicentro ISS stima che ci siano più di un milione di persone che soffrono di demenza: di queste, 600mila hanno una diagnosi certa di Alzheimer. Si tratta di numeri incredibili che disegnano realtà complesse e dolorose non solo per chi le vive in prima persona, ma anche per i famigliari e gli amici dei pazienti. Per questi 600mila, infatti, sono 3 milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza: è una realtà enorme, che necessita di essere studiata ed approfondita.

A Milano un centro di ricerca sull’Alzheimer: come studiano il cervello (milano.cityrumors.it)

Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, c’è la Banca del cervello, l’unica biobanca in Italia e una delle poche in Europa che studia e conserva il tessuto cerebrale umano. Il patrimonio è inestimabile, così come l’attività di ricerca svolta: l’obiettivo è quello di analizzare lo sviluppo del morbo di Alzheimer, per capirne sempre di più. Ecco i dettagli e le problematiche.

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Come funziona la ricerca

A parlare del suo incredibile centro di studi è Antonio Guaita, geriatra e direttore della Fondazione Golgi Cenci, l’ente che gestisce il progetto. Alla Banca del Cervello di Abbiategrasso sono conservati un totale di 52 cervelli umani e più di 50mila provette con Dna, sangue e cellule. Tutto funziona proprio come una banca, spiega Gaita: si possono infatti fare dei “prestiti” ad altri centri di ricerca così che le competenze di ognuno vengano messe in condivisione con l’unico scopo di capire sempre di più l’Alzheimer e renderlo curabile.

A Milano un centro di ricerca sull’Alzheimer: come studiano il cervello (milano.cityrumors.it)

“I tessuti cerebrali vengono in parte inclusi in paraffina e studiati al microscopio, in parte congelati a -80 °C per studi biochimici” spiega Gaita. Il cervello, in particolare, viene espiantato entro trenta ore dalla morte così che rimanga il più integro possibile, ma l’incisione è davvero poco visibile e il corpo del donatore viene restituito integro ai famigliari, per il funerale. Al programma partecipano al momento 205 volontari, quasi tutti con più di 80 anni, che hanno conosciuto le attività del Centro durante il corso di InveCe, una ricerca sulla salute cerebrale degli abitanti più anziani di Abbiategrasso.

Gli studi sull’Alzheimer

La demenza più studiata ad Abbiategrasso è quella dell’Alzheimer, che è anche la più diffusa. Per spiegarla in parole semplici, questa malattia funziona come una città in cui improvvisamente viene a mancare il servizio di nettezza urbana: lo sporco e i detriti si accumulerebbero e la circolazione dei cittadini diventerebbe sempre più difficile. Allo stesso modo, con l’invecchiamento e il subentrare di questa malattia, le proteine degradate non vengono più asportate e digerite e quindi si depositano, andando a formare le placche neuritiche che sono la lesione neuropatologica principale dell’Alzheimer.

Gli studi attuali, quindi, cercano di approfondire sempre di più cosa accada alle prime fasi della malattia, quindi cosa succeda alle cellule immunologiche del sistema nervoso che fungono da “spazzini” e puliscono i residui proteici. Un altro studio, poi, sta approfondendo le diverse tipologie di Alzheimer e quindi i vari processi di progressione ed avanzamento della patologia. Comprendendo più a fondo i decorsi della malattia, si potrebbero identificare nuovi bersagli terapeutici.

Serve un aiuto

Serve tessuto cerebrale fresco: stiamo faticosamente cercando di rilanciare un progetto trentennale” spiega Emanuele Poloni, neurologo e neuropatologo della Fondazione. “La politica dovrebbe darci una mano, perché la legge sulla donazione del corpo per ricerca, pur essendo un importante passo avanti, è stata concepita senza tener conto delle caratteristiche specifiche del cervello”. 

La Fondazione Golgi Cenci sta lavorando per costruire una biobanca accreditata a livello nazionale. In Italia, al momento, ne esiste solo una, a Pisa: riuscire a fondarne altre, però, permetterebbe di avere più soldi e quindi più possibilità di ricerca.