L’esistenza dell’anima è un argomento che ha interessato e interessa tutt’oggi numerose culture, non bisogna dunque stupirsi se è un tematica che si ripete spesso nelle discussioni, nei saggi e nelle opere artistiche. In questo filone si inserisce il romanzo grafico di Gigi Simeoni Gli occhi e il buio.
La storia segue la discesa nella follia del pittore Alessandro Simonetti, declino che va di pari passo con la sua ascesa artistica. Motivo conduttore delle sue azioni è l’ossessione per l’anima e la sua manifestazione nel momento della morte.
Con un’esperienza quasi trentennale nell’ambiente fumettistico, Simeoni dimostra in questa graphic novel il suo incredibile talento e la sua vasta cultura, ricreando in maniera minuziosa il periodo della Belle Époque tramite una ponderata inclusione di elementi e personaggi reali all’interno della sua narrazione.
L’opera prende ispirazione da classici quali Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde e Sherlock Holmes (citati apertamente), ma anche da From Hell di Alan Moore o I delitti della Rue Morgue di Poe, presentando una rielaborazione in chiave meneghina delle vicende di Jack lo squartatore nella Milano del 1907.
Artisticamente siamo di fronte ad un capolavoro di minuziosità e china: la sceneggiatura aulica e forbita si sposa e completa un disegno incredibilmente dettagliato, ricostruendo la città, i suoi abitanti e le varie relazioni sociali nei minimi particolari; viceversa l’impagabile gioco di luci e ombre crea ulteriore profondità psicologica a personaggi già ben caratterizzati.
Gli occhi e il buio è il giusto connubio tra la tradizione stilistica italiana e la non convenzionalità tipica dei romanzi grafici dove i personaggi, nonostante i ruoli preimpostati dalla società, non sono mai interamente virtuosi o maligni ma alla ricerca di loro stessi e interessati a perpetuare i loro scopi con ogni mezzo possibile.
Un fumetto da collezione che consiglio caldamente.