Ripresa dalle telecamere di “Quarto Grado”, Rosa Bazzi condannata per la strage di Erba insieme al marito Olindo Romano, esce dal carcere ogni mattina per andare a lavorare in periferia di Milano
Condannata in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba insieme al consorte Olindo Romano, Rosa Bazzi, esce ogni giorno dal carcere di Bollate (Milano) e si reca al lavoro presso una cooperativa sociale nell’hinterland milanese.
Le telecamere del programma di Rete 4 “Quarto Grado” hanno ripreso in esclusiva la donna mentre depositava sacchi dell’immondizia all’esterno della cooperativa. Nel servizio giornalistico andato in onda sulla rete Mediaset ieri sera, venerdì 23 febbraio, l’inviata Martina Maltagliati, attraverso le immagini spiega quindi l’occupazione di Rosa Bazzi all’interno dell’azienda e del perché alla donna è stato concesso di uscire dal carcere.
La mansione occupata da Rosa Bazzi all’interno di una cooperativa sociale è quella di donna delle pulizie, l’ultimo impiego che l’ergastolana svolgeva prima di essere condannata per la strage di Erba. La 60enne Rosa all’epoca dei cruenti fatti di anni ne aveva 43. Rosa Bazzi ha beneficiato dell’articolo 21 che permette di lavorare esternamente al carcere.
Dopo avere confessato gli omicidi commessi con la complicità del marito Olindo Romano l’11 dicembre 2006 la coppia è stata condannata in via definitiva alla pena detentiva dell’ergastolo. Dopo qualche tempo, il marito di Bazzi ritrattò la sua confessione dichiarandosi innocente insieme alle moglie.
Ora, a distanza di anni da quella macabra carneficina, Rosa e Olindo sono in attesa della prima udienza, che si terrà il prossimo 1 marzo presso la Corte d’Appello di Brescia, sull’istanza di revisione presentata dalle difese dei due e dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser. In attesa dell’inizio del processo, Rosa Bazzi ha iniziato una nuova vita
In aula il prossimo 1° marzo alle 9:00 saranno presenti in aula per la prima udienza entrambi i coniugi Romano. A presidiare la Corte bresciana sarà Minervini, giudici a latere Mainardi e Sanesi. Mentre il team di avvocati è rappresentato da Fabio Schembri, Nico D’Ascola e Patrizia Morello i quali tenteranno di ribaltare la sentenza che nei tre gradi di giudizio ha riconosciuto la coppia colpevole della strage del 2006.
La sera dell’11 dicembre di quell’anno nel grande condominio di via Diaz, a Erba, secondo la cronaca, vennero massacrate 5 persone: Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni e mezzo, Youssef, Paola Galli, madre di Raffaella e nonna del piccolo, la vicina di casa Valeria Cherubini.
I testimoni citati dalla difesa sono invece una ventina. L’accusa verrà sostenuta dal pg di Brescia Guido Rispoli e dal legale dello Stato Domenico Chiaro. La stampa accreditata ad assistere al processo la prossima settimana conta almeno 60 giornalisti. Si preannuncia un processo mediatico.
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Anche secondo Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e papà del piccolo Youssef i due coniugi di Erba sono innocenti. La tesi è stata ribadita da Marzouk recentemente in un’intervista:
“Io non lo so, non me lo posso spiegare. Sicuramente sono stati ingenui, ma si vede lontano un miglio, non credo di essere l’unico a dire questo. È stato qualcuno che sa come colpire nella gola...”.