La testimonianza di una 20enne di Reggio Emilia si aggiunge a quelle drammatiche di numerose donne vittime di abusi e violenze avvenuti nel corso della notte di Capodanno in piazza Duomo, indagini in corso su almeno cinque distinti episodi
C’è una nuova testimonianza che si aggiunge a quelle già al vaglio degli inquirenti e delle forze dell’ordine ormai dopo quasi due settimane di indagini.
Alle voci raccolte in Belgio dalla prima testimone di quanto è avvenuto in piazza Duomo, la studentessa Laura Barbier con i suoi amici giunti da Liegi a Milano per due giorni di festa e di vacanza, alla coppia di turisti inglesi, che avevano denunciato subito in commissariato quanto accaduto, e ad almeno due coppie italiano si aggiunge un ultimo racconto particolarmente drammatico.
Una giovane di Reggio Emilia, 20 anni, ha denunciato di essere stata trascinata in una sorta di “corridoio umano”, un vortice, dal quale non è riuscita a scappare immediatamente e all’interno del quale ha subito molestie.
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Solo l’intervento del compagno, che l’ha trascinata fuori con grande difficoltà, ha posto fine a quei momenti di terrore. L’episodio si inserisce in un quadro più ampio di indagini della Procura, che sta lavorando su almeno cinque casi di violenze sessuali collettive avvenute durante la notte.
La giovane, ascoltata come testimone in Procura a Milano, ha descritto i momenti di panico in cui si è trovata intrappolata: “Era una sorta di corridoio umano, sono stata trascinata dentro e accerchiata. Il mio compagno cercava con tutte le forze di tirarmi fuori ma inizialmente lo hanno tenuto fuori con la forza”, ha raccontato la ragazza.
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Solo l’intervento decisivo del suo fidanzato è stato determinante per strapparla da quel “muro umano” di almeno circa trenta-quaranta persone, che avrebbero attuato una strategia di molestie collettive.
Anche il compagno della giovane è stato ascoltato in Procura per confermare i fatti. Il ragazzo ha descritto il momento in cui ha visto la fidanzata trascinata dentro il corridoio umano: “Cercavo di raggiungerla, ma era come un imbuto, un vortice, al quale era difficilissimo accedere per me e dal quale è stato difficilissimo uscire con lei una volta che l’avevo raggiunta. Solo con molta fatica sono riuscito a portarla via”.
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Secondo il verbale, l’episodio è avvenuto tra mezzanotte e venti e mezzanotte e quaranta, a pochi passi dalla Galleria Vittorio Emanuele II proprio dove sono stati segnalati gli altri episodi di violenza già denunciati e al vaglio di indagini.
La Procura di Milano al momento sta curando indagini su almeno cinque episodi distinti, che avrebbero coinvolto in tutto sette vittime. Tra i casi emersi, oltre alla giovane reggiana e alla studentessa belga, ci sono una legale che lavora a Milano, una giovane inglese e un’altra turista italiana.
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Tutte hanno denunciato di essere state molestate da gruppi numerosi di aggressori, alcuni dei quali avrebbero agito come “copertura” per impedire alle vittime di fuggire o ricevere aiuto. La descrizione dei soggetti è dettagliata e con le immagini a disposizione degli inquirenti dovrebbe consentire di arrivare anche a qualche fermo. Si tratta di ragazzi di origine araba.
Gli investigatori della Squadra mobile milanese stanno analizzando le denunce raccolte e confrontando le descrizioni fornite dalle vittime con i filmati di sorveglianza: “Abbiamo chiesto dettagli fisici e sull’abbigliamento dei presunti aggressori – spiegano i PM Letizia Mannella e Alessia Menegazzo – l’obiettivo è identificare gli autori delle violenze, un lavoro che potrebbe portare a nuove denunce e a un aumento del numero delle vittime accertate”.
Le molestie collettive denunciate dalle vittime rientrano in un fenomeno noto come “taharrush gamea”, un termine che indica una serie assalti di gruppo che coinvolgono un numero elevato di persone. Questo schema, secondo gli inquirenti, sarebbe stato replicato più volte nella stessa notte. Le autorità stanno intensificando le verifiche per chiarire se gli episodi siano stati pianificati o si siano verificati in modo spontaneo.