La Linea di Cavandoli cerca fondi per aprire lo studio del suo creatore al pubblico

Sergio Cavandoli, figlio del disegnatore e regista Osvaldo Cavandoli, inventore di “La Linea”, ha lanciato un’iniziativa per aprire al pubblico lo studio che fu di suo padre.

La Linea è un omino, prima disegnato e poi animato, che è stato protagonista di numerose réclame, come si chiamavano allora, negli anni Sessanta e Settanta. L’idea è dunque di trasformare lo Studiocine Cavandoli in uno spazio che ospiti iniziative aperte alla città come possono essere i laboratori creativi, per bambini e adulti, le serate-cinema o spettacoli dal vivo. A questa iniziativa hanno aderito la curatrice Anna Dusi, la storica dell’arte d’animazione Andrijana Ružić, il blogger esperto di animazione Eric Rittatore, i fumettisti e allievi di Cavandoli Piero Tonin e Giovanni Beduschi, e Le Compagnie Malviste, un’associazione di promozione culturale e sociale impegnata in progetti di rigenerazione urbana e teatro sociale.

Lo strumento scelto per questo scopo è il crowdfunding, attraverso il quale si spera di raggiungere, entro dicembre di quest’anno, la cifra di 16.500 euro. La donazione è libera e, con un contributo di almeno 20 euro, si ricevono in regalo gadget esclusivi firmati “La Linea” di Osvaldo Cavandoli.
Lo studio si trova in via Prina 10, a due passi dalla sede Rai di corso Sempione, e ospita anche “Pupilandia”, lo studio di animazione nato per le pubblicità con i pupazzi animati oltre a grafiche, sempre legate alla pubblicità, fumetti, opere in legno e molto altro ancora.

La scrivania di Cavandoli


Spiega Sergio Cavandoli: “Lo studio ha bisogno di manutenzione continua. Inoltre ci sono anche alcuni strumenti di lavoro di mio padre, come il moviolone, che necessitano di cure specialistiche. Per non parlare dei pupazzi, dei manifesti, dei bozzetti, delle tavole, degli oggetti di scena di Pupilandia e delle decine e decine di pellicole che andrebbero riversate su supporti più moderni”.

Studio Cavandoli: il moviolone

Alvise Campostrini, presidente dell’associazione Le Compagnie Malviste, aggiunge: “Rendere fruibile lo studio di Osvaldo Cavandoli significa restituire un tassello mancante al quartiere, alla città e ai suoi abitanti, valorizzando al tempo stesso l’opera di un artista che, ancora oggi, ha una grande influenza. La fruibilità dello studio di Osvaldo Cavandoli potrebbe far riscoprire l’antica vocazione artigianale di una zona che, negli ultimi decenni, ha subito una forte gentrificazione e che ha visto moltiplicarsi le attività commerciali dedicate al food & drink. La valorizzazione di questo luogo della cultura aumenterebbe l’attrattività del quartiere”.

Nelle intenzioni dei responsabili del progetto c’è dunque il coinvolgimento del quartiere e dei suoi abitanti per poi abbracciare anche quello di studenti, di ogni ordine e grado, turisti, centri di aggregazione giovanile e attività commerciali del territorio.

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