Era attesa per oggi, 1° marzo, l’udienza di revisione del processo per la strage di Erba di cui sono condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. Cosa succederà ai due coniugi? I possibili scenari
Questa mattina alle 9 parte l’udienza di revisione del processo ai coniugi Romano, condannati all’ergastolo in tre gradi di giudizio per la strage di Erba in cui furono uccise 4 persone. A 13 anni dall’ultima condanna all’ergastolo decisa dalla Cassazione, oggi l’udienza si terrà davanti alla seconda sezione della corte d’Appello di Brescia.
La pubblica accusa verrà rappresentata dal pg di Brescia Guido Rispoli e dall’avvocato generale dello Stato, Domenico Chiaro. Entrambi contrasteranno la difesa che, per la prima volta nella storia, giunge a seguito della richiesta di riapertura del processo da parte di un giudice, il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser, convinto dell’innocenza di Olindo e Rosa.
Cosa ci si aspetta dalla riapertura del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi? Sicuramente la riapertura del caso è già di per sé un traguardo insperato. Poi se il processo cancellasse la condanna definitiva ad oggi attiva per i due coniugi Romano, ovvero l’ergastolo, sottolineerebbe l‘errore giudiziario più assurdo negli ultimi decenni.
Si prospetta un processo iper mediatico. Infatti, a Brescia l’udienza oggi sarà seguita da una sessantina di giornalisti accreditati che dalla sala stampa seguiranno la vicenda. Mentre in aula saranno presenti i due ergastolani, Olindo e Rosa, che potrebbero rilasciare dichiarazioni spontanee.
Tra i presenti anche Azouz Marzouk, ex marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, difeso dagli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria, ex legali anche di Alessia Pifferi. Oggi Azouz è a favore dell’innocenza di Olindo e Rosa.
I capisaldi che ruotano intorno alla riapertura del processo di revisione della strage di Erba si basano su due assunti. Il primo sono i dati clinici acquisiti dopo il 2011 che dimostrano come Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, sviluppò una disfunzione cognitiva provocata da monossido di carbonio che renderebbe, dunque, la sua testimonianza non valida.
A questo si aggiungono le “errate tecniche di intervista investigativa pregne di numerosissime suggestioni”. Infatti, all’inizio Frigerio descrisse agli inquirenti un uomo con la pelle olivastra e con caratteristiche fisiche molto diverse da quelle appartenenti a Olindo Romano.
In secondo luogo, altra prova riguarda la macchia di sangue rinvenuta nel battitacco dell’auto di Olindo. Il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, in merito a ciò, come riporta anche il Giorno, parla di “un’operazione di ispezione, repertazione, verbalizzazione e trasmissione avvenuta non solo in tempi e con modalità non trasparenti e non tracciabili, ma anche con estrema superficialità”.
Non è provato al di là di ogni ragionevole dubbio che il reperto ematico trovato nella macchina e inviato dai carabinieri all’Università di Pavia, sia riconducibile a una delle vittime, la vicina di casa di Raffaella Castagna. Tanto meno che sia lo stesso prelevato sull’auto dei coniugi Romano il 26 dicembre 2006 alle ore 23. Infine, le confessioni di Olindo Romano e Rosa Bazzi sarebbero state indotte e non spontanee.
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I possibili scenari che potrebbero presentarsi per i magistrati della Corte d’Appello di Brescia sul caso della strage di Erba sono due:
Sono state mostrate in aula le foto dell’abitazione di Raffaella Castagna dopo il quadrupilce omicidio dell’11 dicembre del 2006. Una scelta che il pg di Brescia Guido Rispoli “giustifica” per spiegare l’assurdità di sostenere certe vie di fuga da parte degli aggressori del massacro.
Sempre il procuratore generale Guido Rispoli, come riporta anche il Giorno, ha detto in aula poco fa: “L’approccio mio e quello dell’avvocato dello Stato è laico. Abbiamo studiato carte e consulenze. Non c’è nessun quid pluris sia dal punto di vista tecnico, nemmeno da quello scientifico che possa giustificare l’ammissione di prove considerate nuove e valide. L’ammissione delle prove deve avere una funzione demolitoria di una condanna granitica e in questo caso riaperto in modo abbastanza anomalo, non ci sono prove che non siano già passate al vaglio degli inquirenti”.
In merito alle confessioni dei due ergastolani, il magistrato afferma che nei confronti di Olindo e Rosa “non c’e’ stata nessuna pressione. Bisogna dirlo a viva voce che non ci sono state pressioni, dirlo per difendere l’onore dei colleghi magistrati che e’ stato calpestato pesantemente in questi anni”.