Procura e polizia stanno analizzando ogni aspetto dell’omicidio di Pamela Genini, uccisa a Milano nei giorni scorsi. Ieri si è tenuta una fiaccolata nel quartiere Gorla.
I referti del 2024, le visite in ospedale, le violenze che già allora erano quotidiane. Documenti, racconti e segnalazioni che rientrerebbero in quel “quadro agghiacciante” già descritto dalla Procura.
Inquirenti ed investigatori questa mattina a Milano si stanno riunendo per fare il punto della situazione sulle indagini sul delitto di Pamela Genini, la ragazza di 29 anni uccisa da Gianluca Soncin, il 52enne con cui aveva appena interrotto la relazione che durava da circa un anno. Pm e poliziotti stanno raccogliendo ogni elemento che racconta della paura di Pamela sul fatto che Gianluca potesse ammazzarla già nel settembre del 2024.
La 29enne modella e imprenditrice andò al pronto soccorso di Seriate il 4 settembre per farsi visitare, dopo che il suo compagno di allora l’aveva picchiata il giorno prima a Cervia. Stando al referto dell’ospedale bergamasco alla ragazza vennero sottoposte le cinque domande del protocollo di valutazione del rischio di violenze. Lei rispose in modo affermativo ai quesiti sulla gelosia, sull’aumento dell’intensità delle violenze, sulle minacce con un’arma e appunto sulla possibilità che lui potesse ucciderla.
L’unica risposta negativa riguardava se avesse subito violenze in gravidanza, non essendo lei incinta. Ai sanitari, Pamela spiegò che il giorno prima Soncin l’aveva “buttata a terra, colpita alla testa con calci e pugni, trascinata per i capelli per diversi metri” per poi romperle un dito lanciandole addosso un oggetto. Riferì inoltre di essere stata in passato violentata ma non presentò denuncia davanti ai carabinieri presenti in ospedale.
“Il tutto – si legge nel referto – è avvenuto presso la casa dell’accusato in altra regione a Cervia, dove la paziente si è recata autonomamente. Non primo episodio. Numerose minacce verbali e via sms. Mai effettuati precedenti accessi. Negli ultimi mesi frequenti episodi di violenza reiterata”. I militari acquisirono il documento per poi inviarlo ai colleghi di Cervia che risposero chiedendo di risentire la ragazza per raccogliere la sua denuncia. Ma Pamela si rifiutò di farlo.
Nulla venne perciò trasmesso alle Procure di Bergamo e Brescia per l’attivazione del codice rosso. Un anno dopo, quello stesso uomo ha tolto la vita a Pamela con oltre trenta coltellate. La documentazione sarà acquisita dalla Procura milanese nell’inchiesta per omicidio volontario aggravato anche da stalking, premeditazione e crudeltà a carico di Soncin.
Nel tardo pomeriggio di ieri nel quartiere Gorla, con partenza dal numero 33 di via Iglesias, ovvero dove si trova l’appartamento dov’è avvenuto l’omicidio, è partita una fiaccolata in ricordo della ragazza. Tra le persone che hanno sfilato c’era anche Una Smirnova, mamma di Pamela. “Il femminicidio è solo le punta dell’iceberg. – hanno detto i partecipanti al corteo – Ogni donna ha subito o subirà prima o poi violenza. Ci sono tanti tipi di violenza. Uomini, dateci una mano, svegliatevi”.
Sul caso è intervenuto nelle scorse ore anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala. “È chiaro che Pamela stessa doveva denunciare. – ha detto il primo cittadino – Però chi è in una situazione anche quasi un po’ di ricatto fa fatica. Allora bisogna che la famiglia, la comunità e gli amici abbiano questo coraggio. Se si sbaglia a fare una denuncia in più, amen. Ma non farla può portare a situazioni del genere. Quindi il richiamo è che chi ha segnali denunci, denunci, denunci”.