Hamza Elayar è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale accaduta sul treno Milano-Varese. Dopo 15 mesi di carcere da innocente, i legali del 27enne, chiedono indennizzo per ingiusta detenzione
Ha trascorso quasi un anno e mezzo in carcere perché sospettato di essere uno dei due stupratori che la sera del 3 dicembre del 2021 abusarono sessualmente di due ragazze sul convoglio Trenord Milano-Varese alla stazione di Venegono Inferiore. Ieri Hamza Elayar insieme al secondo imputato è stato assolto per “non aver commesso il reato”.
Ora i legali del giovane, gli avvocati Maurizio Punturieri e Fabio Bascialla, hanno depositato alla Corte d’appello di Milano richiesta di “indennizzo per ingiusta detenzione” per ogni giorno trascorso dal 27enne in carcere dal giorno del suo arresto avvenuto solo pochi giorni dopo i fatti contestati.
L’imputato Elayar, scagionato dall’accusa di stupro perché “non hanno commesso il reato” è rimasto in carcere dal 2021 fino al 7 marzo scorso quando venne letta la sentenza di assoluzione da parte del Collegio di Varese presieduto dal giudice Cesare Tacconi. Il 27enne torna il libertà dopo 15 mesi d “ingiusta detenzione”.
Ed è proprio su questo punto che ora i legali del ragazzo puntano avanzando la richiesta d’indennizzo per il loro assistito. L’avvocato Maurizio Punturieri, come riporta il Corriere della Sera, ha riferito: “La cifra complessivamente richiesta risulta ad oggi indefinita. Ci siamo tuttavia parametrati sui 240 euro al giorno che la giurisprudenza considera cifra standard per ingiusta detenzione. Abbiamo chiesto alla Corte di aumentare tale importo discrezionalmente in considerazione della giovane età del nostro cliente e in virtù del clamore mediatico che il fatto ha suscitato nell’opinione pubblica”. Un importo che potrebbe raggiungere e superare i 100 mila euro.
Dopo la richiesta d’indennizzo degli avvocati del 27enne Hamza Elayar, ora rimane da capire cosa intende fare anche il secondo imputato coinvolto nella vicenda del 2021 e anch’egli come Elayar sottoposto ingiustamente al carcere.
Lui è Anthony Gregory Fusi Mantegazza, 24 anni, che difeso dall’avvocato Monica Andreetti, appena interrogato subito dopo l’arresto, aveva rilasciato dichiarazioni di parziale ammissione in merito alla sua presenza quel giorno sul convoglio Milano-Varese.
Le stesse dichiarazioni poi ritrattate, in un secondo momento e in fase dibattimentale.
Quello che venne meno durante il processo fu il riconoscimento dei due imputati da parte delle due ragazze, presunte vittime di stupro, che invece hanno riconosciuto i veri colpevoli delle violenze subite, ad oggi ancora in libertà, nelle foto ad esse presentate. Gli stessi due imputati, il 27enne e il 24enne avevano testimoniato contro i veri aggressori. Ora bisognerà attendere la decisione dei giudici milanesi che nei prossimi mesi dovranno arrivare alla verità e arrivare all’arresto dei veri responsabili delle brutali violenze sessuali accadute ai danni delle due giovani presunte vittime.
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Era venerdì 3 dicembre del 2021 quando la giovane vittima dello stupro ha subito l’attacco da parte dei due aggressori. La ragazza si trovava sul convoglio regionale tra Milano Cadorna e Varese Nord quando è avvenuto il dramma. Il tutto è durato pochi attimi ma abbastanza per vivere un incubo che ad oggi non ha ancora trovato fine.
Subito dopo lo stupro, la giovane vittima, un’italiana di 21 anni, con estrema lucidità aveva raccontato la vicenda ai carabinieri di Saronno. “Abbiamo cominciato a lottare: ho colpito quell’uomo, quello che mi aveva immobilizzata, l’ho colpito ma continuava a cercare di bloccarmi. A quel punto mi ha dato un pugno all’occhio, mi ha dato un morso, mi scaraventava contro il sedile, mi tirava i capelli, mi ha dato altri pugni”.
Così aveva raccontato anche al Corriere la ragazza. Uno dei due aggressori l’aveva presa, l’altro era più in là, a controllare se qualcuno arrivava e in attesa del suo turno. Nel frattempo la 21enne si è trovata denudata e piena di lividi, impossibilitata a parlare per quella mano tenuta stretta sulla sua bocca da parte dell’uomo affinché non urlasse. Quando tutto ebbe fine, la giovane vittima fu soccorsa e portata in ospedale a Varese. Qui il referto medico svela la sconcertante verità: violenza sessuale.