Nuove intercettazione sul caso dell’omicidio di Antonio Bellocco ucciso da un altro leader della curva Nord e membro del potentissimo clan della ‘ndrangheta di Rosarno, la suocera della vittima aveva chiesto una vendetta immediata nei confronti del killer, Andrea Beretta
Le massicce intercettazioni che hanno portato all’arresto di 19 persone nell’ambito delle indagini sui traffici illeciti dei capiultrà di Milan e Inter hanno offerto sviluppi importanti anche su altre inchieste.
Uno degli indagati, ancora in carcere, Giuseppe Caminiti, noto ultras della nord, dovrà con ogni probabilità rispondere di un omicidio avvenuto nel 1992 per vicende di droga. Le sue intercettazioni in cui ne parla con un socio ammettendo le sue responsabilità sembrano schiaccianti.
Ma a tenere banco c’è soprattutto il caso dell’omicidio di Antonio Bellocco, assassinato il mese scorsa da un altro leader della curva al culmine di una discussione sui proventi dei traffici di San Siro: parcheggi, merchandising e vendita di biglietti.
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Un fatto di sangue che ha confermato una complessa rete di relazioni tra la ‘ndrangheta e le curve di San Siro, ma soprattutto un piano di vendetta contro Andrea Beretta, il killer di Bellocco.
La morte di Bellocco, rampollo del clan di ‘ndrangheta di Rosarno avvenuta il 4 settembre scorso, aveva già avviato una vera e propria faida.
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Alcune nuove intercettazioni delle forze dell’ordine hanno registrato le parole di Emanuela Gentile, suocera di Bellocco, che – con voce molto accorata, quasi in lacrime aveva ordinato al fratello della vittima di “combinare una strage” in risposta al delitto. Un clima di vendetta e di odio che diventa l’ennesima dimostrazione di come il crimine organizzato si sia infiltrato anche nei contesti di San Siro, sfruttando le rivalità tra tifoserie.
La suocera di Bellocco, a Cernusco insieme al nipote Giuseppe Cosentino e al fratello della vittima Berto per i funerali, pronuncia parole inequivocabili: “E dove ti rassegni, e dove?… che ho la rabbia per davvero, ti giuro…devi andare a combinare lo sai che?…devi combinare una strage, ce l’ha tolto davanti un giovane figlio senza un perché…senza un perché…”.
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La richiesta di una vendetta viene ricalcata in un’altra intercettazione con parole rivolte al fratello della vittima: “Berto, non ti puoi rassegnare, non ci possiamo rassegnare”.
L’omicidio di Bellocco giunge al culmine di una discussione legata ai traffici della curva Nord. Tutto comincia il 23 luglio, quando Andrea Beretta viene convocato a casa di Antonio Bellocco per discutere la gestione del merchandising della curva. Le tensioni tra i due crescono, culminando in minacce da parte di emissari del clan. In quell’occasione, Beretta riporta di aver ricevuto intimidazioni dirette, segno che le cose si stavano mettendo male. Il suo rifiuto di cedere il controllo sulla vendita di prodotti legati al tifo interista aveva acceso la miccia di un conflitto che avrebbe avuto conseguenze letali.
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A un ulteriore incontro Bellocco si presenta con una pistola. Beretta in tasca ha un coltello. Nell’auto parcheggiata davanti alla palestra di Cernusco dove si danno appuntamento esplode una ennesima discussione. Prima che Bellocco possa sparare viene accoltellato mortalmente più volte. Beretta è in carcere con l’accusa di omicidio.
Solo dopo arrivano le operazioni e gli arresti a seguito delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano che erano in corso da tempo e alle quali probabilmente questo fatto di sangue ha dato un impulso definitivo.
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Una operazione che porta all’arresto di 19 ultrà, svelando le interazioni tra i clan calabresi e le curve di San Siro. In particolare, è emerso che i Bellocco avevano interessi non solo nel merchandising ma anche nello spaccio di sostanze stupefacenti, legando ulteriormente il tifo a dinamiche criminali. Le intercettazioni rivelano che Bellocco e i suoi complici stessero progettando movimentazioni estremamente ingenti di partite di droga da destinare a San Siro.
Beretta, detenuto nel carcere di San Vittore, ha dichiarato di essere a conoscenza di un piano omicida contro di lui. Secondo le sue dichiarazioni, durante un incontro a casa di Bellocco, gli emissari del clan lo avrebbero minacciato apertamente.
Sulle attività della curva invece Beretta ha scelto di non rispondere agli inquirenti così come tutti gli altri arrestati. Solo uno ha risposto ammettendo gli addebiti. E da qui questa complessa indagine che ha letteralmente decapitato le curve di Milan e Inter andrà avanti…