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Cronaca

Milano, appalti truccati e favori: i retroscena dell’inchiesta che scuote il Comune

Un sistema di scambi, amicizie e influenze politiche emerge dall’inchiesta sugli appalti a Milano. Indagati funzionari, imprenditori in una rete di relazioni poco chiare.

È solo agli inizi l’inchiesta sugli appalti e la gestione dell’urbanistica, tuttavia la notizia ha già assunto una portata che scuote dalle fondamenta Palazzo Marino.

Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, sede di una nuova inchiesta sugli appalti della città – Credits ANSA (Milano.CityRumors.it)

Nel mirino della Procura sono finiti i rapporti tra l’amministrazione comunale, alcuni costruttori, e due figure chiave della Commissione paesaggio: Giuseppe Marinoni, ex presidente, e l’architetto Alessandro Scandurra.

Comune di Milano, appalti e favori

Al centro delle indagini vi è un flusso di parcelle professionali pari a 3.9 milioni di euro, ritenuto dagli inquirenti il vero cuore dell’accordo corruttivo che avrebbe favorito progetti edilizi in città.

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Non si tratta di mazzette in contanti, come ai tempi di Tangentopoli, ma di compensi professionali versati per incarichi paralleli a quelli istituzionali. Le imprese coinvolte negli sviluppi edilizi della città – tra cui Kryalos, Castello, Egidio Holding e Coima – avrebbero remunerato i due architetti con cifre rilevanti.

Le cifre sospette legate agli appalti

Marinoni, secondo le carte, avrebbe ricevuto 369 mila euro dalla J+S, quasi 27mila da Lombardini, 10mila da Acpv Architects e altre somme non quantificate. Scandurra, dal canto suo, avrebbe incassato 579 mila euro da Kryalos, 321 mila da Castello e 138 mila da Coima, l’impresa guidata da Manfredi Catella, anche lui indagato.

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L’accusa è di non aver dichiarato conflitti d’interesse e di aver esaminato pratiche relative a committenti dai quali avevano ricevuto incarichi, e dunque in violazione dei doveri d’ufficio.

I reati contestati e il nuovo “codice penale” post-Tangentopoli

Le contestazioni della Procura aggiornano il lessico giudiziario a trent’anni esatte dall’inchiesta di Mani Pulite. Al centro non ci sono più solo corruzione e concussione, ma reati come le false dichiarazioni al pubblico ufficiale (art. 496 c.p.), l’induzione indebita a dare utilità (art. 319-quater). Ma anche il più recente traffico di influenze illecite (art. 346-bis), riscritto nel 2024 in seguito all’abolizione dell’abuso d’ufficio.

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Il sindaco Beppe Sala e l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi sono entrambi indagati per false dichiarazioni. Secondo i magistrati, avrebbero confermato Marinoni nel ruolo apicale della Commissione pur sapendo degli incarichi da lui ottenuti da privati. A Tancredi viene inoltre contestata l’induzione indebita, per aver esercitato pressioni su Marinoni con l’obiettivo di facilitare approvazioni a vantaggio di specifici progetti.

Chi sono gli indagati e cosa rischiano

Oltre a Sala e Tancredi, gli indagati principali sono ovviamente Marinoni e  Scandurra ma anche una serie di imprenditori e manager che avrebbero costituito una rete favorevole a questo intreccio di favori.

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Il reato più pesante è quello di induzione indebita, punito con pene fino a dieci anni e sei mesi. La corruzione, secondo l’art. 318, prevede da tre a otto anni. Le false dichiarazioni e il traffico di influenze completano un quadro accusatorio complesso, che mostra come la frontiera tra etica pubblica e interesse privato si sia assottigliata nella Milano del post-Expo.

L’assessore comunale Tancredi, dopo l’incontro di ieri con il sindaco Sala – Credits ANSA (Milano.CityRumors.it)

Le reazioni politiche e il futuro della Giunta

Il sindaco Sala ha fatto sapere che non si dimetterà, ma l’inchiesta ha già prodotto un primo terremoto: Tancredi, figura chiave nell’amministrazione, che ieri ha incontrato a lungo il primo cittadino, avrebbe espresso ufficiosamente la sua disponibilità a farsi da parte.

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Il governo, intanto, ha chiesto verifiche sui progetti del Villaggio Olimpico e dell’Arena Santa Giulia, ancora in pieno svolgimento, due tra i cantieri simbolo della nuova Milano.

Palazzo Marino, voci di crisi

Nel centrosinistra prevale, almeno per ora, la linea della compattezza. Ma l’opposizione incalza, chiedendo chiarezza sui legami tra urbanistica e politica. E nel frattempo, le chat rese pubbliche tra Sala e l’architetto Stefano Boeri, altra figura centrale nell’inchiesta, sul progetto Cadorna – con il sindaco che commenta “non possono spuntare torri dal nulla” – gettano altra benzina su un fuoco già rovente.

L’inchiesta è ancora in fase preliminare, ma già minaccia di riscrivere l’agenda politica milanese, e forse di ridisegnare il volto della città che più di tutte in Italia si è identificata con l’idea di modernizzazione urbanistica e rigenerazione architettonica. Un volto, ora, incrinato da una rete di amicizie, incarichi e favori che i magistrati stanno cercando di portare alla luce.