La maxi inchiesta di Milano sul Sistema deviato dell’edilizia e dell’urbanistica continua a tenere banco, tra processi e ricorsi. La politica, intanto, ha preparato le contromosse.
Un tavolo per mettere ordine nel settore urbanistico e la necessità di un intervento da Roma, da governo e Parlamento. È in questa direzione che bisogna andare secondo il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Il primo cittadino nei mesi scorsi è stato travolto dalla maxi inchiesta della Procura della Repubblica su un presunto Sistema deviato dell’edilizia e dell’urbanistica. Sala stesso è finito tra gli indagati, e mentre l’indagine è stata scomposta in più filoni per le irregolarità riscontrate dai magistrati, il capitolo sulla corruzione ha subito una definitiva battuta d’arresto.
La Corte di Cassazione ha deciso di dichiarare inammissibile il ricorso presentato dalla Procura dopo che il Tribunale del Riesame aveva deciso di cancellare molte delle misure cautelari emesse in un primo momento. Il Comune di Milano parallelamente ha deciso di portare avanti tutta una serie di iniziative per ridurre, o prevenire, le contestazioni dei magistrati.
Le polemiche si sono riaccese nelle scorse ore, quando il nuovo dirigente dell’Urbanistica e dell’edilizia privata del Comune di Milano Massimiliano Lippi, nominato in primavera da Sala dopo le riorganizzazioni degli uffici dopo le inchieste, è stato condannato in via definitiva nel 2023 dalla Corte dei Conti per una danno erariale da 400mila euro da risarcire al Comune di Arcore.
Ma andiamo con ordine. Il sindaco Sala ha dichiarato all’edizione Milano de La Repubblica che “ci sta molto a cuore il destino delle famiglie che sono senza una casa oppure hanno una casa ma ne hanno pagata un’altra. La legge sull’urbanistica è del 1942, è chiaro che bisogna lavorarci. Questo però è un compito del Parlamento”.
Il primo cittadino ha rimarcato che il Comune ha “preso iniziative tali da dimostrare buona volontà e da correggere alcune nostre azioni. Peròin questo momento non possiamo continuare per il bene di Milano a non avere un confronto tra le parti”. Una delle ultime iniziative riguarda un cantiere di via Fauché 9, finito al centro di un processo per abuso edilizio.
In questo caso Palazzo Marino ha varato nuove linee guida per recepire una sentenza del Consiglio di Stato, prevedeva la realizzazione di un edificio partendo da un laboratorio-deposito in un cortile. La costruzione era stata avviata con la sola presentazione di una Scia: fatto, questo, cassato dai giudici amministrativi, che hanno stabilito che era necessario un permesso di costruire.
I legali dell’Avvocatura del Comune, Antonello Mandarano, Paola Cozzi e Maria Lodovica Bognetti, in una memoria depositata in Procura, hanno sottolineato la volontà dell’Ente di andare verso un “bilanciamento degli interessi” nell’ottica “di una prudente amministrazione”. I pm hanno indagato per tre anni su abusi edilizi, lottizzazione abusiva, falso, false dichiarazioni, corruzione, traffico d’influenze, tentata concussione e turbativa d’asta.
Una materia molto complessa, che si è intrecciata con interessi privati, della politica e con la burocrazia. Il risultato è che negli ultimi 15 anni a Milano i piani attuativi sarebbero stati sostituiti dall’utilizzo di titoli di edilizia diretta come i permessi di costruire o la Scia accompagnati da una convenzione Urbanistica o da un atto unilaterale d’obbligo.
Le argomentazioni della memoria diventeranno oggetto come molte altre di discussione nei processi già partiti a costruttori, architetti e funzionari comunali, andrà confrontata con le sentenze depositate dalla Procura di Milano a dibattimento.
Infine, il caso di Lippi. La vicenda è quella di un complesso iter amministrativo fra 2009 e 2017, mai portato a termine, per l’insediamento del bitumificio Doneda a Bernate, frazione di Arcore. L’attuale numero uno della Direzione specialistica attuazione diretta Piano di governo del territorio e Sportello unico edilizia di Milano avrebbe commesso, secondo i giudici, una serie di “errori e mancanze” che rasentano “il dolo eventuale”.
“Sala non ne azzecca una. – ha dichiarato Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia – Il sindaco, e lo ha dimostrato in più occasioni, è stato un disastro anche nello scegliere le persone giuste nel luogo giusto, penso a Marco Granelli, scelto come assessore alla Sicurezza con condanne e inchieste sulle ciclabili, e a Franco Gabrielli, come delegato del sindaco alla Sicurezza e alla Coesione sociale. Entrambi, per la città di Milano, sono risultati un vero e proprio flop”.