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Sentieri di Celluloide : Rocco e suoi fratelli

Sentieri di Celluloide

– Milano nel cinema –

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“ROCCO E I SUOI FRATELLI”

“E’ vero, a me interessano sempre le situazioni estreme, i movimenti in cui l’attenzione abnorme rivela la verità degli esseri umani, amo affrontare i personaggi e la materia del racconto con durezza, con aggressività. C’era crudeltà e violenza in ‘Ossessione‘ più che in qualsiasi altro mio film, ce n’era in ‘Senso‘, non ce n’era in ‘Rocco e i suoi fratelli‘, perché lì violenza e crudeltà erano completamente dominate dalla storia, da circostanze eccezionali. Quanto al sadismo, forse soltanto nella messinscena del crogiuolo e in quella di ‘Peccato che sia una sgualdrina‘ c’era vero sadismo, crudeltà fisica, voglio dire. Altrimenti, molto più spesso nei miei film c’è crudeltà morale, sadismo morale o estetico, come in ‘Bellissima‘ o né ‘Il Lavoro’ di ‘Boccaccio ’70‘. E’ questa, naturalmente la forma più violenta e crudele. Questo interesse in me è molto vivo”.
(Luchino Visconti)

“Visconti è stato uno degli artisti più importanti della storia del cinema. Devo ammettere che i suoi film con il passare del tempo mi sembrano più ricchi, grandiosi e sorprendenti”.

(Martin Scorsese)

Luchino Visconti, discendente di una famiglia di antica nobiltà, i Visconti di Modrone, signori di Milano, legatissimo alla madre, Carla Erba, signora dell’alta borghesia imprenditoriale milanese, conosciuto come il: “Barone Rosso”, per le sue idee dichiaratamentess schierate a sinistra, è stato uno dei massimi esponenti del cinema italiano del 900, maestro riconosciuto internazionalmente, capace di misurarsi con tutte le forme dello spettacolo, rivelandosi un artista in grado di creare un punto di incontro delle influenze derivanti dalle altre arti: la letteratura, il teatro, la musica, la pittura, la danza. Considerato una dei più importanti uomini di cultura del XX secolo, la sua filmografia, passata indenne tra metamorfosi di costumi e mode, è stata continuamente caratterizzata da una scrupolosa messinscena, accompagnata da una maniacale perfezione del minimo dettaglio, a volte sfuggente all’occhio dello spettatore, dove l’estrema cura delle ambientazioni e le ricostruzioni sceniche sono state ammirate e imitate da intere generazioni di registi.

“Di tutti i compiti che mi spettano come regista, quello che mi appassiona di più è il lavoro con gli attori, materiale umano col quale si costruiscono questi uomini nuovi che generano una nuova realtà, la realtà dell’arte”.

(Luchino Visconti)

Nel 1960, Luchino Visconti, porta sul grande schermo la sua opera prediletta: “Rocco e i suoi fratelli”, capolavoro assoluto del cinema italiano, tra i massimi esempi dell’ eccelsa filmografia Viscontiana, in cui vi si riflette il dramma dell’immigrazione meridionale verso le città del nord Italia, agli inizi del boom economico. Narrato con i ritmi e i tempi della tragedia greca, ambientato in una fredda e grigia Milano, vista attraverso gli occhi di una famiglia lucana, costretta allo sradicamento per sopravvivere, il film si ispira a tre romanzi: “Il ponte della Ghisolfa“, di Giovanni Testori, “Giuseppe e i suoi fratelli” di Thomas Mann, e “L’idiota” di Dostoevskij. Il nome di Rocco, è in omaggio allo scrittore Rocco Scotellaro, poeta lucano, che descriveva le condizioni dei contadini meridionali, di cui il regista era un grande estimatore, e se nella visione di Visconti cinque fratelli vengono rappresentati in abbinamento alle cinque dita della mano, Rocco rappresenta il dito medio. L’intensità e il coinvolgimento emotivo della storia lo si deve anche all’ottima prova dei protagonisti: Alain Delon, nel dar vita al personaggio di Rocco, Renato Salvatori, il fratello Simone, Annie Girardot, nel ruolo della prostituta, seme del male e dell’odio fraterno, Katina Paxinov, considerata la più importante interprete teatrale di tragedie greche, nei panni della madre. Al loro fianco Spiros Focas (Vincenzo), Rocco Vitolazzi (Luca), Max Cartier (Ciro).

“Rocco è un santo. Ma nel mondo in cui viviamo, nella società che gli uomini hanno creato, non c’è più posto per i santi come lui, la loro pietà provoca dei disastri”.

( Luchino Visconti )

Rocco Parondi,  un ragazzo lucano, raggiunge insieme alla madre, rimasta vedova,  e ai suoi fratelli, Simone, Ciro e Luca, il loro fratello maggiore Vincenzo, emigrato a Milano qualche tempo prima, nella speranza di cambiare vita. Al loro arrivo scoprono che Vincenzo sta festeggiando il suo fidanzamento con Ginetta, anche lei figlia di emigranti lucani, ormai già ben inseriti nel capoluogo lombardo. Quando la madre di Vincenzo, lo richiama al dovere di provvedere, prima di ogni altra cosa, alla famiglia, i parenti di Ginetta, temendo di sobbarcarsi il peso dei nuovi arrivati, cacciano i Parondi in malo modo.

Dopo le difficoltà iniziali, Vincenzo recupera il rapporto con la fidanzata, Rocco trova lavoro, come garzone, in una lavanderia, Simone si dà alla boxe, Ciro viene assunto come operaio in fabbrica, mentre Luca rimane a casa al fianco della madre. Nel frattempo i giovani fratelli hanno conosciuto Nadia, una prostituta che ha avuto una relazione con Simone, in realtà la donna lo considera un cliente come un altro, ma Simone si lega morbosamente a lei, pretendendo di garantirle un tenore di vita che non è alla sua portata, comincia a condurre una esistenza sregolata che condiziona le sue prestazioni sul ring, e che lo porta a ricorrere al furto e a prostituirsi anche lui con un ex pugile.

Un giorno Nadia riceve in regalo una spilla, scoprendo che Simone l’ha rubata alla proprietaria della lavanderia dove lavora Rocco e rendendosi conto del precipitare della situazione restituisce il gioiello a Rocco, dicendo che sta lasciando Milano e che non vuole più rivedere Simone. Nadia è affascinata da Rocco, e quando lui le rivela di provare compassione per lei e la incoraggia a ritrovare speranza nella vita, tra i due nasce un vero amore.

Rocco viene notato dall’allenatore di Simone che, deluso dalla indisciplina di quest’ultimo, ritiene che possa fare veramente strada nel mondo del pugilato. Simone, deriso dagli amici che frequenta, viene a conoscenza della relazione tra il fratello e la sua ex amante, e una sera, corroso dalla rabbia, li segue dove si incontrano abitualmente.

Qui Simone, aiutato da un gruppetto di delinquenti, stupra Nadia e picchia brutalmente Rocco, che non solo non cercherà vendetta, ma convinto di essere il responsabile delle sue miserie, chiede a Nadia di lasciarlo per tornare con lui. La donna sconvolta e sentendosi tradita da Rocco, ritorna tra le braccia di Simone, ma solo per vendicarsi e sfruttarlo per soldi al fine di rovinarlo. Simone dopo aver abbandonato definitivamente il pugilato, inizia ad avere problemi di alcolismo, è pieno di debiti e comincia a chiedere i soldi tanto agli altri fratelli che a lo stesso Rocco, che a differenza di Vincenzo e Ciro, decisi a prenderne le distanze si prodiga in tutti i modi per aiutarlo. Proprio per provvedere a ripianare i debiti di Simone, Rocco, che pure vorrebbe lasciare la boxe per tornare al più presto al suo paese d’origine, decide di continuare la carriera tra lo stupore dei suoi fratelli, che non comprendendo la sua ostinazione nel voler redimere Simone che sta gettando il disordine la famiglia. La sera in cui Rocco sta disputando un difficile incontro che potrebbe aprire le porte del successo, Simone scopre che Nadia è tornata a prostituirsi, trovandola delle parti dell’idroscalo. Nel tentativo di riaverla, Nadia lo respinge e Simone l’accoltella uccidendola.

Proprio al culmine dei festeggiamenti per la vittoria di Rocco, Simone fa ritorno a casa confessando al fratello l’omicidio di Nadia. Rocco in preda alla disperazione, colpevolizza ancora una volta se stesso piuttosto che il fratello assassino, arrivando ad offrirgli il suo aiuto. Ma Ciro si ribella a questa decisione e denuncia alla polizia Simone, che verrà arrestato. Qualche tempo dopo, Lucia va a trovare Ciro, durante una pausa sul lavoro, rinnovandogli le accuse di aver tradito il proprio sangue. Ciro usa parole d’affetto sia verso Rocco, troppo legato a un mondo che il boom economico sta cancellando, sia verso il fratello incarcerato, che dallo stesso boom è stato travolto, spiegando al più giovane dei fratelli, le sue speranze di un mondo migliore, nel quale le persone non saranno più costrette a emigrare per trovare il pane e giustizia. Luca, sul suono della sirena della fabbrica, lo saluta dicendogli che la famiglia lo aspetta per la cena e, riprendendo la strada di casa, passa davanti a un muro dove sono esposti i manifesti del pugile Rocco Parondi, eroe del momento suo malgrado.

“La scena della violenza avremmo dovuto farla all’idroscalo, invece la girammo a Sabaudia, perché ci rifiutarono il permesso per questa scena violenta. E proprio il mattino in cui partimmo da Milano fu trovata una mondana uccisa con 38 coltellate, più o meno nello stesso luogo che avrebbe voluto utilizzare Luchino. Ci vollero tre giorni per girare il momento in cui io do le coltellate, perché lui voleva la luce a cavallo, cioè dal momento in cui il sole sta per andar sotto, che dura appena 10 minuti. Poi ad oscurarla ci pensò la censura”.

( Renato Salvatori )

La fotografia di Giuseppe Rotunno, un bianco e nero dall’aspetto perlaceo, lucente ed elegante, e la colonna sonora composta da Nino Rota, consegna alla storia del cinema una Milano romanticamente indimenticabile. Gli imponenti interni della Stazione Centrale, tra ampi spazi e le enormi scalinate accolgono la famiglia Parondi, che andrà a vivere in un sottoscala di una casa popolare, in via Dalmazio Birago, nelle vicinanze di viale Marche.
Il cantiere edile dove Vincenzo chiede consiglio al guardiano su come sistemare la famiglia è quello di via Gavirate, nei pressi di Piazzale Lotto. Rocco troverà lavoro, come fattorino, in una lavanderia sita in viale Sabotino e frequenta, con il fratello Simone, la palestra di pugilato di via Bellezza, nel quartiere di Porta Romana, per poi disputare gli incontri sul ring del velodromo Vigorelli, storico impianto sportivo, in via Arona, in origine dedicato al ciclismo su pista.

I due fratelli si incontreranno per parlare del loro futuro al parco Sempione, esattamente sul Ponte delle Sirenette. Alla fermata tranviaria di via Mac Mahon, Rocco e Nadia saliranno sulla linea 1, per raggiungere Piazza del Duomo, ritrovandosi abbracciati tra le guglie delle terrazze della cattedrale. La violenza sequenza dello stupro di Nadia e il pestaggio di Rocco, da parte di Simone, aiutato da alcuni amici delinquenti, inizia da viale Monteceneri per concludersi nel prato tra la fine del ponte della Ghisolfa e piazzale Lugano.

L’omicidio di Nadia compiuto da Simone, doveva essere girato l’idroscalo, ma la lavorazione fu sospesa per ordine del presidente della provincia di Milano, il democristiano Adrio Casati, in quanto ritenne il film un’ opera: “Non molto morale e denigratoria”. Visconti mimetizzò il luogo realizzandola sul lago di Fogliano, in provincia di Latina, dove la sponda naturale forma una sorta di peduncolo con l’imbocco di un canale scolmatore. Altre location in cui la macchina da presa segue alcuni protagonisti sono: viale Gorizia, viale Bligny, viale Teodorico, via Gattamelata, via Monfalcone, piazza 6 Febbraio. Il capolavoro di Visconti diede spunto a Marino Girolami, che nel 1961, ne fece una parodia in: “Walter e i suoi cugini”, con protagonista un camaleontico Walter Chiari.

Ma questa è un’altra storia…

“A ben Arrivederci”

Joe Denti