Rito abbreviato e condanna per uno degli agenti municipali indagati nel pestaggio di una donna transessuale
Fu un pestaggio. E come tale il giudice del tribunale di Milano Patrizia Nobile lo ha considerato e giudicato infliggendo una condanna a dieci mesi con il rito abbreviato all’agente di polizia municipale giudicato responsabile dell’episodio, avvenuto ormai un anno fa.
Ma la vicenda legale va avanti con il rinvio a giudizio di altri due agenti che nel gruppo di cinque vigili coinvolti nell’episodio finiranno sotto processo nei prossimi mesi.
In tutto gli agenti di polizia municipale chiamati in causa da un’indagine che destò profonda impressione creando moltissimo clamore erano cinque. Un fatto avvenuto in pieno giorno in una zona estremamente popolare come via Giacosa, vicino alla scuola del Parco Trotter.
Qualcuno da un palazzo gira anche un video che diventa molto rapidamente virale. Immagini estremamente violente dalle quali si vedono cinque agenti di polizia municipale circondare una donna e colpirla con grande violenza, a calci e pugni. Solo in un secondo momento si saprà che la vittima di quel vero e proprio pestaggio è un transessuale, Bruna, piuttosto noto nel quartiere e con qualche segnalazione alle forze dell’ordine. Che cosa sia successo non è mai stato completamente chiarito. Il Comune apre una indagine interna per verificare l’accaduto e le responsabilità.
Il sindacato di polizia aveva presentato una testimonianza secondo la quale alcuni genitori, quello stesso giorno, avrebbero segnalato una donna transessuale a loro dire molesta che dava in escandescenze. Un episodio molto controverso che raccoglie testimonianze discordanti.
Da una parte si parla di violenza inaudita e gratuita da parte degli agenti di polizia municipale. Dall’altra si riporta di una donna che urlava in mezzo alla strada davanti ad alcuni ragazzini, spogliandosi, mostrando le parti intime e che quando i vigili sono intervenuti aveva minacciato fisicamente anche gli agenti: “Non avvicinatevi perché vi infetto con l’AIDS”.
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Altre testimonianze parlano di momenti di forte tensione al termine dei quali Bruna sarebbe stata immobilizzata e portata in auto per un controllo; qui avrebbe preso a testate alcuni finestrini nel tentativo di scappare prendendo a calci uno degli agenti che sarebbe stato costretto a chiamare altri rinforzi. Una volta scappata Bruna avrebbe cercato di attraversare il parco. E qui gli agenti l’avrebbero fermata in un crescendo che sarebbe sfociato nelle immagini illustrate dal video.
In una doppia ricostruzione due agenti avevano lamentato escoriazioni e contusioni per le quali si erano recati al pronto soccorso. D’altra parte invece si era evidenzato il modo molto determinato in cui era avvenuto il fermo per cui erano stati usati spray al peperoncino e manganellate. Un paio delle quali, pare, inferte quando Bruna era ormai a terra.
La vicenda è diventata oggetto prima di un fascicolo di indagine interna e poi di una inchiesta della magistratura con ipotesi di reato estese dalle lesioni, alle lesioni aggravate, al falso.
La prima parte del procedimento penale si è concluso oggi con un rito abbreviato che ha visto il giudice Patrizia Nobile accogliere la richiesta del pubblico ministero Giancarla Serafini e confermare dieci mesi di reclusione a carico di uno degli agenti ritenuto responsabile dei maltrattamenti nei confronti di Bruna che, a sua volta, dovrà rispondere adesso di lesioni, aggressione e resistenza a pubblico ufficiale oltre che di rifiuto di indicazione della propria identità e ricettazione, visto che aveva una tessera dell’ATM non sua, probabilmente rubata.
Della vicenda si era occupato all’epoca anche il sindaco Beppe Sala che sull’accaduto aveva preso tempo, rifiutando un commento a caldo anche in considerazione della complessità dell’episodio rispetto a quanto accaduto: “Vedere una persona percossa, manganellata e immobilizzata a terra non è mai bello e certo non fa onore al nostro corpo di polizia municipale. In questo senso il comune non si sottrarrà né di fronte alle responsabilità né davanti alla necessità di andare fino in fondo con una indagine accurata che possa portare a una sospensione se non addirittura a una denuncia da parte nostra all’autorità giudiziaria.
Insieme a Bruna rinviati a giudizio anche altri due vigili urbani coinvolti in questo stesso episodio, accusati di lesioni e falso. Altri due vigili sono stati invece prosciolti perché il fatto non costituisce reato. Il processo comincerà il prossimo 14 novembre davanti ai giudici della Nona sezione penale.