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Cultura e Spettacolo

Franco Califano, il suo rapporto con Milano: da Turatello a Ornella Vanoni, i retroscena all’ombra del Duomo

Franco Califano avrebbe compiuto 86 anni. Uno dei massimi esponenti del cantautorato italiano che aveva un legame speciale con Milano.

Franco Califano, oggi, avrebbe compiuto 86 anni. Una vita con Roma nel cuore, seguita però da Milano. Il Califfo, come lo chiamano in molti ancora adesso, è sempre stato una sorta di cittadino del mondo. Basti pensare che è nato a Tripoli perchè la madre, che viveva in Libia, ebbe le doglie mentre stava viaggiando e costrinse il pilota d’aereo a un atterraggio d’emergenza.

Franco Califano avrebbe compiuto 86 anni (ANSA-MilanoCityRumors.it)

Casa, per Franco Califano, è sempre stato un concetto molto labile perchè ha viaggiato molto. Per piacere, ma anche e soprattutto per lavoro. Roma l’ha vissuta, ma Milano – tra i suoi alti e bassi – l’ha segnata e contraddistinta con le canzoni che ha partorito all’ombra del Duomo.

Califano, la seconda vita a Milano

Lo stesso cantautore afferma, all’interno della sua autobiografia: “A Milano ero andato, subito dopo il ’60, con trentamila lire in tasca per dare l’assalto alla capitale della canzone, invece mi ritrovai subito in mezzo alla strada col freddo del nord, a cui non ero abituato, che mi mordeva le ossa e affamato come una bestia. Molte persone avevano promesso e nessuno aveva mantenuto, anzi alcuni canzonettisti avevano cercato di presentarmi come un perdigiorno, uno di quei romani arrivati sin lì, con la testa piena di sogni e dalle mille pretese. All’inizio Milano è spietata! Devi avere una certa faccia pietosa ed essere ben disposto a digerire umiliazioni, se vuoi ottenere qualcosa”.

Franco Califano e gli anni del successo a Milano (ANSA-MilanoCityRumors.it)

Con quella spietatezza e la fame di chi aveva davvero qualcosa da dire, Califano arriva al Duomo conservando la voglia di affermarsi e riesce a farlo come star di fotoromanzi, all’inizio, collaborava per Grand Hotel e Lancio. Subito dopo, al netto del fisico prestante che ha sempre avuto, si butta sulla canzone: non come cantante, ma in qualità di paroliere. Compositore. Colui che scrive i testi e trova l’incastro giusto per far diventare un brano una hit.

Successi ed eccessi

Nel frattempo – prima del vero successo – sposa la giovane Rita Di Tommaso. Da questa unione nasce una figlia. Il matrimonio, però, durò soltanto pochi mesi prima di procedere alla separazione. Verace, passionale e profondo. Questo è sempre stato Califano, sin da subito. La vera celebrità come autore però arriva, sempre all’ombra del Duomo, grazie a testi del calibro di “E la chiamano estate” – scritta con la collaborazione di Laura Zanin per Bruno Martino – il brano venne presentato al Festival delle Rose. Correva l’anno 1965.

Dopo questa ‘perla’, seguì un altro successo per certi versi intramontabile: “La musica è finita”, scritta nel ’67 in collaborazione con Andrea Salerno (produttore e attuale marito di Mara Maionchi) e musicata da Umberto Bindi per Ornella Vanoni. Canzone cantata anche da Mina, con cui Califano collabora successivamente. Nel ’73, infatti, scrisse i testi dell’LP “Amanti di Valore”. Mina ricambiò il favore quasi vent’anni dopo: la Tigre di Cremona, infatti, fece una cover del brano “Un’estate fa”. Canzone portata al successo da Califano un anno prima.

Da Ornella Vanoni a Turatello, passando per Mina

Milano, tuttavia, non rappresenta solo affermazione e notorietà per Califano. Ci sono state anche una serie di ombre e retroscena al Duomo che hanno portato la sua parabola storica (anche) a un passo dall’oblio artistico. Rischio calcolato che poi non si è mai concretizzato davvero. Non venne, infatti, vista di buon occhio la sua amicizia con Turatello. Uno dei massimi esponenti della mala meneghina tra il ’70 e l’80.

Il cantautore ha firmato alcuni tra i più grandi successi della musica italiana (ANSA-MilanoCityRumors.it)

Califano, a tal proposito, ha sempre ribadito: “Per quanto riguarda Francesco lui mi ha sempre tenuto al di fuori dai suoi affari. A questo proposito voglio dire che se io avevo la possibilità di fornirmi di questi quantitativi enormi di droga da Turatello non avrei dovuto fare ricorso a D’Amico“. E veniamo a un altro scandalo. Quello legato agli stupefacenti. Califano ne faceva uso, ma non ne era schiavo.

I problemi con la Giustizia

Almeno questo ha sottolineato in più di un’occasione. Nello specifico, però, il cantautore venne accostato alla criminalità organizzata partenopea – quindi la Camorra – e la mala milanese proprio per via di questo legame con Turatello. Le accuse, da cui poi l’artista è stato prosciolto per insufficienza di prove, erano legate a partecipazioni di feste che avrebbero visto la presenza del compositore e cantautore.

Il cantautore e compositore alle prese con problemi giudiziari (ANSA-MilanoCityRumors.it)

Secondo l’accusa Califano cantava agli eventi dei boss in cambio di cocaina. Nella fattispecie, con Turatello, si parlava anche di 250 grammi di sostanze stupefacenti forniti come cachet al posto del denaro. Insinuazioni completamente rigettate e fonte d’ispirazione per canzoni senza tempo come “La mia libertà” e “Impronte digitali” che dà il titolo anche all’omonimo album.

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Califano ha vissuto la ribalta, ma anche i retroscena più pesanti con la stessa filosofia di vita: al massimo, senza sconti. Forse per questo, ancora oggi, a undici anni dalla sua morte, è molto apprezzato. Sincerità e poesia. Un connubio vincente che gli ha fatto scrivere, come epitaffio sulla sua lapide, “non escludo il ritorno”. In tanti sperano ancora.