Omicidio Tramontano: perché è stata disposta la perizia psichiatrica su Impagnatiello

“Non penso di essere pazzo”, ma “in me c’era un demone”, le parole contraddittorie di Alessandro Impagnatiello. Le conclusioni troppo distanti tra accusa e difesa nel processo per l’omicidio di Giulia Tramontano. I giudici dispongono la perizia psichiatrica per l’imputato

Non è pazzo ma di certo un “demone” dentro l’ha sentito e ha ucciso con 37 coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza. Alessandro Impagnatiello durante l’ultima udienza in Corte d’Assise a Milano ha continuato i suoi racconti sulla sua relazione con la 29enne.

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Omicidio Giulia Tramontano, disposta la perizia psichiatrica su Alessandro Impagnatiello. I due motivi della Corte. (ANSA) milano.cityrumors.it

Gli psichiatri della difesa di Alessandro Impagnatiello gli attribuiscono disturbi narcisistici e ossessivo compulsivi e i consulenti della famiglia Tramontano, invece, sintetizzano il delitto con una frase: “La banalità del male”. In mezzo c’è il 31enne reo confesso che ammette di “non pensare di essere pazzo” ma poi parla del “mostro che era in me”. A far chiarezza sulla mente del killer adesso saranno i consulenti nominati dalla Corte che dispongono la perizia psichiatrica.

Le ragioni della perizia psichiatrica

Impagnatiello è preda delle sue fissazioni patologiche. “Un uomo narcisista, innamorato di se stesso. Con nuclei patologici anche ossessivi e paranoidei”. Queste le prime diagnosi esposte dai consulenti della difesa ieri in aula durante l’ultima udienza per il processo di Giulia Tramontano in cui Impagnatiello è imputato.

giulia tramontano
Omicidio Giulia Tramontano, disposta la perizia psichiatrica su Alessandro Impagnatiello. I due motivi della Corte. (ANSA) milano.cityrumors.it

L’ex barman che per ore di domande e risposte nelle ultime due udienze ha mostrato varie versioni di se stesso ai presenti in aula, chi è davvero? Alessandro ha davvero quel “demone” dentro come ha ben raccontato durante i suoi racconti oppure la sua è solo una strategia da narcisista per evitare l’ergastolo?

Così, un po’ a sorpresa la Corte d’Assise ha deciso per una perizia psichiatrica. La decisione dei giudici arriva per due ragioni. La prima, pratica affinché in nessun grado di giudizio successivo qualche difensore possa dire che ci siano state omissioni. La seconda, per stabilire se davvero esistano in Impagnatiello alcuni deficit che abbiano minato la sua capacità d’intendere e di volere.

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Nella mente contorta di Impagnatiello

Si dovrà attendere il prossimo 27 giugno la nomina degli psichiatri e nell’attesa l’imputato è stato sentito già due volte e in ambedue i casi le sue deposizioni sono risultate prolisse, ripetitive. Un uomo evasivo e schivo ogni volta che veniva messo con le spalle al muro.

Con la lacrime facile quando parla di se stesso, o del primo figlio avuto a 21 anni, quel bimbo che lui stesso ha dichiarato di vedere come “il fratello minore che non ho mai avuto”. Poi quando racconta della sua relazione parallela con la collega di lavoro e dei suoi diversi inganni a Giulia cambia volto.

I diversi tentativi dalla Corte all’imputato ad esprimersi “sinteticamente”, non vengono presi in considerazione da Impgnatiello e continua parlando del figlio. Ma quando alla domanda del Presidente di corte: “Quando si è reso conto di aver ucciso?”, l’ex barman tenta di cucirsi addosso un alibi e risponde: “Ore dopo perché una parte di me sapeva che cosa era accaduto”. Ma davvero l’imputato è convinto che i familiari di Giulia, i giudici e gli psichiatri possano credere a questo suo black out selettivo? “L’oscurità in me non mi faceva ragionare”, conclude.

La sua testa, dice ancora Impagnatiello, sembra aver “Cancellato”. Non ha negato l’evidenza ma la sua mente ha eliminato i pezzi di realtà che non gli piacevano. La testa annebbiata  dall’oscurità ha cancellato soprattutto quei fatti che lasciano intravedere, invece, un’aggravante determinante, ovvero la premeditazione.

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