Motivata la condanna data dai giudici d’Appello ai responsabili della morte di Greta e Umberto. Ecco le parole
Greta Nedrotti di 24 anni e Umberto Garzella di 37 anni hanno trovato la morte il 19 giugno 2021 quando, a bordo del loro gozzo sul lago di Garda, sono stati travolti dal motoscafo Riva guidato da Patrick Kassen e Cristian Teismann. Umberto è morto a causa delle ferite riportate nell’urto mentre Greta è morta annegata: le condanne proposte in primo grado sono state confermate in Appello, ecco con quali motivazioni.
In primo grado, per Patrick Kassen i giudici avevano espresso una condanna di 4 anni e 6 mesi e per Cristian Teismann, invece, una di 2 anni e 11 mesi. Nonostante le richieste della difesa di un rinvio che concedesse di mostrare in aula un video, all’epoca dei fatti mostrato dalla Rai, in cui si vedeva il motoscafo guidato dai tedeschi partire dal ristorante in cui avevano cenato e tornare al rimessaggio, l’Appello ha confermato le condanne. Ecco quali sono le motivazioni.
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L’Appello ha confermato le accuse inizialmente formulate in primo grado e le ha motivate con il grado alcolemico dei due tedeschi a bordo del motoscafo Riva. Dopo la cena al ristorante Il Sogno di San Felice, infatti, entrambi i due manager avevano un tasso alcolemico molto alto e, chiunque dei due fosse alla guida, le colpe sono da attribuire ad entrambi.
Teismann, infatti, ha impostato la sua difesa sul fatto che lui al momento dell’incidente stesse dormendo e quindi non avesse alcuna responsabilità nell’incidente: l’Appello, però, conferma la sua condanna poiché, dormendo, aveva deciso di affidare la guida al suo amico che, avendo cenato e bevuto con lui, sapeva essere anch’egli ubriaco. Inoltre, il loro motoscafo non era dotato della fanaleria necessaria alla guida notturna e, quella sera, viaggiava a una velocità quattro volte superiore a quella consentita di notte.
Dal canto loro, i difensori di Kassen fin dal primo grado ritenevano che non ci fossero prove dell’ubriachezza dei due, né tantomeno dell’illuminazione del gozzo che, secondo l’Appello, avrebbe dovuto facilitare la visione del veicolo di Greta e Umberto. I difensori di Teismann, sostengono che il loro assistito dormisse nel momento dell’incidente e che, affidando la guida all’amico, lo credeva lucido e idoneo alla guida.
L’Appello, però, non ha voluto sentire ragioni. “La conferma delle condanne è una magra consolazione, mia figlia non me la restituirà nessuno, ma la sentenza non era scontata quindi siamo contenti” ha commentato la mamma di Greta.