Nel 539 d.C. Milano, anzi Mediolanum come allora si chiamava, è una città romana ormai da 760 anni. Infatti l’attuale capoluogo lombardo era stato fondato dai Celti alla fine del VI secolo a.C. e conquistato dalle legioni romane nel 222 a.C., quando la Repubblica aveva esteso il proprio dominio sulla penisola anche al nord del Po. La sua importanza e il suo ruolo all’interno del mondo romano crebbe notevolmente, fino a diventare una delle capitali dell’Impero tra il 286 e il 402, per più di un secolo. La grandezza, la ricchezza e la cultura erano evidenti nel fasto delle sue costruzioni e dei suoi luoghi: il Circo, il Foro, le Terme, i palazzi, i porticati, le statue, tutto era all’altezza di una città dalla quale si governava una fetta di mondo. Ma cosa avvenne tra il 538 e il 539 d.C.?
Se di tanto splendore e ricchezza di età romana oggi molto poco è visibile a Milano, la causa è da ricercare proprio in quell’anno, il 539. Siamo all’inizio della Guerra Gotica, che per vent’anni devasterà la penisola, con gli eserciti bizantini di Giustiniano I in lotta con quelli dei Goti per cacciarli dall’Italia, che questi occupano da mezzo secolo, dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Milano, in mano ai bizantini, è assediata da un forte contingente di Goti, ai quali si uniscono 10.000 burgundi inviati in loro aiuto dal re dei Franchi con la prospettiva di un ricco bottino da realizzare con la conquista della città padana. Ci sono almeno 30.000 assedianti, di fronte ad una guarnigione cittadina di appena 800 soldati imperiali, comandati da Mundila. Ma un’armata romana al comando di Martino e Uliare è stanziata appena sotto il Po, a Piacenza, a soli due giorni di cammino. I milanesi quindi inviano loro richieste di soccorso e attendono fiduciosi, si fanno coraggio, pregano, arrivano a cibarsi anche di topi pur di resistere e di non arrendersi.
Ma Martino e Uliare esitano, ritengono di non avere forze sufficienti per affrontare i barbari e così non passano il Po. Informano Belisario, generale in capo dei Bizantini, che necessitano di rinforzi per potere muovere contro Goti e Burgundi. Belisario ordina allora ai generali Giovanni e Giustino, che si trovavano in Emilia con i loro reparti, di unirsi ai primi e di muovere su Milano per spezzarne l’assedio. Ma la scelta, dal punto di vista strategico, non è condivisa dai due, che si rivolgono all’altro comandante ai vertici dell’esercito romano, Narsete, dal quale ritengono di dover ricevere gli ordini. Anch’egli ordina loro di muovere su Milano. I giorni però passano, uno dei generali viene bloccato a letto da un malanno, l’armata si arresta, il tempo scorre e Milano è sempre più allo stremo. I suoi abitanti, centinaia di migliaia di persone, attendono disperatamente un soccorso che in realtà non arriverà mai.
Vista la situazione ormai compromessa, il comandante della guarnigione di Milano, Mundila, propone ai suoi uomini una sortita suicida, all’attacco delle preponderanti forze nemiche, per uscire di scena con onore. I soldati invece preferiscono accettare la proposta degli assedianti Goti che offrono loro di poter abbandonare immuni la città, lasciando al sua destino la popolazione: con la certezza dell’infamia ma con la possibilità di continuare a vivere. Così le truppe bizantine escono dalle mura sotto gli sguardi rassegnati della popolazione che si prepara al peggio.
Goti e Burgundi entrano in città e iniziano il massacro e il saccheggio sistematici. I maschi vengono tutti uccisi, le femmine vengono deportati in schiavitù in Burgundia (l’attuale Borgogna, in Francia). Palazzi e monumenti sono depredati, viene asportato tutto ciò che può essere rimosso, il marmo delle strade e dei porticati viene sradicato, anche le pietre che possono avere un minimo di valore. Ciò che resta in piedi viene dato alle fiamme. La furia dei conquistatori si abbatte senza pietà su una delle più belle città dell’Impero e la cancellano: non un solo edificio pubblico resta in piedi, nessun abitante si salva dalla morte o dalla deportazione. Si verifica così uno dei più feroci e sanguinosi eventi della storia d’Italia e del mondo. Secondo lo storico Procopio di Cesarea, che seguì le vicende della Guerra Gotica dal vero in quanto segretario personale del generale Belisario, furono 300.000 i milanesi massacrati quel giorno. E’ probabile che la cifra sia esagerata e realisticamente dovettero essere tra le 30.000 e le 50.000 le vittime, in ogni caso uno spaventoso bagno di sangue.
Della splendente città imperiale, gioiello della magnificenza romana, non rimase, letteralmente, nulla. La rabbia devastatrice di Goti e Burgundi voleva essere anche una vendetta, per le sorti della guerra che li aveva visti fino a quel momento soccombere su tutti i fronti. Dovettero passare alcuni anni prima che la città potesse essere ricostruita e tornare, lentamente, la grande città che è sempre stata. La maggior parte delle vestigia del suo meraviglioso passato romano furono invece bruciate per sempre in quella notte di sangue e furore di 1479 anni fa, quando i barbari distrussero Mediolanum.