Ultras banditi da San Siro: Milan e Inter rifiutano centinaia di rinnovi a tifosi “non graditi”

Dopo l’inchiesta “Doppia Curva”, Milan e Inter bloccano centinaia di abbonamenti a ultras ritenuti pericolosi. Stop anche a cessioni e striscioni.

Dopo i blitz, le condanne e le rivelazioni dell’inchiesta “Doppia Curva” che ha creato un vero e proprio terremoto all’interno del mondo ultras milanese, sia nerazzurro che rossonero, arriva la stretta più netta e definitiva.

San Siro, senza ultras in curva
Lo stadio di San Siro, riparte dalla segnalazione e dal veto agli ultras con precedenti e segnalazioni di ordine pubblico – Credits ANSA (MIlano.CityRumors.it)

Inter e Milan hanno deciso di respingere centinaia di richieste di rinnovo degli abbonamenti stagionali per i tifosi considerati “non graditi”. Una decisione condivisa con le autorità, che cambia radicalmente il volto delle curve Nord e Sud.

San Siro, gli ultras banditi

Sono i primi effetti concreti delle nuove politiche adottate dalle società e condivise con questura e procura, che da mesi chiedono un taglio netto con il passato. La motivazione è chiara: chi è stato coinvolto in attività illecite, violente o mafiose non può più avere un posto al Meazza.

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L’inchiesta coordinata dal pm Paolo Storari e dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano aveva portato alla luce un sistema di potere e affari criminali dietro l’apparente passione sportiva. Le curve erano diventate centro di spaccio, estorsioni e minacce, con legami diretti alla criminalità organizzata.

Le curve degli ultras decapitate

Alcuni dei leader storici, come Luca Lucci e Andrea Beretta, sono stati condannati a pene pesanti: 10 anni per i principali capi di accusa, con diverse questioni ancora tutti da chiarire. Soprattutto per Beretta accusato dell’omicidio di Antonio Bellocco, altra voce forte della curva interista, con numerosi precedenti e colluso con la ‘ndrangheta.

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A un anno esatto da quel blitz, le società hanno deciso di intervenire in modo diretto e autonomo, rifiutando l’accesso allo stadio a centinaia di persone. Il criterio non è solo penale: basta essere stati segnalati o sanzionati amministrativamente per comportamenti violenti o pericolosi per essere inseriti nella lista nera.

Il blocco dei rinnovi e la lista dei “non graditi”

Niente più abbonamenti per chi ha avuto Daspo, per chi è stato protagonista di scontri fuori dallo stadio, per chi è stato pizzicato a vendere biglietti a prezzi maggiorati o a organizzare la cessione irregolare di tessere. A tutti questi ultras è stato bloccato il rinnovo della propria tessera, in qualche caso storica e vecchia di anni, ma l’elenco è destinato a crescere con il proseguire delle indagini e delle segnalazioni.

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Il provvedimento è stato comunicato direttamente via mail o attraverso la piattaforma ufficiale delle due società. Alcuni tifosi hanno già annunciato ricorsi, ma da parte dei club c’è la ferma intenzione di non tornare indietro.

Stop a striscioni e cessioni di abbonamenti

Oltre alla stretta sugli ingressi, è stato introdotto un blocco totale alla cessione degli abbonamenti in curva: non sarà più possibile passare il proprio posto a un amico, un familiare o un altro tifoso. Per Inter e Milan, si tratta di una misura necessaria per evitare le cosiddette “doppiette” e i passaggi di mano incontrollati che in passato erano fonte di business illecito.

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In parallelo, è stata confermata la cancellazione dei marchi “Curva Nord” e “Curva Sud” con i quali molti capi-ultras commercializzavano magliette, portachiavi, giubbotti e non solo.

Confermato anche il divieto di esporre striscioni riconducibili ai vecchi gruppi ultras. L’obiettivo è chiaro: azzerare tutto e ripartire.

Telecamere e riconoscimento facciale

La stretta non è solo simbolica o amministrativa. Al Meazza è stato approvato un nuovo piano sicurezza con l’introduzione di telecamere dotate di tecnologia per il riconoscimento facciale. Il sistema, già installato, sarà attivato non appena verrà dato il via libera definitivo dal Garante della Privacy.

L’obiettivo è semplice: rendere più sicuro lo stadio e identificare subito chi cerca di eludere i controlli. I dati raccolti verranno incrociati con le liste dei “non graditi” e trasmessi alle autorità in caso di violazioni.

Il messaggio che arriva da Milano è inequivocabile: lo stadio deve tornare a essere un luogo di sport e passione, non il rifugio di chi ha trasformato il tifo in business e violenza.

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