Franco Di Mare è morto a 68 anni. Il celebre inviato di guerra era malato da tempo. L’ultima volta in tv da Fazio: “Respiro con un tubo”.
Una vita dedicata all’informazione e alla costruzione di format. Questo era Franco Di Mare, ma soprattutto sapeva a cosa andava incontro. Sia quando ha scelto di diventare dirigente della Rai, fino a occupare nel passato recente il posto di Direttore di Rete, sia quando si è trattato di fare i conti con la malattia.
Una gioventù come inviato e corrispondente in zona di guerra lo ha esposto a conseguenze particolarmente rischiose. Una delle quali è respirare polveri letali. L’uomo infatti ha avuto a che fare con l’amianto durante il conflitto in Jugoslavia: una conseguenza inevitabile con cui fare improvvisamente i conti.
L’uomo ha descritto il proprio percorso recentemente – prima di passare a miglior vita – andando ospite a Che Tempo Che Fa sul Nove. Un’intervista definitiva dove l’uomo si è voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe: “Quelli della Rai, appena hanno saputo della mia malattia, sono spariti tutti. Avevo chiesto il mio stato di servizio. Nessuno ha saputo rispondermi”.
Una confessione che ha messo in allarme i vertici Rai, ma è servita anche ad aprire gli occhi su una malattia poco conosciuta. Il mesotellioma è una patologia che toglie lentamente ogni certezza: Di Mare ha descritto tutta questa situazione – dal generale al particolare – in un ultimo libro dal titolo “Le parole per dirlo”.
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Una vera e propria liberazione sul piano editoriale per l’uomo che ha potuto lasciare una specie di testamento per gli affezionati e l’opportunità di manifestare ulteriormente il suo credo. Un senso del dovere e una voglia di vivere senza pari, ma Di Mare era anche abnegazione e interesse per coloro che non hanno voce. “Le parole per dirlo” è proprio la sintesi di una tempra e degli ideali mai scalfiti.