Milano estende il divieto di fumo a tutte le aree pubbliche all’aperto dal prossimo 1 gennaio con conseguenze serie per i trasgressori in termini di milte e sanzioni
Solo pochi giorni e poi, dal 1 gennaio, sarà praticamente vietato fumare all’aperto a Milano.
La nuova misura, introdotta con il Regolamento per la Qualità dell’Aria approvato nel 2020, rappresenta un passo importante nella lotta contro l’inquinamento atmosferico e per la tutela della salute pubblica.
In realtà il provvedimento sarebbe in vigore dal 2021 in alcune aree specifiche della città, ma ora verrà ora esteso a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico all’aperto. E le eccezioni saranno davvero pochissime. Ecco cosa cambia e quali sono le principali novità.
Come previsto dall’articolo 9 del Regolamento per la Qualità dell’Aria, dal prossimo 1 gennaio sarà vietato fumare in tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade. L’unica eccezione è rappresentata dalle aree isolate dove è possibile rispettare la distanza minima di 10 metri da altre persone.
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In definitiva chi fuma dovrà farlo per conto proprio, in isolamento e a non meno di dieci metri di distanza dalla persona più vicina. Il provvedimento segue una fase transitoria iniziata nel 2021, quando il divieto è stato introdotto in zone specifiche come le fermate dei mezzi pubblici, i parchi, le aree giochi, i cimiteri e le strutture sportive. Ora l’obiettivo è estenderlo a tutta la città, rendendo Milano la prima città che vieta il fumo all’aperto.
Il divieto, però, non riguarda tutti i prodotti legati al consumo di nicotina. Le sigarette elettroniche sono ad esempio escluse dal provvedimento anche se il loro utilizzo rimane consentito anche in spazi pubblici all’aperto. Questa distinzione sottolinea come il Comune di Milano abbia voluto concentrare l’attenzione sulle sigarette tradizionali, responsabili di una quota significativa delle emissioni di polveri sottili.
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Una questione ancora da definire riguarda invece i dehors di bar e ristoranti. Attualmente, il Regolamento non prevede eccezioni, il che potrebbe rendere vietato fumare anche in questi spazi all’aperto. Tuttavia, il Comune scioglierà il nodo entro la fine dell’anno, fornendo chiarimenti agli esercenti che dovranno adeguarsi e informare i clienti delle nuove regole.
Gli esercenti potrebbero decidere di creare aree fumatori separate per soddisfare le esigenze dei clienti tabagisti, così come succede in molti locali – ristoranti e discoteche per esempio – ma al momento questa rimane solo un’ipotesi.
Il rispetto del divieto sarà garantito attraverso controlli della polizia locale e l’applicazione di sanzioni. Le multe per chi fuma in aree vietate variano da 40 a 240 euro. Tuttavia, l’approccio adottato fino ad oggi è stato improntato più sulla sensibilizzazione che sulla repressione: dal 2021, infatti, sono state emesse solo 14 contravvenzioni. Davvero pochissime…
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Il Comune mira a favorire un cambio culturale e di atteggiamento tra i cittadini, incentivando comportamenti più responsabili piuttosto che meramente punitivi.
Uno degli obiettivi principali del divieto è contribuire alla riduzione del PM10, particelle inquinanti dannose per la salute. Secondo i dati di Arpa Lombardia, il fumo di sigaretta è responsabile del 7% delle emissioni di polveri sottili in città.
“Questo secondo step è in primis un’azione di sensibilizzazione che punta a scoraggiare stili di vita dannosi per la salute di tutte le persone, non solo dei fumatori”, ha spiegato l’assessore all’Ambiente e Verde, Elena Grandi.
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L’assessore comunale ha sottolineato come il provvedimento possa migliorare non solo la qualità dell’aria ma anche il benessere generale della città.
Elena Grandi ha anche evidenziato l’importanza del sostegno da parte della comunità scientifica, che può giocare un ruolo fondamentale nell’opera di sensibilizzazione sui danni del fumo.
Indipendentemente da polemiche e discussioni che non sono mancate nemmeno in questa occasione, il divieto di fumo all’aperto a Milano rappresenta un passo significativo nella lotta contro l’inquinamento. Ma, soprattutto, Milano diventa la prima città a varare un provvedimento così radicale e globale a livello internazionale: diventando in un certo qual punto un punto di riferimento per iniziative simile che sono attalumente allo studio in difese altre città.