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Cronaca

Garlasco, nuove analisi sul DNA e nuovi sospetti: spunta la pista di Michele Bertani

Il caso Garlasco si riapre, il DNA trovato nel 2007 porta ora a Michele Bertani, amico di Alberto Stasi, morto suicida nel 2017

Il giallo di Garlasco, a quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, torna prepotentemente sotto i riflettori. Un nuovo tassello si aggiunge all’inchiesta parallela aperta dalla procura di Pavia dopo l’esame dei reperti rimasti finora inutilizzati.

Carabinieri fuori dalla villetta dei Poggi durante un sopralluogo sul luogo del delitto di Chiara Poggi – Credits ANSA (Milano.CityRumors.it)

Sul portone della villetta di via Pascoli, dove Chiara fu uccisa il 13 agosto 2007, sarebbe stata rilevata una traccia genetica riconducibile a Michele Bertani, amico intimo di Alberto Stasi e morto suicida nel 2017.

Garlasco, anche il Dna di Bertani sulla scena del delitto

Secondo quanto trapelato dalle indagini, e in attesa di conferme ufficiali da parte della Procura, il nome di Michele Bertani sarebbe emerso nel corso delle nuove analisi genetiche disposte dalla procura su impulso della difesa di Stasi. Il DNA sarebbe stato rinvenuto su un punto esterno del portone della villetta dei Poggi. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe riaprire scenari rimasti in ombra per anni: Bertani, già ascoltato a più riprese nelle fasi iniziali dell’inchiesta, non era mai stato iscritto nel registro degli indagati.

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Il dato genetico sarebbe stato incrociato con un campione biologico ottenuto dai familiari di Bertani. Gli esperti incaricati dal tribunale avrebbero riscontrato un’alta compatibilità, aprendo ora a un ventaglio di ipotesi investigative che comprendono anche un possibile coinvolgimento del giovane nei fatti di quella mattina d’estate.

Garlasco, il suicidio di Bertani del 2017 e il legame con Stasi

Bertani si tolse la vita nel 2017, impiccandosi nel suo appartamento a Milano. Aveva 36 anni e da tempo soffriva di depressione. Ai tempi dell’omicidio di Chiara, era uno degli amici più stretti di Stasi e frequentava abitualmente Garlasco. Non risultano però dichiarazioni o comportamenti sospetti emersi all’epoca che potessero giustificare un suo coinvolgimento diretto.

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Il suo nome è però tornato d’attualità nei mesi scorsi, quando il consulente della difesa di Stasi, il genetista Emiliano Giardina, ha esaminato alcune tracce rimaste inutilizzate e ha identificato una possibile compatibilità genetica con il profilo di Bertani. Da qui la richiesta di comparazione, eseguita ora dalla procura con l’autorizzazione dei familiari del defunto.

Gli sviluppi della procura

Secondo quanto riferito da fonti giudiziarie, l’obiettivo della procura non è tanto quello di riaprire il processo a Stasi quanto di verificare se sia esistito un eventuale complice, come ipotizzato dalla sentenza definitiva che condanna Alberto Stasi a 16 anni. La presenza del DNA di Bertani sul portone non è di per sé una prova di colpevolezza, ma rappresenta un indizio che necessita di essere approfondito, soprattutto per comprendere in quali circostanze possa essere finito lì.

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La procura non esclude neppure che la traccia genetica possa essere il frutto di un contatto avvenuto in precedenza rispetto al delitto, magari in contesti di frequentazione amicale. Tuttavia, il fatto che emerga solo oggi e che non sia mai stato rilevato prima alimenta le perplessità e il sospetto che qualcosa, all’epoca, possa essere sfuggito agli inquirenti.

Le prossime mosse degli inquirenti

Le analisi genetiche continueranno nei prossimi giorni, e non si esclude che possano essere esaminati altri reperti con lo stesso approccio. Il caso, mai davvero sopito, continua a generare domande e inquietudini. La famiglia Poggi, tramite il proprio legale, ha espresso massima fiducia nella magistratura e nella possibilità che la verità possa emergere in tutta la sua complessità.

Intanto, dalla difesa di Stasi filtra cauto ottimismo: “Questo è un passo importante. Speriamo che possa contribuire a fare piena luce sulla vicenda”, ha dichiarato uno dei legali. Ma per ora nessuna pista viene esclusa. Il nome di Michele Bertani, dal 2017 fuori dai radar, torna ora al centro di un’inchiesta che continua a cercare risposte a un enigma irrisolto da quasi due decenni.