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Cronaca

Morto Abu Imad: ex imam della moschea di viale Jenner a Milano

E’ morto in Arabia Saudita all’età di 62 anni Abu Imad, ex Imam della moschea di viale Jenner a Milano. L’uomo era stato espulso dall’Italia nel maggio del 2013 per terrorismo internazionale

Questa è la storia della fine di un uomo. Il tempo sulla vita terrena per Abu Imad è scaduto in Arabia Saudita dove, alcuni giorni fa, è deceduto all’età di 62 anni. L’ex imam della jihad  milanese aveva già concluso il suo cammino in Italia prima ancora di essere espulso dal Paese nel maggio del 2013, dopo aver scontato una condanna a 3 anni e 8 mesi per terrorismo internazionale nella casa circondariale di Benevento.

Milano, è morto Abu Imad: ex imam della moschea di viale Jenner. Chi era il personaggio con i mille segreti (ANSA) milano.cityrumors.it

Dietro la morte dell’ex imam della moschea di viale Jenner a Milano, secondo le pochissime informazioni giunte dall’Arabia Saudita, non ci sarebbero misteri e segreti. Ma chi era davvero Abu Imad, l’uomo dal sorriso cordiale dietro al quale dissimilare verità inconfessabili.

Abu Imad, il personaggio

Abu Imad con la sua aguzza intelligenza, l’eloquio profondo su tematiche importanti, la preparazione teologica, il sorriso d’estrema cordialità, è stato in grado di dissimulare verità inconfessabili come segreti di Stato dietro quel sorriso apparentemente benevolo. Ma chi era l’ex imam della moschea milanese?

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Per avere un’idea del personaggio, bisogna fare un passo indietro e tornare alla metà degli anni 2000 quando, all’epoca Abu Imad entrava di frequente in Tribunale in procedimenti diversi e anni diversi. Seduto sia al banco degli imputati, sia a quello dei testimoni. Tra i tanti processi quello contro i vertici del Sismi e della Cia per il rapimento di Abu Omar: l’imam  sequestrato il 17 febbraio del 2003 in una extraordinary rendition americana proprio mentre Imad andava in viale Jenner.

Nell’inchiesta, coordinata all’epoca dal pm Armando Spataro e il dirigente della Digos, ora tornato a Milano da questore, Bruno Megale. Imad non si spezzò mai, testa, nervi e astuzia sempre allerta tanto da essergli riconosciuto in Tribunale un percorso di revisione e moderazione delle posizioni degli anni ’90.

Le conoscenze

Poi, come testimone raccontò nel 2002 di aver incontrato di persona, una decina d’anni prima in Pakistan, Ayman Zawahiri, ritenuto il braccio destro di Bin Laden. Affermò anche di conoscere il colonnello Abu Yasser, che costituì la federazione della Jamaa Islamiya egiziana con Al Qaeda.

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Ammise anche di aver ospitato a Milano Es Sayed, fondatore della moschea di via Quaranta nel capoluogo lombardo. Imad condannò, come avrebbe sempre fatto in seguito, l’11 settembre: “Un’azione sbagliata, che come musulmano non posso accettare”. 

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La moschea di viale Jenner

Prese il posto del suo successore, Anwar Shaaban, nel 1996 nella moschea di viale Jenner a Milano. Il suo precedessore e mentore del nuovo Imam era l’uomo, come riporta il Corriere della Sera, che “coordinava i viaggi dei mujaheddin europei verso i Balcani per combattere al fianco dell’esercito bosniaco durante la guerra”.

Quello per gli islamisti fu il tentativo di creare un Califfato ai confini dell’Europa, e Shaaban, fuggito da Milano, ne fu il capo politico, militare e religioso. Perse la vita successivamente a un checkpoint croato. Abu Imad era il braccio destro di Shaaban. Da quest’ultimo ne ereditò la guida della comunità, il carisma, e molto probabilmente tanti, troppi segreti che ora rimarranno per sempre celati.