Pasqua a Milano. L’omelia dell’Arcivescovo Delpini è dedicata ai “costruttori di pace”, agli ultimi e a chi dedica sé stesso agli altri.
Pasqua a Milano vuol dire anche tirare le somme. Fare i conti con un periodo difficile per evitare ricadute e soprattutto al fine di seminare un buon terreno per l’avvenire. A livello internazionale è un periodo complicato fra guerra e carestie che popolano diversi territori. All’ombra del Duomo l’Arcivescovo Delpini celebra l’omelia pensando proprio a questo e alle difficoltà degli ultimi anni.
La parola ultimi non è casuale perchè conta stare vicino a loro e tendere una mano a chi, magari, guarda il mondo da una prospettiva diversa rispetto al resto della popolazione. L’eterno dibattito fra casualità e possibilità: nessuno decide dove nascere, può scegliere però cosa fare. Delfini presta attenzione a coloro che rischiano di diventare – o sono già – i dimenticati del mondo: Ucraina, Palestina, Sudan. Non solo le popolazioni in guerra, anche le zone a rischio povertà.
Il male invisibile che porta con sé moltissime vittime con cui fare i conti giorno dopo giorno. Anche a Milano c’è un’emergenza senzatetto. La parola univoca in questi momenti deve essere soltanto una: sostegno. Accompagnata, se possibile, da un’altra: collaborazione. Tutti possono (e devono qualora abbiano mezzi e modalità) fare qualcosa di concreto.
Tendere una mano non solo sotto le feste, ma anche quando le abbuffate e le riunioni di famiglia sono finite. Ricordarsi di chi è solo, di chi non ce la fa, di chi vorrebbe rialzarsi ma ha bisogno di un “bastone” su cui poggiarsi senza sentirsi di troppo. Questi sono quelli che l’Arcivescovo Delpini chiama i “costruttori di pace”: coloro che ci sono sempre e danno una speranza a chi sembrava non averne più.
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Omelia fatta dinnanzi ai detenuti del carcere di San Vittore, perchè per ottenere seconde possibilità basta alzare lo sguardo. La carestia e lo sgomento possono essere più vicini di quanto si creda: guardare dietro le sbarre per abbattere lo steccato di difficoltà e pregiudizi. Anche questo significa risorgere.